Giovedì, 06 Novembre 2014 10:23

L'Egitto dichiara la Buffer Zone a Gaza: "Una questione di sicurezza nazionale"

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Continuano gli approfondimenti e i contributi per NewsTown di Jacopo Intini sulla questione palestinese. Dopo aver scritto della "coda" dell'operazione Margine protettivo, di cui tutti i maggiori media mainstream sembrano essersi già dimenticati, il giovane studioso aquilano si concentra sulla buffer zone dichiarata dall'Egitto a Gaza. Buona lettura.

di Jacopo Intini - Risulta essere sempre più instabile la situazione nell’area del Sinai e questo non va a vantaggio degli abitanti della Striscia di Gaza e del futuro del valico di Rafah (confine con l’Egitto). Il generale Abdel Fattah Al-Sisi, attuale presidente egiziano, impone lo stato di allerta e un coprifuoco notturno di tre mesi dopo che venerdì 24 ottobre un triplice attentato ad una postazione di controllo nell’area di Skaykh Zawid (nord del Sinai), ha tolto la vita a 30 soldati delle milizie egiziane ferendone altri 28. L’azione, ben congeniata dal punto di vista militare, non è ancora stata rivendicata da alcuna fazione islamica, anche se un’indagine prodotta dal giornale filo governativo egiziano El Watan la ricondurrebbe al gruppo Ansar Beyt al Maqdes, affiliato allo Stato Islamico.

Non tarda, intanto, la risposta del gen. Al-Sisi che accusa senza remore i movimenti affiliati ai Fratelli Musulmani (di cui Hamas rappresenta uno degli ultimi focolai) dichiarati fuori legge a partire dalla destituzione di Mohammed Morsi nel 2013 e additati come i presunti addestratori del gruppo all’interno della Striscia di Gaza. Il movimento islamico, principale attore politico nelle elezioni post Mubarak, ha subito diffuso un comunicato in cui si è dichiarato estraneo all’attacco ribadendo la propria natura pacifica e non violenta. Intanto un appello lanciato dai "jihadisti" dell’ISIS incita il mondo arabo a sostenere la creazione di uno Stato Islamico incolpando i tradizionali movimenti islamici, in particolar modo quello dei Fratelli Musulmani, di aver abbandonato la strada della Sha’aria e di essere destinati per questo a "umiliazione e carcere".

A seguito degli attacchi è stato registrato un drastico fall down dell’economia egiziana e un repentino peggioramento delle condizioni interne del Paese, già da settimane alle prese con le rivolte anti-governative studentesche. La Cairo University e l'Al-Azhar University nei giorni scorsi sono state teatro di duri scontri tra gli studenti e le forze di polizia egiziane al termine dei quali sono stati circa una settantina gli arresti e 22 le vittime, tra cui anche un bambino di 7 anni. Dall’inizio dell’anno accademico, l’11 ottobre scorso, le forze di sicurezza egiziane hanno fatto irruzione in ben cinque atenei, arrestando almeno 180 studenti e militarizzando gli istituti. Scene che ricordano le mobilitazioni di Piazza Tahrir contro Mubarak nel 2011, oggi represse da una dura legge "anti-protesta" che da circa un anno soffoca la libertà d’espressione e alimenta la spinta rivoluzionaria egiziana.

Intanto polvere e detriti lungo il valico di Rafah, dove dal lato egiziano sono state evacuate circa 1500 famiglie al fine di costruire una Buffer Zone, zona cuscinetto, tra la Striscia di Gaza e i confini egiziani del Sinai. Sembrano nuovi bombardamenti e fino ad ora circa 800 abitazioni sono state demolite. Il pugno di ferro di Al-Sisi si manifesta a suon di esplosioni, convinto del coinvolgimento e della complicità dei palestinesi gazawi negli ultimi attentati. L'area, già in costruzione, si snoderà per 13 chilometri con una profondità di 500 metri dal confine, isolando maggiormente la popolazione della Striscia da tempo vittima di una drammatica crisi umanitaria. I valichi, aperti solo saltuariamente, rappresentano per circa 2 milioni di cittadini palestinesi l’unica finestra sul mondo esterno da cui le autorità egiziane ed israeliane controllano e amministrano il passaggio di persone, aiuti e beni di prima necessità.

Potrebbe essere un ulteriore colpo di grazia per i palestinesi che, da quanto si legge dall’agenzia di stampa Nena News, "ritengono che l’Egitto stia ingigantendo queste accuse per coprire il fallimento delle operazioni militari in corso da oltre un anno nel Sinai". Già in Agosto l’autorità egiziana aveva utilizzato un attacco contro un convoglio militare nel Sinai come pretesto per dare il via ad una campagna di distruzione di circa 120 tunnel al confine (Reuters). Il Consiglio di Sicurezza egiziano afferma che i lavori termineranno entro l’anno. Intanto, oltre a quello di Rafah, anche i valichi di Erez e Kerem Shalom sul confine israeliano sono chiusi a tempo indeterminato, eccezion fatta per gli aiuti umanitari.

Situazione alquanto delicata che certamente non favorisce i negoziati al Cairo tra Hamas e Israele, rinviati a data da destinarsi. Dopo la pacificazione tra il movimento islamico e Fatah e con la nascita del governo di unità nazionale, nulla sembrava potesse essere più di intralcio nella gestione degli accordi e sempre più vicina sembrava la speranza per la costituzione di uno Stato palestinese, anche in virtù dei riconoscimenti europei. Ma gli ultimi attentati nel Sinai aumentano la diffidenza politica e rendono i rapporti tra Hamas e l’Egitto sempre più instabili, nonostante sembrassero ormai notevolmente migliorati. Ora è crisi, soprattutto per Gaza già alle prese con una ricostruzione difficile che potrebbe subire in questo modo un ulteriore rallentamento.

 

Ultima modifica il Giovedì, 06 Novembre 2014 10:35

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