"Registro pressioni costanti nei miei confronti, da parte di tanti pezzi di città". E' la dichiarazione rilasciata a old.news-town.it dal consigliere regionale del Partito Democratico Pierpaolo Pietrucci, a proposito della possibile candidatura a sindaco dell'Aquila in vista delle elezioni della primavera 2017. Pietrucci qualche avance politica l'ha sicuramente ricevuta. Si è forse sbilanciato troppo quando, intervistato ieri sera da LaQTv, si è spinto ad affermare che L'Aquila lo vuole sindaco.
Quel che è certo è che il suo nome è tra quelli più quotati, e nelle ultime settimane un'intervista rilasciata a Il Messaggero ha fatto trasparire una sorta di auto-investitura. In fin dei conti, i possibili candidati si contano sulle dita di una mano, ed escludendo l'attuale primo cittadino Massimo Cialente (al termine della sua seconda legislatura), rimangono gli altri due pezzi della triade, Giovanni Lolli e Stefania Pezzopane, oltre a Stefano Palumbo e Americo Di Benedetto.
Con Pezzopane non gradita ai quadri medi del partito, e comunque indirizzata ad un eventuale prosieguo in Parlamento, l'attuale vice presidente della Giunta regionale continua ad essere il favorito. Sarebbe di gran tutela all'unità del partito che ha governato la città nell'ultimo decennio, e fungerebbe da collante anche con la parte più a sinistra della coalizione, che sembrerebbe - almeno nelle intenzioni attuali - non voler partecipare alle primarie del centrosinistra, riservandosi un futuro apparentamento al secondo turno.
Lolli sarebbe un primo cittadino della vecchia guardia, sicuramente più prudente e diplomatico di Cialente, ma comunque imponente dal punto di vista della personalità: "Il nuovo sindaco - afferma a sostegno Pietrucci - deve incarnare lo spirito battagliero di Cialente. Perché, come sto dimostrando con il mio agire politico in Consiglio regionale, vengono prima L'Aquila e le aree interne, e poi il Pd e il resto del mondo".
Per questo, al momento, sembra non troppo praticabile l'ipotesi di dimissioni da consigliere dell'Emiciclo del 40enne cresciuto nell'Alta Valle dell'Aterno, che nel caso di elezione a Palazzo Fibbioni lascerebbe il suo seggio a Giovanni D'Amico, marsicano e collega di partito. Ma "se mi si dovesse chiedere, non potrei tirarmi indietro, perché vivo la politica come servizio", precisa.
Ad ogni modo, Pietrucci vuole il vento del rinnovamento, come quello soffiato due anni fa e che l'ha portato, in pochi mesi, a raccogliere oltre 7mila voti e ad entrare di prepotenza nella ristretta cabina di regia del Partito Democratico aquilano.
Ora l'ex capo di gabinetto di Cialente - cacciato non senza strascichi dal primo cittadino in una caldissima estate di tre anni fa - vuole allargare quella cabina: "Questa fase della ricostruzione della città deve escludere personalismi, ci vuole un progetto politico che al contrario valorizzi un lavoro di squadra. Alla base di tutto ci deve essere un ragionamento collettivo, per il bene della città e del suo territorio. Dovremo allargare anche ad elementi importanti, come il capogruppo del Pd in Consiglio Stefano Palumbo, o il presidente di Gran Sasso Acqua Americo Di Benedetto".
Di Benedetto: il commercialista - tra i pochissimi renziani della prima ora all'Aquila - più di due anni fa aveva confessato ai nostri microfoni di non disdegnare una sua candidatura a sindaco. E' stato successivamente eclissato dall'ipotesi Lolli, e dal raffreddamento nei suoi confronti da parte degli alleati a sinistra, ma l'idea non è mai tramontata. Il suo nome, come tutti gli altri, saliranno e scenderanno nell'estenuante borsino pre-elettorale, in base al risultato referendario del 4 dicembre.
Solo dopo, i dirigenti del Pd aquilano - ma anche di quello regionale e nazionale (dopo il terremoto L'Aquila è tutt'altro che piazza provinciale, nel contesto politico) - tenteranno di farsi strada nell'impasse degli ultimi mesi.