E' finita con un nulla di fatto. Intorno alle 20, dopo quasi quattro ore di discussione, la maggioranza ha fatto mancare in assise consiliare il numero legale al momento dell'approvazione di una mozione bipartisan che impegnava la Giunta "ad attivarsi presso gli altri enti interessati, promuovendo formali incontri, per valutare ogni opportunità, nei limiti di legge e in tutela degli enti, al fine di ritirare l'autorizzazione alla centrale a biomasse di Bazzano".
Eppure, è successo di tutto: l'assessore Alfredo Moroni ha provato a negare qualsiasi coinvolgimento dell'amministrazione, il sindaco Massimo Cialente - dopo aver ammesso di firmare documenti senza neanche averli letti - ha abbandonato l'assise consiliare, i vertici della Futuris aquilana hanno minacciato di portare tutti in Procura, fino alla decisione dei consiglieri di maggioranza di non votare una mozione che avevano contribuito a scrivere. Il motivo? Non era gradita al primo cittadino.
Proviamo a fare un pò di ordine. Su richiesta dei consiglieri di opposizione, e sull'onda delle proteste dei comitati spontanei che in poche settimane hanno raccolto più di 4mila firme, il Consiglio comunale ha discusso nel pomeriggio di ieri della "realizzazione della centrale termoelettrica a biomasse nel nucleo industriale di Bazzano". Tra il pubblico, alcuni cittadini che indossavano magliette bianche a comporre la scritta "No biomasse".
La parola è andata subito ai comitati: il portavoce, l'architetto Antonio Perrotti, ha ricordato le criticità del progetto firmato dalla Futuris. "Il progetto della centrale è nient'affatto definito, è ancora un progetto di massima", ha sottolineato. "L'Autorizzazione Unica Regionale, onnicomprensiva di tutte le competenze, esaustiva di tutti i procedimenti e che dovrebbe avere carattere di esecutività, è viziata". Come già denunciato qualche giorno fa in conferenza stampa, Perrotti ha siegato che la centrale consta di tre fasi: "il legnatico, la centrale dove il combusto viene bruciato e, a valle, il teleriscaldamento. Ora, le biomasse non ci sono: la Regione Abruzzo ha approvato 14 centrali che abbisognano di legnatico per oltre 1milione di tonnellate l'anno. I piani di assestamento forestale a livello regionale, però, parlano di 90mila-120mila tonnellate disponibili. E' plausibile, dunque, pensare che si andranno a bruciare rifiuti solidi-urbani trasformando le centrali, di fatto, in 14 inceneritori. Non c'è, inoltre, alcun progetto di teleriscaldamento anche se la normativa regionale imporrebbe di recuperare il massimo dell'energia prodotta".
Non si è fatta attendere la risposta della 'Futuris aquilana': "Il nostro progetto è assolutamente legittimo, normato da leggi europee e italiane che incentivano la produzione di energia rinnovabile", ha sottolineato Antonio Nidoli. "Abbiamo ottenuto le autorizzazioni, legittimamente, seguendo scrupolosamente le leggi italiane. La regione ha indetto una conferenza di servizi con 23 enti, tra gli altri il Comune dell'Aquila, che hanno espresso parere favorevole alla centrale senza alcuna preclusione. Il progetto nasce nel 2007, con l'allora presidente della Provincia Stefania Pezzopane che ci commissionò uno studio per verificare l'esistenza di biomasse a fini energetici. Abbiamo speso anni di lavoro per realizzare la centrale, seguendo iter autorizzativi molto severi". Poi, la stoccata ai comitati: "C'è stata una criminalizzazione della nostra attività. Non è questa la sede per discutere della legittimità del progetto: c'è un ricorso al Tar che attendiamo molto fiduciosi. Siamo sicuri di aver rispettato tutte le regole. Anzi, sono i comitati con le impugnative ad adiuvadum a sostegno del ricorso presentato da alcuni cittadini di Monticchio che stanno tentando di rimandare il verdetto per prendere tempo".
Probabilmente, i vertici della Futuris si aspettavano il sostegno dell'amministrazione. E invece, Alfredo Moroni ha negato qualsiasi coinvolgimento: non c'è stata alcuna decisione politica, ha sostenuto l'Assessore, solo dei pareri tecnici favoreli espressi dai dirigenti del Comune. "Non nego una certa disattenzione politica dovuta, non vuole essere però una giustificazione, al drammatico periodo seguito al sisma del 6 aprile", ha dichiarato in aula. "Il Consiglio comunale, però, già nel 2010, votò all'unanimità un ordine del giorno che impegnava la Giunta a ripercorrere l'iter autorizzativo per capire se c'erano delle possibilità di intervento politico per bloccare la realizzazione della centrale". In altre parole, il settore urbanistica e il settore ambientale avevano espresso parere tecnico favorevole senza condividere la decisione con l'indirizzo politico: "Tutto legittimo, per carità", ha chiarito Moroni, "la competenza tecnica spetta, infatti, ai dirigenti". L'amministrazione, però, avrebbe provato ad intervenire politicamente, senza successo.
Cosa fare, dunque? "Condivido la posizione di chi si oppone alle biomasse", la risposta di Moroni. "Ci sarebbe un appiglio: la Futuris ha deciso di ridurre la potenza dell'impianto, da 5.5 megawatt a 4.9. Ora, per la Regione si tratta di una modifica non sostanziale rispetto all'autorizzazione unica concessa. Il Comune, però, ha richiesto alla propria avvocatura di valutare l'esistenza di eventuali motivi di impugnativa che permetterebbero di convocare una nuova conferenza dei servizi".
Peccato che nel frattempo, nel luglio 2013, il Comune dell'Aquila abbia confermato il parere tecnico positivo. A ricordarlo all'assessore, palesemente in difficoltà, il consigliere di Appello per L'Aquila, Ettore Di Cesare, che ha voluto ripercorrere le tappe della vicenda: "Nel maggio 2009 arriva la richiesta di autorizzazione, con un perfetto tempismo della Futuris visto che eravamo ad un mese dal terremoto", ricorda. "Sono seguite due conferenze di servizi, nell'ottobre del 2009 e nel maggio 2010: il Comune ha fornito tre pareri positivi, del settore pianificazione, del settore ambiente, e del sindaco Cialente come massima autorità cittadina sulle problematiche igienico-sanitari. Il 22 settembre 2010, la Futuris ha organizzato un incontro pubblico, nell'auditorium di Confindustria, alla presenza del presidente della Provincia Antonio Del Corvo, del sindaco Cialente e dell'assessore Moroni che, nel comunicato diffuso dalla società e mai smentito, si diceva entusiasta del progetto".
"Successivamente", continua Di Cesare, "la società ha chiesto una modifica per ridurre la potenza dell'impianto, così da ottenere maggiori incentivi. Era necessario un nuovo parere del Comune dell'Aquila che, nonostante le proteste dei cittadini, nel luglio scorso, ha confermato di non avere nulla in contrario alla realizzazione della centrale". Difficile immaginare che l'assessore Moroni e il sindaco Cialente siano davvero rimasti all'oscuro di tutto. Difficile capire come mai, se erano contrari alla centrale, abbiano partecipato ad una conferenza stampa della Futuris: "La centrale a biomasse, a Bazzano, non si può più costruire", ha incalzato Di Cesare.
"Di fatto, la zona non è più un nucleo industriale. Ci sono abitazioni, uffici, biblioteche, persino il tribunale. E la legge impone che le centrali siano realizzate solo in zone industriali. Dunque, se davvero il Sindaco è contrario alle biomasse, dovrebbe sospendere in autotutela il parere favorevole igienico-sanitario per consentire ulteriori verifiche".
Una posizione condivisa anche dal consigliere Guido Liris: "E' l'unico modo per cambiare le carte in tavola. I tecnici, all'epoca, non potevano che dare parere favorevole in rapporto ai valori soglia di riferimento. Negli anni, però, le condizioni sono profondamente cambiate: il nucleo industriale si è fortemente antropizzato, è aumentato l'inquinamento da polveri sottili per gli abbattimenti e anche il traffico è assai più intenso vista la delocalizzazione abitativa di migliaia di cittadini. Considerando anche gli ultimi studi dell'Università che denunciano come sia stata probabilmente sottostimata l'azione inquinante della centrale, il Sindaco ha la possibilità di appellarsi al Decreto Legge 152 del 2006 che permette di modificare i pareri tecnici se le condizioni date si sono, nel tempo, modificate. Se davvero si vuol bloccare il progetto, è l'unico modo che abbiamo".
E' a questo punto che, sollecitato, il sindaco, Massimo Cialente prende la parola a difesa dell'operato della sua amministrazione e, in particolare, dell'assessore Moroni. Richiama il regolamente del Tuel, il testo unico degli enti locali, sottolineando che le scelte tecniche sono in capo ai dirigenti e che molti atti, compresa l'autorizzazione igienico sanitaria da lui stesso firmata, vengono approvate senza troppi controlli. Il parere spetta alla Asl, al Sindaco niente di più che prenderne atto. Poi, sbotta contro i consiglieri di opposizione accusandoli di parlare solo per strappare gli applausi del pubblico e abbandona l'assise. Non prima di aver lanciato un chiaro messaggio alla maggioranza: l'ordine del giorno, che Daniele Ferella e Ali Salem hanno nel frattempo faticosamente preparato, non può essere firmato. Proprio perché non si può tornare indietro sul parere igienico sanitario: Cialente, in altre parole, avrebbe firmato quanto dichiarato dalla Asl senza neanche averlo letto e valutato. Ignaro lui, ignaro Moroni.
E' così che salta il banco: i consiglieri di maggioranza, come da indicazione, decidono di non votare l'ordine del giorno che avevano contribuito a scrivere e fanno mancare il numero legale. Giochi finiti e discussione rimandata.
Resta la rabbia dei vertici della Futuris. A NewsTown, Antonio Nidoli non nasconde la "profonda preoccupazione per quanto accaduto in assise. Un atto molto grave e illegittimo dell'amministrazione che, in sede di autorizzazione, secondo le norme e le leggi italiane, ha dato il via libera alla nostra centrale e adesso, dopo che qualche comitato del 'No a prescindere' ha alzato la voce, si preoccupa del prossimo appuntamento elettorale. E' inverosimile, però, che ci siano dei politici che accusano propri tecnici per aver espresso dei pareri legati a normative. Scaricando qualsiasi responsabilità. Anche se sono stati i politici stessi ad avallare tutte le fasi del progetto".
Un vero e proprio atto d'accusa: "E' dal 2007 che lavoriamo a questa centrale, chiamati dalla Pezzopane. Con il sindaco e l'assessore Moroni ne abbiamo parlato spesso, prima e dopo il terremoto. Ricordo un convegno a Strinella 88 organizzato nel luglio del 2009 e poi la conferenza stampa di presentazione della centrale, ricordata in aula, con l'assessore Moroni che dichiarava che avrebbe messo la mano sul fuoco sul progetto per averlo seguito dall'inizio. Oggi invece, per tutelarsi in vista delle regionali, dichiarano di non saperne nulla e scaricano la colpa sui tecnici. E' vergognoso. Tireremo fuori tutte le carte: se il Consiglio dovesse assumere decisioni illegittime, procederemo in tutte le sedi competenti per tutelare i nostri interessi". L'atmosfera è bollente, insomma. Staremo a vedere cosa accadrà nelle prossime settimane.