Cento giorni alle elezioni amministrative di primavera e, a L'Aquila, i 'giochi' per le candidature non sono ancora fatti, a destra come a sinistra, figurarsi i programmi che pure andrebbero sottoposti ai cittadini al voto. A memoria, non si ricorda una tale impasse arrivati a metà febbraio. Tra l'altro, le vicende locali si intrecciano 'pericolosamente' con il piano nazionale e, a Roma, le cose non vanno certo meglio.
Qui, centrodestra
Iniziamo dal centrodestra. In queste ore, si è manifestata la 'spaccatura' tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, un'insofferenza umana prima ancora che politica; su Repubblica, il leader di Forza Italia ha definito Salvini uno "sbruffoncello", uno "che non è destinato fare il premier", ribadendo che "votare oggi sarebbe da irresponsabili". In realtà, Berlusconi sta aspettando che la Corte europea di Strasburgo si pronunci sul ricorso avverso la legge Severino che l'ha messo fuori gioco e, dunque, spera si possa arrivare a fine legislatura così da avere tempo, magari, di sedere al tavolo che dovrà riscrivere la legge elettorale, "in senso proporzionale" l'auspicio del leader di Forza Italia. Al contrario, Salvini preme per elezioni anticipate e ha 'annunciato' primarie per l'8 e il 9 aprile: Giorgia Meloni è d'accordo, in partita ci sarebbe anche Raffaele Fitto. Insomma, "le strade si sono divise nei fatti" ha sottolineato l'europarlamentare.
Eppure, ai livelli locali Forza Italia, Noi con Salvini e Fratelli d'Italia stanno lavorando a percorsi comuni; in Lombardia, in particolare, con un milione e mezzo di cittadini al voto in 133 comuni: le segreterie regionali stanno componendo insieme il puzzle delle candidature, anche in base a sondaggi d'opinione ed hanno già raggiunto l'accordo su Monza (il candidato sarà di Forza Italia), Lodi (qui, si correrà per la Lega) e Como. Accordo raggiunto anche in Piemonte, ad Alessandria, Asti e Cuneo; persino a Genova, con la regia del governatore Giovanni Toti, forzisti e salviniani potrebbero presentarsi insieme. D'altra parte, Salvini - in un'intervista al Corriere della Sera - ha chiarito che per le amministrative "le alleanze saranno decise Comune per Comune: ma un conto è l'accordo locale - ha ribadito - un altro è quello nazionale".
Non ci sono preclusioni, insomma; non ci sarebbero neanche su L'Aquila, dunque: tuttavia, la spaccatura tra Forza Italia e Noi con Salvini, in città, si fa sempre più marcata, col 'rischio' che il centrodestra possa davvero 'correre' diviso.
Come anticipato nei giorni scorsi, i 'forzisti' hanno messo sul tavolo la candidatura di Guido Quintino Liris. Ieri mattina, è apparso persino uno 'striscione', sul ponte di via Roma: "Guido Liris uno di noi" c'era scritto, con la firma 'difendiAmoLaq', riconducibile ai giovani di Forza Italia; una sorta di dichiarazione d'amore, nel giorno di San Valentino. In realtà, il capogruppo forzista avrebbe preso tempo, anche e soprattutto per sondare la volontà di partiti e movimenti a trovare unità intorno al suo progetto politico.
E in questo senso, un primo tentativo di mediazione è stato intavolato: nei giorni scorsi, Vito Domenici - regista politico della discesa in campo di Liris - ha incontrato nei suoi uffici i 'salviniani', con la mediazione di Giorgio De Matteis che si sarebbe espresso favorevolmente sulla candidatura del capogruppo forzista in Consiglio comunale. I 'margini' di manovra, però, sono strettissimi: Ncs ha lanciato, mesi fa, l'idea di primarie, con la discesa in campo di Luigi D'Eramo annunciata da Matteo Salvini sul palco di Pontida, ed oggi un passo indietro sarebbe 'difficile' da spiegare, considerato pure che a livello nazionale - come detto - si va verso primarie d'aprile. Se è vero, poi, che ai piani locali non ci sarebbero preclusioni particolari su un possibile accordo, è vero anche che i 'salvianini' non intendono farsi 'dettare' il nome da Domenici - vogliono le primarie, l'hanno ribadito - e temono che, dietro la candidatura di Liris, si siano ricomposti 'altri equilibri'.
Insomma, è difficile che il 'cerchio' possa chiudersi e non va sottovalutato, tra l'altro, il nervosismo manifestato da Giancarlo Silveri. In questo senso, Forza Italia ha provato a rassicurare l'ex manager Asl: nelle prossime settimane, si terrà l'atteso sondaggio telefonico, già annunciato per il mese di dicembre e poi rimandato; verranno testati i nomi in campo: Silveri appunto, Liris (l'uomo forte di Forza Italia) e Biondi (il nome di Fratelli d'Italia). Così, verrà individuato il candidato sindaco della coalizione di centrodestra, se coalizione, infine, sarà.
Qui, centrosinistra
In seno al centrosinistra, le cose non vanno affatto meglio. Anche qui, i livelli nazionali si intrecciano 'pericolosamente' con le strategie locali.
Il Partito Democratico sta implodendo: domenica prossima, l'assemblea prenderà atto delle dimissioni da segretario di Matteo Renzi che tira dritto sul congresso, da fissare tra aprile e maggio; fino ad allora, a 'reggere' il partito sarà Matteo Orfini. Una 'mezza' apertura alle minoranze che, tuttavia, non l'hanno colta; anzi, Enrico Rossi, Michele Emiliano e Roberto Speranza - i tre candidati alternativi alla segreteria - in una nota congiunta hanno dato appuntamento alla minoranza per sabato sera, in un teatro romano, ribadendo che le loro richieste "sono rimaste inascoltate" e che la direzione "ha sancito oramai la trasformazione del Partito democratico nel Partito di Renzi, un partito personale e leaderistico che stravolge l'impianto identitario del Pd e il suo pluralismo".
Per evitare la scissione che - hanno ribadito i ministri Dario Franceschini e Graziano Delrio - "sarebbe una tragedia", si starebbe lavorando alla candidatura a segretario del Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che potrebbe tenere dentro il partito le minoranze, in una sfida congressuale con Matteo Renzi. Tuttavia, la sensazione è che la scissione sia già nei fatti, in uno scenario di voto anticipato col proporzionale che favorirebbe, evidentemente, la nascita di partiti a sinistra del Pd.
Difficile si riesca a votare in giugno, in combinato con le amministrative, più probabile le elezioni vengano fissate in ottobre, sta di fatto che il PD aquilano si ritroverà in campagna elettorale con un partito spaccato e un congresso, complicatissimo che, nel frattempo, a Roma, ne ridisegnerà il volto. Con riflessi inevitabili, anche sugli equilibri cittadini.
Equilibri cittadini che sono, di per sé, già precari. Se è vero che la coalizione 'ulivista' pare oramai definita, con Sinistra Italiana che starà nel 'recinto' del centrosinistra classico come altre forze civiche e partitiche, da 'Territorio Collettivo' ai Democratici socialisti passando per l'Italia dei Valori e il Centro democratico fino a Enrico Verini che starebbe lavorando ad una lista - al momento l'unico dubbio è legato a Rifondazione comunista che potrebbe infine 'correre' con una candidatura indipendente - è vero anche che ogni decisione è stata rinviata di qualche settimana,come anticipato a NewsTown dal vice presidente della Giunta regionale, Giovanni Lolli.
"Se ci mettessimo a discutere adesso, come vedo stanno facendo altri, sulla scelta del candidato sindaco con la città che, nel frattempo, si sta smembrando, penso francamente che la gente ci correrebbe dietro", ha sottolineato Lolli che si sarebbe tirato definitivamente indietro dalla corsa alla candidatura, così si apprende, almeno, da fonti vicine al Partito Democratico. Dunque, si potrebbe andare a primarie vere, aperte alla coalizione e con più di un candidato democrat: Pierpaolo Pietrucci, su cui avrebbe deciso di puntare la segreteria, Americo Di Benedetto e, forse, Carlo Benedetti.
Le altre forze in campo
E le altre forze in campo? Come anticipato nei giorni scorsi, i civici che fanno riferimento a Ettore Di Cesare e Vincenzo Vittorini potrebbero ripresentarsi con liste indipendenti e un rinnovato Appello alla città, forti dell'esperienza di vera opposizione in questi cinque anni di legislatura. Difficile immaginare un'interlocuzione con Nicola Trifuoggi, vice sindaco della Giunta Cialente, che, a fine mese, dovrebbe lanciare il suo progetto politico "fuori dai partiti", col sostegno, così si sussurra, di Possibile (d'altra parte, quando Paolo Della Ventura si candidò alla segreteria regionale del Pd, nel gennaio 2015, Trifuoggi fu l'unico a sostenerlo).
Ancora spaccati, infine, gli attivisti aquilani del Movimento 5 Stelle, con i meet up riuniti che proseguono il loro percorso di avvicinamento alle elezioni incontrando la popolazione, alla presenza dell'avvocato Fausto Corti che pare sempre più sensibile alle avances della senatrice Enza Blundo e dell'architetto Antonio Perrotti, riferimenti di 'L'Aquila Beppe Grillo' e 'Comitatus Aquilanus-Periferie Unite'; l'altro meet up, però, 'Amici di Beppe Grillo', resta in disparte e, dopo aver accolto positivamente l'ipotesi di una possibile candidatura di Fabrizio Fiaschetti, giovane avvocato aquilano che collabora col consigliere regionale Pietro Smargiassi, potrebbe porre un veto sul nome di Corti che sarebbe difficile da superare. Col rischio, concreto, che - come accaduto altrove - il Movimento decida di non presentare il simbolo alle amministrative.