Tempo di relazione di fine mandato per il sindaco Massimo Cialente che stamane, in aula consiliare, ha effettuato le dovute comunicazioni in ordine al programma degli ultimi 5 anni di governo cittadino. Il documento può essere scaricato qui; nei prossimi giorni, avremo modo di sviscerarlo, cogliendo gli obettivi raggiunti e quelli mancati.
Stamane, il sindaco uscente ha voluto sottolineare soltanto alcuni degli aspetti più importanti contenuti nell'atto, ascoltato dai consiglieri di maggioranza e dai soli Vincenzo Vittorini ed Angelo Mancini seduti ai banchi delle opposizioni. Ringraziando gli assessori comunali che si sono alternati in 10 anni di amministrazione di centrosinistra, i consiglieri comunali, il segretario Carlo Pirozzolo e i dirigenti, Cialente ha ribadito come la sua amminstrazione abbia dovuto affrontare "questioni che non avevano precedenti: abbiamo percorso strade nuove, sperimentando, con un personale ridotto all'osso: abbiamo 579 dipendenti, pensate che l'assessorato all'agricoltura di Regione Abruzzo ne conta circa 700".
Ci sono ancora criticità da risolvere, ha riconosciuto il primo cittadino - tra le altre, l'impasse al Genio civile, "col rimpallo di responsabilità tra ufficio e tecnici della ricostruzione, oltre a problemi di trasparenza morale dei processi che sono responsabilità del Parlamento che non ha inteso normarli in modo stringente" - ma se L'Aquila ha vinto la sfida della ricostruzione, ha aggiunto, "è per la scelta che avevamo fatto già nel 2008 di darci un piano strategico di sviluppo, a partire dalle vocazioni del territorio, prendendo atto dei punti di forza e debolezza".
Cialente ha ricordato la riunione al Mef del 3 luglio 2009, "quando con l'Ocse gettammo le basi del disegno di città cui abbiamo lavorato in questi anni, e che trova spunto proprio nel piano strategico": i tantissimi atti di Giunta e di Consiglio, persino i provvedimenti di ordinaria amministrazione - ha aggiunto - "sono stati tasselli di un puzzle che ho sempre avuto in testa; non abbiamo mai assunto scelte che non rientrassero perfettamente in un progetto complessivo. E guai se avessimo fatto il contrario: si pensi al Masterplan della Regione, calato dall'alto e poco aderente alla realtà dei territori".
Il sindaco uscente ha rivendicato, poi, l'azione amministrativa "per ricostruire il tessuto sociale: abbiamo fronteggiato condizioni di povertà estrema, ma non c'è cittadino che non abbia trovato un tetto sotto cui dormire, e nessuno è stato lasciato indietro". Ma il discorso è tornato spesso alla visione di città che verrà: "Forse, sto pagando politicamente per i tanti No detti: servivano però, per delineare le politiche di sviluppo che siamo stati capaci di mettere in campo e di cui raccoglieremo i frutti nei prossimi anni: i sottoservizi stanno suscitando interesse internazionale, la fibra arriverà fin dentro gli appartamenti, L'Aquila sarà una delle cinque città dove si sperimenterà il 5G, abbiamo sbloccato anche l'anello in fibra ottica che collegherà le principali strutture pubbliche della città; non è un caso che FCA abbia deciso di sperimentare qui l'auto a guida assistita, che ZTE porterà all'ex Italtel uno dei suoi centri di ricerca sul mondo ICT, non è un caso che la Thales Alenia abbia investito sul territorio, e che lo stesso farà Selex: abbiamo individuato il vento giusto".
E' importante, però, che il Consiglio comunale che verrà si ritrovi su questi temi, l'avvertimento. "Diverse imprese sono interessate ad investire a L'Aquila, consci di un tessuto dall'alto capitale umano: purtroppo, i tempi di realizzazione degli investimenti sono lunghissimi, estenuanti, come per i grandi progetti di recupero della città, e penso al parco di Piazza d'Armi, alla ricostruzione pubblica in generale. E' chiaro che la città dovrà prepararsi ad ospitare i talenti che verrano a studiare all'Università, al GSSI o che troveranno condizioni di lavoro all'INFN, ai Laboratori del Gran Sasso piuttosto che in una delle aziende che si insedieranno: per questo, sarà determinante rendere L'Aquila una città dall'alta qualità della vita, con una rinnovata attenzione alla cultura, all'ambiente, anche in termini turistici, l'altra grande vocazione su cui investire".
Cialente non ha nascosto le sconfitte, "pesantissime", che porterà con sé: "La prima, i tempi: sono incredibilmente lunghi, tutt'oggi insopportabili, colpa di una burocrazia soffocante e, forse, della marginalizzazione che stiamo vivendo a livello regionale", la stoccata. Altra sconfitta è "il mancato sviluppo dell'aeroporto di Preturo a scopi commerciali: la città ha perso una occasione, ha accettato di piegarsi a logiche altre, così il Consiglio comunale e anche pezzi della maggioranza, a seguito di un attacco giornalistico straordinario. Eppure, tra qualche anno l'aeroporto avrà un suo futuro, anche a scopi turistici, e l'affidamento della gestione dei piccoli scali a privati, con bandi pubblici, sarà il destino delle strutture di questo tipo". E poi, la metropolitana: "Lascio la città con le rotaie, i fili e i pali laddove li avevo trovati: ci ho provato, a risolvere l'impasse, ma ho rischiato l'arresto, e per fuoco amico tra l'altro; ringrazio chi ha presentato l'esposto sul tentativo di transazione, però: essendo stato indagato per circa tre anni, ho potuto affrontare un check up completo, e ne vengo fuori pulitissimo. Sulla metropolitana, non so davvero come andrà finire: la questione è affidata alla giustizia civile che ha tempi incompatibili con la vita amministrativa e sociale di una città".
Infine, un'ultima rivendicazione: "Consegniamo a chi verrà dopo di noi, aziende partecipate in salute, coi conti in ordine e avendo chiuso il capitolo vergognoso fatto di tribunali, sentenze, arbitrati e così via; e l'abbiamo fatto senza aver licenziato neppure un dipendente".
Dunque, l'in bocca al lupo al sindaco e al Consiglio comunale che verrà: "Se non dovesse piacergli l'idea di città che abbiamo sviluppato, speriamo almeno che ne abbiano un'altra", le parole del sindaco uscente che ha inteso sottolineare come "il centrosinistra abbia riconosciuto un indubbio valore al lavoro fatto, decidendo di candidare - in varie liste - coloro i quali hanno fatto parte della squadra, a qualsiasi titolo. Vuol dire che i partiti, ed il mio in particolare, hanno riconosciuto un obiettivo valore all'azione di governo: fossimo usciti indeboliti, ci sarebbero stati ben altri ragionamenti".