Sette candidati a sindaco, 24 liste e circa 800 candidati per la carica di consigliere comunale. E' questo il quadro ufficializzato sabato scorso [leggi] in vista delle elezioni amministrative dell'11 giugno all'Aquila.
Per quanto riguarda le centinaia di candidati e candidate ad uno dei 32 seggi in Consiglio, come successo anche nelle precedenti tornate elettorali - e come spesso accade nei comuni con una popolazione superiore a 15mila abitanti - la legge elettorale ha favorito nettamente la quantità rispetto alla qualità. Storture normative che portano a raccogliere quanti più candidati e liste possibili, per avere la meglio almeno nel primo turno.
Sono comunque una minoranza, infatti, i candidati che effettivamente - e fuori dai periodi elettorali - si occupano della cosa pubblica. In altre parole, anche i pochi voti della propria numerosa famiglia, con il sistema vigente, sono fondamentali alle coalizioni. Per questo è importante il numero di candidati e liste, ancor più che competenza e attrattività del candidato (o candidata) sindaco.
La novità di quest'anno è rappresentata dalla doppia preferenza: ogni lista deve necessariamente avere almeno un terzo dei suoi candidati di un genere (siano un terzo uomini o un terzo donne) e, all'interno della stessa lista, si possono esprimere due preferenze, rigorosamente di sesso opposto. Il meccanismo, almeno nelle intenzioni, potrebbe favorire l'ingresso in Consiglio di donne - L'Aquila, con una donna su 32, è il capoluogo di provincia con meno donne in Italia - ma è chiaro ad una prima attenta lettura delle liste che molti "uomini forti", ossia portatori storici di preferenze a prescindere da quali partiti o liste appartengano, faranno "ticket" con diverse donne all'interno della stessa lista, ognuna delle quali porterà il proprio sostanzioso o esiguo bagaglio al candidato "politico".
Non è prevista da tempo la figura del capolista, ma molte liste hanno optato, in sede di presentazione dei candidati all'ufficio elettorale, di inserire come prima della lista la figura più politicamente esposta, o quantomeno quella che si preveda possa incamerare più preferenze. In pochi hanno scelto l'integrale ordine alfabetico. Ne sono esempi Pierluigi Mancini (Democratici e socialisti), Vincenzo Vittorini (L'Aquila che Vogliamo), Roberto Santangelo (L'Aquila Futura) e così via. Strategie comunicative, o anche semplicemente matematiche, dettate dal metodo d'Hondt (l'assegnazione dei seggi) e dall'esigenza di equilibrare o squilibrare le liste all'interno delle coalizioni.
Molte conferme tra i candidati e qualche sorpresa: salta all'occhio la candidatura della dirigente provinciale di Fratelli d'Italia Chiara Mancinelli nelle liste di Forza Italia. L'aspirante consigliera ha probabilmente lasciato spazio nel partito di Giorgia Meloni a nuovi ingressi come Giorgio De Matteis, tra i decani delle elezioni e presentatosi più volte (anche per la carica di sindaco, come cinque anni fa) in diversi schieramenti. Fratelli d'Italia, inoltre, "imbarca" anche le due ex forziste Ersilia Lancia e Carla Mannetti, oltre all'ex consigliere del Nuovo Centrodestra Alessandro Piccinini.
Sempre nel centrodestra trova spazio il giovane Alessio Ciccone, che con il suo "movimento" Prima L'Aquila aveva mesi fa pubblicato sui social network diversi loghi di liste a sostegno della sua candidatura, si era poi successivamente iscritto alle liste del Movimento 5 Stelle, e oggi è candidato con la Rivoluzione Cristiana di Annamaria Bonanni.
Prove di convergenza anche per i civici e Rifondazione comunista, con quest'ultima che sceglie di non andare nella coalizione di centrosinistra, in linea con le tendenze del partito a livello nazionale. La lista L'Aquila Bene Comune - L'Aquila a Sinistra è già nel nome e nella grafica un compromesso tra parte di personaggi rappresentativi di Appello per L'Aquila (Ettore Di Cesare, Giusi Pitari e Roberto Capezzali su tutti) e parte di Rifondazione (Chico Perilli, l'ex assessore Antonio Lattanzi e altri).
Nel centrosinistra diversi sono i "cambi di casacca", almeno per quanti si ritrovavano o si ritrovano in brand di partito tradizionali. Ne è un caso il ticket esplicitato da Emanuela Iorio (nel 2012 tra i Cattolici) e Antonio Nardantonio (allora nei Socialisti) oggi entrambi nella lista del Partito Democratico. Un'accoppiata che potrebbe portare soddisfazioni, mentre i rumors a Villa Gioia parlano già di un avvicindamento tra i due all'assessorato allo Sport, ovviamente in caso di vittoria di Americo Di Benedetto. Sempre nel Pd, poi, trova spazio Fabio Pelini, per anni in Rifondazione comunista, recentemente uscito non senza strascichi polemici.
Mentre non si candideranno nel Pd i due pezzi da novanta Sergio Ianni - nel 2007 candidato con Forza Italia e oggi in Abruzzo Civico - e Antonello Bernardi, che ha scelto L'Aquila Polis di Nicola Trifuoggi.
Discorso a parte per il Movimento 5 Stelle: è probabile che la croce ad un simbolo ormai riconoscibilissimo a livello nazionale - la creatura di Grillo e Casaleggio è una delle due maggiori forze politiche del Paese - possa portare paradossalmente all'entrata in Consiglio comunale di candidati che ricevano anche un numero di preferenze minori rispetto ad altri schieramenti. Nella lista pentastellata l'attesa è per l'ex dirigente regionale Antonio Perrotti e per l'avvocato Fausto Corti.
Nel Riscatto Popolare di sostegno a Giancarlo Silveri sindaco figurano poi l'ex M5S Ennio Molina, e alcuni uomini e donne ritenute vicine all'ex sindaco Enzo Lombardi. Da segnalare, in Casapound, la candidatura di Dino Rossi, esponente del sindacato degli allevatori "Cospa Abruzzo" e balzato agli onori delle cronache negli ultimi anni per le plateali proteste soprattutto contro Equitalia.
Solo 32 degli aspiranti consiglieri si siederanno nella ex palestra della scuola Mazzini a Villa Gioia, oggi sede del Consiglio comunale. Tra gli eletti, naturalmente, bisognerà tener conto anche delle eventuali incompatibilità con il ruolo di tecnico della ricostruzione o presidente di consorzio, previste dalla Legge Barca, che qualche anno fa recepì una proposta dei civici.
Una questione non da poco, nella "città degli aggregati".