Martedì, 06 Giugno 2017 15:14

Progetto Case: le responsabilità di Bertolaso e dell'amministrazione uscente

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Otto anni e un paio di mesi dopo, la campagna elettorale – in questi ultimi giorni – si sta giocando (ancora) sul progetto Case, sul compendio immobiliare costruito a tempo di record a seguito del terremoto del 2009. E non poteva essere altrimenti, considerando che alla vigilia delle amministrative un’intera piastra a Coppito 2 è stata evacuata.

Stamane, Bertolaso ha rilasciato un’intervista al quotidiano‘Il Centro’ sparando a zero sul sindaco uscente Massimo Cialente. “Avvennero due cose fondamentali”, ha sottolineato; “la prima: che Guido Bertolaso si presentò in Consiglio comunale chiarendo che c’erano due alternative nel post terremoto: realizzare i soliti container dei quali abbiamo visto i risultati in Umbria, nelle Marche, nel Belice; oppure, siccome per ricostruire all’Aquila ci sarebbero voluti decenni, proposi di realizzare delle case antisismiche in tempi rapidi”. Bertolaso ha spiegato che fu il sindaco dell’Aquila “a indicare le aree dove realizzare i progetti Case”, che le procedure furono all’insegna della “trasparenza e della totale democrazia”, che il Comune dell’Aquila “si riservò il 30% delle aree individuate per realizzarvi servizi, cosa che sappiamo bene non ha mai fatto”.

Inoltre, ha aggiunto che la Protezione Civile lasciò in eredità “un bel contratto di manutenzione con la Consip, la società dello Stato che si occupa di queste cose. Ebbene, il Comune dell’Aquila non ha mai voluto riconoscere questo contratto e ha deciso che la manutenzione l’avrebbe fatta da solo. Noi, le ragioni non le conosciamo, le possiamo soltanto sospettare”, l’affondo. “Non è mai stata fatta alcuna manutenzione, e quindi un giorno è caduto un balcone, un altro giorno un pilastro si è incrinato”.

Sulle anomalie riscontrate, si è limitato a dire che “ci sta, può essere accaduto, ci mancherebbe altro”. Non è assolutamente vero, invece, che l’Unione Europea – come ventilato da Cialente – potrebbe chiedere indietro i 350 milioni di euro stanziati: “La Commissione Europea ha sempre lodato e approvato tutti i progetti e gli interventi eseguiti a L’Aquila”. Dunque, “se si fa manutenzione” i progetti Case potranno “durare una vita”. Senza manutenzione, “e soprattutto se lo fai apposta per dimostrare che un’operazione splendida funziona male, è ovvio che le cose ad un certo punto si rovinino”, ha sottolineato maliziosamente.

Otto anni e un paio di mesi dopo, sentiamo ancora parlare di “soliti container” come unica possibile alternativa alla realizzazione del progetto Case che, scrive la Corte dei Conti, “non è riuscito a fornire alloggio a tutta la popolazione sfollata prima dell’inverno, si è rilevato immotivatamente costoso ed ha alloggiato troppe poche persone”, con “carenze nella pianificazione del progetto” e senza “economicità d’attuazione”. In effetti, il costo medio degli appartamenti si è attestato a 1648 euro al metro quadro di area abitabile, cui si sono aggiunti 12.445 euro ad appartamento per la fornitura di arredi e complementi e 18.788 ad impianto per il superamento delle barriere architettoniche. Davvero non c’era altra soluzione, meno impattante a livello urbanistico e ambientale e meno costosa? Proprio a L’Aquila, non altrove, i Map stanno svolgendo le stesse funzioni del progetto Case a costi più sostenibili, altro che “soliti container”.

E poi, davvero Bertolaso misconosce ancora i difetti di costruzione di alcune costosissime palazzine del progetto Case (parliamo del 20% del compendio immobiliare, oggi non abitabile) imputando il crollo dei balconi o l’infiltrazione ingente di acqua alla mancata manutenzione? Davvero si può sopportare di spendere milioni per la costruzione di abitazioni che, dopo 8 anni, già mostrano un tale stato di deterioramento? Ci sono perizie a raccontare la verità. Così come ci sono i documenti a chiarire che 5mila dei 7mila isolatori sismici istallati sotto le piastre non sono omologati, e omologabili. E ci sono le inchieste della magistratura; altro che “operazione splendida”, come l’ha definita Bertolaso.

L’ex capo della Protezione civile, e candidato sindaco a Roma per qualche settimana, ha ragione, tuttavia, a sollevare il problema della mancata manutenzione, un dato di fatto così come l’assenza di servizi, è stato pubblicato un bando tempo fa e non se ne è saputo più nulla, e fa bene a ribadire che la Commissione Europea non chiederà indietro i 350 milioni sebbene, ancora la Corte dei Conti, abbia sottolineato come il progetto Case non abbia rispettato “le specifiche disposizioni del regolamento del Fondo di solidarietà dell’Unione Europea perché, tramite il progetto, sono stati costruiti edifici permanenti invece di case provvisorie”.

Eccolo, il nodo: il progetto Case, per come è stato costruito e per le somme spese, si configura come permanente, e non è accettabile, dunque, versi nello stato attuale; altresì, è una eredità pesante per la città, se non si trova il modo di gestirlo in modo efficiente ed efficace.

D’altra parte, l’amministrazione comunale uscente ha le sue responsabilità: detto della mancata manutenzione, non si può sottacere che fu l’amministrazione a decidere di acquisire a patrimonio il progetto Case con oneri totalmente a carico del Comune e senza considerare la possibilità di trattare con maggiore cautela l’acquisizione. Già nel marzo 2010, il dipartimento di Protezione civile aveva inviato una nota al sindaco Massimo Cialente “con lo scopo di preparare il subentro del Comune dell’Aquila nelle attività concernenti il progetto Case” e, su richiesta dell’Ente, il Consorzio Case aveva spedito tutte le documentazioni necessarie al passaggio di consegne. Già nel marzo 2010, insomma, l’amministrazione aveva i documenti necessari ad affrontare e valutare al meglio la difficile procedura d’acquisizione che venne formalizzata due anni dopo, nel settembre 2012. Per due anni, però, non si è fatto nulla, o quasi, fino all’acquisizione approvata in tutta fretta e senza che fossero neppure completati i processi amministrativi di collaudo. Tra l’altro, si scoprì soltanto in seguito che alcune aziende che avevano realizzato gli alloggi erano già fallite, che le associazioni temporanee d’imprese sciolte, e che le polizze fideiussorie non coprivano i danni strutturali.

Non solo. L’amministrazione ha la responsabilità di aver tenuto chiuse in un cassetto le bollette delle utenze fino ai mesi successivi alle elezioni del 2012, creando un buco milionario che ha reso necessario transare il debito accumulato con Enel, coi costi d’interesse connessi e rate mensili che non si riescono a coprire con il recupero delle morosità pregresse.

Eppure, fin dai primi mesi del 2010 il Comune conosceva l’entità delle spese di gestione che era necessario affrontare; in una lettera scritta dall’ingegner Corridore il 24 febbraio 2010, ad esempio, si legge che “stante il breve lasso di tempo rimasto al trasferimento della gestione del patrimonio immobiliare, occorre procedere urgentemente alla stima delle spese da far inserire nelle risorse per la prosecuzione degli interventi". E ancora: "Occorre preventivamente individuare le modalità di versamento delle quote condominiali; il pagamento delle utenze e la gestione delle risorse". Corridore scrisse più volte - al sindaco, all'assessore al bilancio, all'allora segretario generale e al dirigente dei servizi finanziari - sollecitando interventi urgenti per affrontare le problematiche segnalate, senza mai ricevere risposta. Tanto che, in un'altra lettera datata 13 giugno 2011, quasi esasperato, affermò: "Ritengo inutile stilare l'elenco della pregressa corrispondenza cui non è stato mai dato riscontro".

Nelle note redatte da Corridore sono evidenziati chiaramente e già nel dettaglio tutti i costi di gestione presunti (relativi a manutenzione ordinaria e straordinaria, amministrazione parti comuni, pubblica illuminazione e utenze), stimati complessivamente, come riporta una tabella contenuta in una lettera del maggio 2010, in 7 milioni e 600mila euro l'anno.

Non solo. Stando alla documentazione consegnata dalla Protezione civile, già nel 2009, era stato sottoscritto con la Manutencoop un "piano dettagliato degli interventi" connessi alla gestione di Case e Map ed era stato stipulato, con l'Anaci (l'associazione degli amministratori di condominio), una convenzione per dotare il progetto Case di un apposito regolamento di condominio con relative tabelle millesimali per la suddivisone dei costi.

Insomma, le responsabilità sono imputabili alla Protezione civile, braccio armato – all’epoca – del governo Berlusconi, oggi idolatrato dagli esponenti politici del centrodestra nazionale arrivati a L’Aquila per sostenere la candidatura di Pierluigi Biondi, e all’amministrazione comunale di centrosinistra, al governo della città dal 2009 ad oggi. Otto anni e due mesi dopo, servono risposte concrete e proposte condivise per la gestione del compendio immobiliare. Altro che abbattimento delle palazzine: dove andremmo a prendere i soldi? E poi, sarebbe etico considerato che, soltanto pochi anni fa, è stato speso poco più di 1miliardo di euro?

Stamane, l’ex assessore al Bilancio Lelio De Santis che, per un anno, ha detenuto la delega al Progetto Case, ha tenuto una conferenza stampa per spiegare la sua posizione, condivisa – ha detto – col candidato sindaco di centrosinistra Americo Di Benedetto e con le forze della coalizione civico progressista. In sostanza, De Santis ha ribadito che le palazzine inagibili dovranno essere abbattute, “costerebbe di più restaurarle”, e le altre, invece, andranno “funzionalizzate”, con una “manutenzione seria e una contestuale valorizzazione delle piastre”. Dunque, l’invito ai candidati d’ogni schieramento: “Non strumentalizziamo la vicenda del progetto Case, troppo seria, troppo complessa per essere affrontata come si sta facendo in questi giorni di campagna elettorale”, ha sottolineato.

“Abbiamo una infinità di problemi: ad oggi, per esempio, il 40% dei terreni su cui sono state realizzate le new town non hanno ancora l’esproprio definitivo”. De Santis ha ribadito, inoltre, che “l’acquisizione del progetto Case, pure dovuta, poteva essere riflettuta meglio dall’amministrazione”, ed infatti l’allora assessore risultò assente alla riunione di Giunta che formalizzò il procedimento, “ma è anche vero – ha chiarito – che chiunque avrebbe potuto, entro 60 giorni dal decreto di trasferimento deciso dal Governo, opporre ricorso. Non ho sentito nessuno dire mezza parola”. E i dirigenti, “avrebbero potuto vigilare con maggiore attenzione, mettendo l’amministrazione nelle condizioni di poter decidere in modo più informato”. Poi, l’ex assessore – oggi candidato con la lista ‘Cambiare Insieme’ – ha aggiunto che c’è stata “scarsa professionalità nella riscossione delle utenze”, giustificando, però, l’Ente comunale che “non era in grado, e non è ancora in grado, di gestire un patrimonio così imponente. Per molti meno alloggi, l’Ater ha decine di tecnici e professionisti a disposizione”.

Per questo, De Santis ha riproposto l’idea di un global service cui affidare la gestione e valorizzazione del progetto Case, esternalizzando il servizio dunque, avendo destinato alcune new town a scopi precisi: “Coppito come residenza universitaria, Arischia come struttura turistica e così via. Il progetto Case è una polpetta avvelenata che, tuttavia, se ben gestito può diventare una risorsa. Noi, come centrosinistra abbiamo una ricetta spendibile: altri, non so”.

 

Le posizioni dei candidati a Sindaco

Americo Di Benedetto: "Il simbolo della nostra tragedia dovrà essere anche lo strumento della nostra rinascita. Il progetto C.A.S.E. è un patrimonio immobiliare che il Comune può e deve valorizzare, anche effettuando una valutazione tecnica della qualità degli edifici. Occorre valutare l’ipotesi dell’abbattimento selettivo di alcune piastre. Si lavorerà alla creazione di strumenti migliorativi della gestione del progetto C.A.S.E., allo scopo di coinvolgere tutti i soggetti presenti sul territorio, la popolazione delle frazioni che ospitano le piastre e gli abitanti di esso. La creazione di nuove forme di gestione dovrà instaurare sistemi di valorizzazione dell’artigianato locale, anche traendo degli utili da reinvestire nella manutenzione del territorio".

Pierluigi Biondi: "A seguito del sisma 2009 il Comune ha un patrimonio immobiliare costituito dal progetto C.a.s.e. e dagli immobili oggetto di riacquisto equivalente. Uno dei problemi che la prossima amministrazione dovrà affrontare è proprio l’utilizzo e la gestione di questo enorme patrimonio. La prima azione dovrà essere quella di compiere una ricognizione della situazione debitoria del Comune collegata al progetto C.a.s.e. al fine di ridurre l’impatto negativo sulla utilizzazione dell’avanzo di gestione del Comune, che ad oggi è impiegato per i debiti contratti per la mancata riscossione di bollette e canoni di locazione. La gestione e l’utilizzazione futura del complesso dovranno essere argomento di discussione con il governo nazionale per ricontrattare le modalità attraverso le quali gli insediamenti sono stati inopinatamente acquisiti al patrimonio comunale. Per una porzione del progetto C.a.s.e. si sperimenterà il mutuo sociale rivolto agli aquilani che non hanno possibilità di accesso al credito".

Carla Cimoroni: "Il progetto Case, se è vero che ha dato riparo a una parte degli sfollati del 2009, ha rappresentato una scelta scellerata per la presente e futura struttura urbanistica della città; l'amministrazione ha gran parte delle colpe, avendo ereditato a scatola chiusa quasi cinquemila alloggi e trascurato la manutenzione, generando una confusione su utenze e canoni inaudita". Ora, Cimoroni propone uno studio approfondito delle condizioni in cui versano le strutture, "selezionando gli alloggi integri e quelli abbattibili, in base anche all'esigenza di "ricucire le aree Case nella pianificazione urbanistica della città, ed in base a potenziali funzioni, ad esempio, come l'uso turistico o per gli studenti universitari".

 

Ultima modifica il Mercoledì, 07 Giugno 2017 15:24

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