“Con questi ritmi la ricostruzione della città terminerà nel 2035, questi tempi non sono compatibili con la vita della nostra comunità”, è questo l'allarme del sindaco Massimo Cialente, risuonato forte tra le mura della sede del Pd aquilano stamane, in occasione della conferenza stampa convocata per rilanciare una nuova mobilitazione cittadina sui fondi per la ricostruzione.
Già da giorni il primo cittadino, assieme ai maggiori esponenti democrat del capoluogo, punta il dito sulla Legge di Stabilità che a breve sarà approvata in Parlamento, all'interno della quale non ci sarebbero le risorse necessarie a portare avanti il cronoprogramma presentato e approvato dal Governo Monti. Per questo il Partito Democratico ha chiamato alla mobilitazione cittadina, perché “tutto quello che abbiamo avuto finora, l'abbiamo ottenuto facendo casino”, come fa notare l'ex deputato Giovanni Lolli.
Bandiere neroverdi al posto di quelle tricolori del Pd e ritiro della candidatura alla guida provinciale del partito da parte del segretario cittadino Stefano Albano: sono queste le prime due azioni 'di protesta' messe in campo per attrarre l'attenzione della dirigenza nazionale sui fondi per la ricostruzione del territorio aquilano. Al termine dell'incontro, infatti, i giovani democratici hanno riposto le bandiere del proprio partito e hanno issato quelle neroverdi, che hanno contraddistinto le tante manifestazioni degli scorsi anni. Poco importa delle polemiche, tutte interne al Pd, che vedono la senatrice Stefania Pezzopane accusata di aver pressato lo stesso Albano al ritiro della candidatura a vantaggio del segretario uscente Mario Mazzetti. Albano e Pezzopane siedono allo stesso tavolo. E' quantomeno percepibile una certa unità di intenti nel voler contrastare un unico titanico avversario: Roma. E lo dimostrano anche le parole del giovane segretario: “Quello delle bandiere non è solo un mero gesto simbolico, viene prima la città e poi il partito”.
“Necessitiamo di 3,2 miliardi per ricostruire i nostri territori” esordisce Giovanni Lolli “ma con questa Finanziaria siamo lontani anni luce da queste cifre. 1,2 miliardi sono per la ricostruzione privata, ma non ci sono fondi per quella pubblica: monumenti, case popolari e sottoservizi. Se non ci mobiliteremo non si otterrà nulla”. Lolli annuncia anche l'appoggio da parte dei tre sindacati confederali: “Cgil, Cisl e Uil inseriranno il problema aquilano nella loro piattaforma nazionale, ci sarà anche uno sciopero nazionale per L'Aquila”. L'ex deputato, tra i più attivi in questi anni, è sempre in prima linea quando si tratta di battere cassa ai palazzi romani, e a chi evidenzia le contraddizioni di un partito che annuncia la mobilitazione contro un governo di cui esso stesso è maggioranza e anima, Lolli risponde così: “Ci siamo sempre battuti per la città, e lo facciamo anche ora che governa il Pd, senza dimenticare che dell'esecutivo fanno parte anche Pdl e Scelta Civica, che spero metteranno in scena le stesse azioni di protesta”.
“Abbiamo già predisposto un emendamento, che sarà presentato nei primi giorni di novembre, in cui si indica il reperimento delle risorse necessarie, suggerite dal Sindaco e dai responsabili degli Uffici, attraverso accise e fondi di bilancio”, dichiara la senatrice Stefania Pezzopane “ma ci muoveremo anche nei confronti del nostro partito, inviando alla segreteria nazionale e ai candidati delle primarie un documento”.
Ieri a Fossa il sottosegretario Giovanni Legnini ha annunciato l'arrivo di altri 600 milioni, che farebbero salire i finanziamenti a 1,8 miliardi nel prossimo quadriennio: “Ne siamo lieti” commenta Cialente “ma i 600 milioni saranno spalmati in tre anni, dal 2017 al 2019. Il cronoprogramma stabilisce il termine dei lavori per il 2022, ma con questi ritmi e questi fondi arriveremo al 2035”. Tempi non compatibili con la sopravvivenza della comunità aquilana, dicevamo. Il problema è far tornare L'Aquila un problema nazionale: “L'Aquila sarà il luogo dal quale dovrà partire il monito al Paese – dichiara il primo cittadino – questa partita la sta giocando tutta la città. Verranno i sindaci della Val di Susa all'Aquila, per ribadire al Paese che non è giusto spendere miliardi di euro per il Tav o per gli aerei F35 e non finanziare la ricostruzione del nostro territorio”. L'arrivo delle autorità valsusine nel capoluogo abruzzese è in riferimento alla proposta di 3e32 di veicolare i fondi dell'alta velocità alla ricostruzione.
Un Cialente scatenato come di consueto, che sul finale non risparmia i candidati alle primarie del Pd: “Come è noto non sono entusiasta di nessuno dei candidati – afferma – ma non pensassero di venire qui durante la campagna per le primarie a dire che L'Aquila è una priorità nazionale, perché già lo sappiamo. Devono dirci dove e come vogliono trovare i soldi per L'Aquila e noi valuteremo”.
Non è chiaro in cosa consisterà questa 'mobilitazione generale'. Probabilmente un quadro più esaustivo uscirà dall'assemblea lanciata dal Pd alla cittadinanza per lunedì 18, alle ore 17. Per ora Albano si è ritirato dalla candidatura alla guida provinciale del partito, e le bandiere sono state ammainate. Tutte azioni di protesta interne al partito stesso, la cui dirigenza nazionale sembra essere sempre più distante da quella locale e dalle istanze della comunità aquilana. Una comunità che continua ad affrontare le difficoltà quotidiane della ricostruzione delle proprie abitazioni: “Domani pubblicheremo il sesto elenco dei contributi, subito dopo sospenderemo l'erogazione degli stessi per mancanza dei fondi. Noi approviamo i progetti, ma non possiamo finanziarli” dichiara Cialente.
Al di là di ogni considerazione sull'operato dell'amministrazione comunale, delle 'mobilitazioni a orologeria' che vengono lanciate periodicamente e dei problemi di partito, è chiaro dalla bozza della Legge di Stabilità che la ricostruzione non rappresenta un problema nazionale. L'Aquila non è una priorità per il Paese, e non lo diventerà fino al giorno in cui la sua comunità non farà sentire forte la propria voce.