Dopo il partecipato incontro dello scorso 20 novembre presso l'Auditorium del Parco, "Porta Barete" è arrivata in seconda Commissione consiliare. Una commissione in sono stati ascoltati cittadini, qualche associazione e una rappresentanza di quello che ha preso il nome di movimento dei 39, cioè di quei 39 tra intellettuali e professori (tra cui il professor Fabio Redi), che hanno firmato l'appello per realizzare il progetto fortemente voluto da Monsignor Antonini (e che hanno presentato il video che vi proponiamo).
Progetto di riqualificazione su cui la maggioranza comunale è decisa ad andare avanti nonostante una situazione progettuale ancora indefinita.
Come? Proprio durante la commissione è stata resa nota una nuova mossa dell'amministrazione: un ordine del giorno firmato da dodici consiglieri - tra cui quelli di minoranza Daniele(Udc) e Verini(Fli) - che si discuterà quasi certamente come punto unico in un Consiglio speciale sull'argomento.
Si può leggere nell'ODG: "Fermo restando il diritto dei cittadini di rientrare nelle proprie abitazioni nel più breve tempo possibile, si ritiene necessario la riapertura di Porta Barete procedendo attraverso: l'eliminazione totale del terrapieno ottocentesco e borbonico di Via Roma, compresi l'arco di Santa Croce e il ponte su Via Vicentini; la riapertura al passaggio pubico della fortificazione antemurale dell'ex Porta Barete mediante riapertura dell'antiporta trecentesca, oggi tamponata subito dopo il Ponte,e rimozione della risega in cemento armato sotto il ponte medesimo, che nasconde il resto murario originario del fronte Ovest dell'antemurale in parola.
Partecipazione terminata dunque, con accelerata per eliminare il terrapieno di Via Roma, diventato un vero e proprio empasse, ma con il riconoscimento che procedere alle sostituzioni edilizie è impossibile perché, in primo luogo, non contemplato giuridicamente dalle norme formulate per la ricostruzione salvo consenso dei cittadini proprietari.
Consenso che, va ricordato, non c'è stato né poteva esserci viste come sono andate le cose: i cittadini interessati infatti hanno saputo di Porta Barete solo attraverso la propaganda sul progetto diffusa dai media la scorsa estate.
"Porta Barete", nata a partire dal progetto più ampio di riqualificazione delle mura, è però diventata nel frattempo anche una metafora sulla ricostruzione. Superato il "Com'era dov'era" ci si è iniziati ad interrogare su concetti come il "bello", la "funzionalità urbana" e la "filologia storica". Ma appena il livello di discussione e d'informazione si è elevato -portando ad ampliare la partecipazione sull'idea più generale di Monsigno Antonini - l'amministrazione ha deciso di accelerare, mostrando la volontà di arrivare presto ad una delibera consiliare che, anche se con qualche mozione, sarà molto probabilmente approvata.
D'altronde che il terrapieno era in procinto di essere eliminato era evidente dallo stato in cui è stato ridotto e lasciato (passarci con l'auto fa paura), e dalla sospensione dei lavori comunicata dalla Giunta alla ditta che si sta occupando di metterlo in sicurezza nell'ambito dei lavori sulla viabilità in corso in tutta l'area.
Quello che di conseguenza lascia perplessi è proprio la viabilità futura senza terrapieno e quindi senza la Via Roma della parte bassa. L'unico accesso alla parte alta rimarrebbe infatti la stretta e ripida Via dei Marsi, ma non è chiaro allora se nella parte alta, Via Roma, rimarrebbe comunque aperta al traffico o meno.
"Il progetto in corso di Viale Corrado IV non ha idee di sbocco per Via Roma. Ne conseguirà un congestionamento di tutto il traffico, dalla statale 17 all'80, compreso il Viale della stazione e Via XX settembre" ha obiettato durante la commissione il professor Antonello Salvatori il progettista del civico 207 di Via Roma (quello della sventata sostituzione edilizia) e molto attivo su tutta la questione di "Porta Barete".
Molto duro il giudizio su tutta la vicenda dell'ex candidato sindaco e attuale consigliere di minoranza, il professor Pierlugi Propersi: "Su Porta Barete l'iter precedutale - ha sostenuto l'urbanista che contribuì come tecnico nel 75' alla stesura dell'attuale PRG - è confuso e privo dei fondamentali principi che dovrebbero sovrintendere agli atti amministrativi come la responsabilità, la competenza e l' adeguatezza. A questo si sta sovrapponendo un processo farlocco composto da falsa partecipazione, mancanza di informazioni, inadeguatezza tecnica preoccupante. In sostanza con la presentazione dell'Odg si vuole portare in consiglio una decisione già formulata senza riflessione in termini disciplinare e di formazione".
"Se si vuole procedere nell'interesse comune - ha continuato Properzi - i problemi vanno ben posti, qui invece si producono i problemi e poi non si sa risolverli. Non si prevede più Via Roma e allora si avvia lo sbancamento della terra e poi in un processo di soluzioni indotte si arriva alla proposta dei consiglieri. E' un modo invertito di affrontare la situazione non quello giusto per la riqualificazione delle mura urbiche".
Il consigliere ne fa sopratutto una questione di competenza ("devono essere specifiche e plurali") e si dice meravigliato dai 39 intellettuali firmatari che "sostengono esattamente la proposta che i consiglieri hanno oggi stipulato senza aver valutato le questioni della storia dell'arte e dell'archeologia". Durante lo scorso incontro la sovrintendenza, attraverso l'intervento del Direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici Fabrizio Magani (invitato ma assente in Commissione), aveva sminuito il senso storico, artistico e archeologico dell'operazione insinuando dei dubbi sulla realizzazione settecentesca dell'arco dell'antiporta, ossia ciò che rimane di "Porta Barete".
Dal canto suo, l'assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano ha rivendicato il diritto-dovere di un'amministrazione comunale di "proporre la riqualificazione di spazi pubblici" ammettendo il totale ripensamento per quanto riguarda le sostituzioni edilizie che d'altronde non sono previste in nessun'altra area affianco le mura urbiche dove, come per Via Roma 207, si sta già ricostruendo.
"Santa Croce - ha riepilogato Di Stefano - è stata posta tra le aree a breve dal commissionario alla ricostruzione mentre noi invece abbiamo insistito da subito affinché su quell'area ci fosse più attenzione possibile. Il terrapieno inoltre - ha continuato Di Stefano - ha subìto già delle trasformazioni ed oggi la parte iniziale di Via Roma è un residuo. Non abbiamo progetti ma idee- ha infine spiegato l'assessore - proprio per confrontarci prima di fare progetti".
Il consigliere di L'Aquila che Vogliamo Vincenzo Vittorini ha invece voluto sottolineare come il terrapieno sia importante anche come via di fuga, e quindi per la sicurezza dei quartieri di San Pietro e San Domenico.
Insomma più di un dubbio, sia nel merito del progetto che metodologico, sta accompagnando quello che finora è stato il primo dei temi uscito fuori sull'idea di ricostruzione dell'area del centro storico.