In questi giorni confusi si accavallano e si contraddicono le voci di un possibile ritiro delle dimissioni da parte del sindaco Massimo Cialente. Il primo cittadino dimissionario ci sta pensando, come ha ribadito nella lunga intervista rilasciata a NewsTown. Il ritiro delle dimissioni potrebbe essere annunciato già durante una conferenza stampa di mercoledì, come ha sottolineato la vicesindaca Betty Leone al termine della riunione di maggioranza tenuta in comune stamane.
E' chiaro, dunque, che sul tam tam ritiro sì / ritiro no abbiano assunto in questi giorni un ruolo fondamentale la stampa – locale e nazionale – l'opinione pubblica sui social network e nelle piazze e, inevitabilmente, le dichiarazioni ai media dei principali attori politici.
E a proposito di attori politici, in questi giorni il presidente del consiglio comunale Carlo Benedetti si è fatto sentire molto, sul social network Facebook e sulla stampa. "Io non prendo ordini dai movimenti civici – ha dichiarato stamane – Capisco che alcuni palcoscenici siano diventati insufficienti per qualcuno, per carenza di pubblico, ma convocherò il consiglio quando io lo riterrò più opportuno. Quando qualcun altro vincerà le elezioni e avrà la sventura di esercitare questo ruolo deciderà autonomamente. Fino a quando sarò presidente, deciderò io se e quando convocare un consiglio comunale straordinario".
Le dichiarazioni dell'esponente democrat, ex Pdci e avvocato (difende anche il vicesindaco Roberto Riga nell'inchiesta Do ut des), hanno preceduto una sua nota stampa: "Tengo a precisare – afferma Benedetti – che, sulla base di un parere ufficiale emesso dalla Prefettura, ai sensi dell’articolo 53 del Testo unico degli enti locali (Tuel), il passaggio consiliare non è ritenuto necessario e vincolante ai fini della decorrenza dei 20 giorni che la legge prevede per la validazione delle dimissioni del sindaco e il conseguente scioglimento del Consiglio. Un parere che, peraltro, mi vede in parziale dissenso, ma al quale debbo necessariamente attenermi". Una precisazione, in merito alle polemiche dei giorni scorsi, che tende a sottolineare la non obbligatorietà (per legge) della convocazione del consiglio nei venti giorni che intercorrono tra le dimissioni del sindaco e la conferma delle stesse.
Non è chiaro però il passaggio in cui Benedetti afferma che deve necessariamente attenersi al parere della Prefettura. In altre parole, Benedetti dice che deve necessariamente attenersi a un parere che, tuttavia, non vincola obblighi. E' invece chiarissimo, al contrario, che la convocazione del consiglio comunale straordinario non è affatto legata agli obblighi di leggi e regolamenti. Ma è una questione politica.
Benedetti, infatti, in questi giorni non ha lesinato parole forti nei riguardi dei cittadini autoconvocati nelle assemblee, tenute in Piazza Duomo, sabato scorso e in quello precedente. il presidente, nei mille commenti che in queste ore vengono scritti e letti su Facebook, arriva a definire i cittadini "Fasciocarriolanti". Un insulto legittimo, per carità. Ma anche molto evidente, soprattutto se pronunciato da un personaggio che, prima ancora che essere un esponente politico della maggioranza al governo, è il presidente dell'organo sovrano e rappresentativo della città.
Il presidente, infatti, rappresenta tutto il consiglio comunale ed ha il compito primario di tutelare i diritti e le prerogative dei consiglieri, garantendo l'esercizio effettivo delle loro funzioni e curando l'osservanza e la corretta interpretazione del regolamento comunale. Insomma, in una logica di democrazia rappresentativa, il presidente del consiglio comunale – soprattutto nei momenti di crisi – è garante di tutti i consiglieri e, di conseguenza, di tutta la cittadinanza che in quel consiglio è rappresentata ed espressa.
Il numero uno dell'assise consiliare, inoltre, è obbligato a convocare un consiglio comunale straordinario, entro venti giorni dalla richiesta, quando lo richiedano un quinto dei consiglieri. Nel caso del consiglio comunale aquilano, la richiesta deve essere firmata da sette consiglieri. Dall'8 gennaio scorso, giorno degli arresti, i consiglieri di opposizione hanno depositato la richiesta di un consiglio comunale straordinario? Parrebbe di no. Una richiesta è stata scritta un paio di giorni dopo gli arresti, alla vigilia delle dimissioni del Sindaco, dal consigliere dell'Udc Raffaele Daniele, ma poi non sarebbe mai stata depositata. Se confermata, questa mancanza da parte dei consiglieri di opposizione, squalificherebbe anche le parole degli stessi quando – alla stampa o nelle piazze – invocano a gran voce un consiglio comunale straordinario.
Ad ogni modo, che derivi da una convocazione di Benedetti o da una richiesta vincolante dell'opposizione, in questi giorni di crisi politica che sta vivendo L'Aquila l'assenza dell'assemblea più importante della nostra comunità si è fatta sentire. Un'assenza dalla quale non si è potuto sottrarre lo stesso Benedetti che, nella nota di cui sopra, sottolinea che la convocazione non è un atto dovuto ma rileva tuttavia che, sotto richiesta dei gruppi consiliari di maggioranza, è adeguato convocare un consiglio. Non c'è ancora una data, ma il consiglio potrebbe essere chiamato per la prossima settimana. A meno che Cialente non ritiri le dimissioni mercoledì, come appare altamente probabile dalle parole di Leone.
Perché Benedetti è così restìo alla convocazione del consiglio che presiede? Considerando il ruolo fortemente politico (e partitico) assunto dal presidente in questi giorni, verrebbe da pensare a un timore per una eventuale protesta da parte dei cittadini. Inoltre, l'assenza di convocazione, contribuirebbe al paradigma della "paralisi amministrativa" che in questi giorni l'amministrazione propugna con tanta veemenza.
Insomma, il presidente del consiglio comunale esce dal suo ruolo e intraprende una battaglia politica di parte. Contestualmente, l'opposizione fa tutto tranne che l'opposizione. Nel frattempo, a quasi due settimane dalla crisi che sta vivendo l'amministrazione comunale, l'unica cosa che regna sovrana in città è la confusione.