Un Consiglio comunale aperto sui problemi del centro storico dell'Aquila: a chiederlo è Massimo Cialente, sindaco del capoluogo fino al maggio 2017, ad un mese dal decennale del terremoto del 6 aprile 2009. "Veranno organizzate manifestazioni e spettacoli culturali: ben vengano", le parole di Cialente; "ma una riflessione sui problemi ancora da risolvere? La 'riabilitazione del centro storico' è la questione oggi più importante per il recupero dell'identità dell'intero comprensorio".
Cialente ne è convinto: "il ruolo del centro storico era quello di nucleo vitale dell'intero comitatus: se non torna ad essere vissuto, non potremo mai dire di aver ricostruito L'Aquila. Notizie di stampa ci dicono che si stanno facendo passi indietro, con attività commerciali che chiudono e tornano in periferia. Perché sta accadendo?".
Tante le difficoltà lamentate: "Sono ancora in corso i lavori e la realizzazione dei sottoservizi procede lentamente; i residenti non tornano, anche per assenza di attività commerciali e parcheggi riservati; le attività commerciali non tornano perché i prezzi degli affitti sono altissimi e non ci sono uffici e residenti; inoltre, manca un vero piano parcheggi e di mobilità specifica; gli uffici non rientrano sia perché la ricostruzione pubblica è al palo, sia perché nessuno più li 'spinge a rientrare'". Un cane che si morde la coda.
Per aprire un dibattito, Cialente ha ripercorso i ragionamenti che la sua amministrazione aveva provato a mettere in campo. Siamo sul finire del 2015: "eravamo dinanzi ad un circolo vizioso: i residenti e i cittadini non rientravano perché mancavano servizi e attività commerciali, i commercianti non rientravano perché mancavano i residenti e gli uffici, attrattori di utenti, che non tornavano in centro storico perché le loro sedi ancora non venivano ricostruite e nessuno gli indicava transitorie sistemazioni da 'città virtuale". Come si provò ad intervenire? "Inventammo 'Fare centro': dei tre attori del circolo vizioso, si potevano 'aggredire' solo i commercianti e i professionisti, invogliandoli a rientrare o a scegliere di collocarsi, anche con nuove attività, qualunque fossero, nel cuore della città. Molti contestano che sia stato dato il finanziamento a professionisti, bar, pub, e così via: io credo che chiunque torni in centro, nel suo piccolo, faccia da attrattore". Ci si rese subito conto, però, che con 'Fare centro' si sarebbe corso il rischio di alimentare una pesante speculazione da parte dei proprietari di negozi o studi: "Per questo, dopo lunghe trattative, arrivammo ad un accordo con le associazioni dei proprietari, che prevedeva pigioni inizialmente calmierate, con progressione negli anni. Quando si avvia una riabilitazione motoria il paziente non comincia correndo la maratona, ma con modeste passeggiate. Il concetto era simile. Di questo accordo, sul quale avrebbe dovuto vigilare il Comune, non si hanno più notizie".
Cialente racconta di essere andato a parlare personalmente con tanti commercianti, professionisti e ristoratori storici: "non rientrano perché sono state chieste loro cifre spaventose. Poiché questi locali sono stati ricostruiti con i soldi pubblici, ed è interesse dello Stato e del Comune che tornino ad essere utilizzati, se fossi ancora sindaco proporrei d'attuare quanto da me già valutato: aumentare al massimo tutte le tasse possibili a chi mantiene sfitti i locali o gli appartamenti, ridurle drasticamente per almeno 5 anni a chi li affitta secondo l'accordo allora sottoscritto".
La politica - sostiene Cialente - deve fare scelte di indirizzo, "anche coraggiose e non facili da far digerire ai cittadini".
In questo senso, l'ex sindaco del capoluogo è convinto sia necessario affrontare anche la spinosa questione dei parcheggi. E' di questi giorni la notizia dell'avvio delle procedure per la risoluzione del contratto con la M&P Parcheggi che gestisce il mega parcheggio al terminal di Collemaggio e, fino al terremoto, oltre mille stalli a pagamento dislocati tra centro e periferia. La società è indebitata col Comune dell'Aquila per 1 milione e 700 mila euro circa.
"Il mega parcheggio è fondamentale per la rinascita del centro storico: con l'allora vice sindaco Nicola Trifuoggi, stante il debito maturato dalla società, avevamo deciso di rinnovare la convenzione per altri 10 anni in cambio dei soldi dovuti e della gestione degli stalli e del tapis roulant che li collega a Piazza Duomo (costa 10mila euro al mese di gestione). Per mantenerlo, però, era necessario ripristinare i parcheggi a pagamento in città: dunque, prima con delibera 471 del novembre 2016 e poi con delibera 179 dell'aprile 2017, a valle di uno studio approfondito, individuammo gli stalli da mettere a pagamento in alcune aree del centro storico e altre zone particolarmente trafficate della prima periferia. Avevamo immaginato, altresì, l'istituzione di alcune aree verdi destinate al parcheggio dei residenti - in attesa degli stalli interrati pertinenziali, e c'erano due project financing pronti su piazzale Pischedda (San Bernardino) e a San Silvestro - erano state individuate zone pedonali, atri stalli dovevano ruotare a disco orario così da favorire i commercianti".
Non solo. "Era stata completamente finanziata, grazie al lavoro dell'allora assessore Pietro Di Stefano e del presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio, la realizzazione di un ascensore che avrebbe dovuto collegare il mega parcheggio con viale Rendina, laddove insistevano gli uffici dell'Inps, a servizio della villa Comunale e del Consiglio regionale. La Soprintendenza non avrebbe potuto bloccare l'opera: ricordo che Perugia ha scale mobili dentro la rocca. Si preoccupassero piuttosto delle automobili parcheggiate davanti le Basiliche e le Chiese. Altra iniziativa che avevamo assunto, l'accordo con Prefettura, Università e altri uffici tornati in centro affinché i dipendenti potessero parcheggiare al terminal ad un prezzo calmierato, 30 euro al mese".
Insomma, sul tavolo c'era un'idea per risolvere, almeno in parte, la questione parcheggi, considerato che gli stalli a Collemaggio sono 625. Tuttavia, "in campagna elettorale il centrodestra si era battuto contro l'idea dei parcheggi a pagamento e, dunque, appena insediati hanno bloccato tutto. Lo ripeto, però: a volte si debbono assumere decisioni scomode. E l'unico modo per aiutare il commercio in centro storico è restituire una parvenza di normalità che passa, anche, dai parcheggi a pagamento, come in qualsiasi altra città del mondo. Oggi non si capisce dove parcheggiare, non c'è un disegno sulla viabilità in centro storico: perché non si obbligano gli operai a parcheggiare al terminal di Collemaggio, rilasciando pass ai soli mezzi per il carico e lo scarico a servizio dei cantieri?".
Come detto, si è arrivati alla rottura tra Comune e M&P Parcheggi anche perché, svela Cialente, la proposta avanzata dal Comune è stata considerata irricevibile, non consentendo - così afferma la società - di coprire le spese per la gestione del terminal, del tapis roulant e degli stalli in centro: "hanno proposto che i primi 30 minuti nel parcheggio di Collemaggio fossero gratis, poi a salire fino a 50 centesimi l'ora, 2 euro e 50 per l'intera giornata. Non sta in piedi. In città, avevano lasciato soltanto 420 posti a pagamento, a 50 centesimi l'ora, con alcune scelte bizzarre: per esempio, il parcheggio per i camper in via Strinella a 5 euro al giorno, sebbene non vi siano servizi. E ancora: metà parcheggio di Acquasanta a pagamento, l'altra metà degli stalli gratuiti. Ulteriori 79 posti a pagamento alla rotatoria di piazza d'Armi, 121 al campo di atletica, 45 in via Castello, col disco orario su viale Gran Sasso con sosta di massimo 15 minuti: a chi volesse acquistare qualcosa dai commercianti del centro storico, basterebbe un quarto d'ora? Non credo. E' una follia. Non c'è alcun disegno. Per dire: i parcheggi di scambio - Acquasanta piuttosto che piazza d'Armi - dovrebbero essere gratis: anzi, andrebbero collegati con i bus elettrici acquistati dalla Regione con il centro storico. Per chi intende parcheggiare nel centro della città, invece, stalli a pagamento o col disco orario, con alcune zone riservate ai residenti e altre completamente pedonali, e penso per esempio a piazza Palazzo".
Questa la proposta di Cialente.
Che aggiunge: "infine, vanno riportati in centro storico gli uffici pubblici, il prima possibile. L'atto di tradimento più brutto del post terremoto è la decisione delle Poste di vendere l'edificio in Piazza Duomo; nessuno ha tradito la città, soltanto Poste Italiane e su pressione di alte gerarchie ecclesiastiche. Da sindaco, avevo obbligato le Poste a tornare in centro storico: spazi adeguati ce ne sono, era in piedi una trattativa per riportare gli uffici in via Verdi. Non se ne è fatto più nulla. Perché? Tra l'altro, per motivi di sicurezza l'ufficio delle Poste non potrebbe stare in via della Crocetta. E allora, il sindaco dovrebbe mobilitarsi per costringerli a tornare in centro".
A quanto dichiarato da Pierluigi Biondi mesi fa, alcuni uffici comunali dovrebbe essere trasferiti in viale Rendina, proprio nei locali che fino a qualche tempo fa ospitavano l'Inps. "Bene, se è vero che lì verranno spostati gli uffici che, ad oggi, sono in via Avezzano, allora si potrebbero trasferire i settori che in questo momento sono in via Rocco Carabba nei locali della ex Standa. Così, tornerebbero in centro storico almeno 1500 persone, per 6 o 7 anni, in attesa di realizzare la sede unica comunale. Bisogna parlare con i diversi ministeri, convincerli a riportare gli uffici in centro storico, nei palazzi recuperati".