Mercoledì, 05 Febbraio 2014 13:21

Chiodi pronto per la ricandidatura con il placet di Berlusconi

di 
WebTv Regione Abruzzo

"Restituitemi la dignità". Parole di Gianni Chiodi, che stamane - all'indomani dell'interrogatorio dinanzi ai sostituti Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli, titolari dell'inchiesta sulla Rimborsopoli d'Abruzzo - ha convocato una conferenza stampa per raccontare le sue verità. "Voglio dire agli abruzzesi che non c'è accusa più infamante di essere considerato una persona che fa la cresta sui rimborsi. Non c'è. Dunque, su questo punto spero di aver chiarito tutto e spero anche che di questa cosa la Procura possa tener conto".

Il presidente della Regione Abruzzo non ha nascosto che l'inchiesta che lo vede indagato ha creato "un problema politico serio, ma possiamo essere fieri del lavoro svolto", ha sottolineato. Annunciando di essere pronto alla ricandidatura alla presidenza: "Ho sentito Berlusconi e non ho alcun dubbio sul fatto che sia io il candidato di centrodestra. Noi siamo pronti ad affrontare la campagna elettorale. Pronti a fare una campagna che dica quelle che sono le cose fatte in Abruzzo e ciò di cui l’Abruzzo ha bisogno".

"Confido nella intelligenza degli abruzzesi", ha incalzato. "Siamo un gruppo di persone che ha cercato di lavorare molto bene per l'Abruzzo e io ho dato anima e cuore, e tutta la mia capacità di lavoro".

Nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Pescara, oltre al governatore, sono indagati il presidente del Consiglio, Nazario Pagano, e 23 politici tra assessori e consiglieri. Le accuse, a vario titolo, sono di peculato, truffa e falso ideologico.

"Credo - ha aggiunto Chiodi - che non ci sono delle cose che devono essere chiarite, nel senso che deve essere reperita solo altra documentazione". Il presidente ha reso noto che ammontano a 29 mila euro le spese che - a dire dei magistrati - non avrebbero giustificazioni contabili. Ha ribadito, però, di non aver mai omesso nulla e che spesso, invece, ha rinunciato ad ottenere i rimborsi 'pure dovuti'. "Vengono contestate 184 missioni, di cui 164 a Roma e le altre in Italia e all'estero, perché sono indicate "con una generica dicitura di incontro istituzionale. Una pratica consolidata da 20-30 anni".

Il governatore ha inoltre sottolineato che le missioni all'estero e in Italia "sono state facilmente ricostruite", si sta procedendo con quelle di Roma "che al 99% sono relative a missioni istituzionali o di rappresentanza correlate alle mie quattro cariche", nei quattro anni oggetto dell'inchiesta. "Per le spese di rappresentanza nel 2012 avevo un budget di 50mila euro, molto meno di quello che avevano i miei predecessori", incalza. "Alla ragioneria ne ho restituiti 45mila. Nel 2013 stessa dotazione e a fine hanno la restituzione è stata di 47.500 euro. Non ho mai inteso fare alcuna cresta, come è evidente. Su questo punto di vista mi sento sereno, forte, tranquillo e sento di non aver nulla da addebitarmi. Il mio silenzio in questi giorni - ha aggiunto - è stato dovuto al rispetto per la magistratura che era giusto conoscesse le situazioni, ma anche per la necessità di reperire della documentazione che andava vista".

Chiodi ha inteso chiarire la vicenda relativa al biglietto aereo per Washington della moglie che - stando alla Procura di Pescara - avrebbe pagato con fondi regionali. Ha sottolineato che la moglie "sarebbe stata legittimata" ad andare con lui, "con costi a carico della Regione", "perché era invitata con me, come consuetudine in occasioni di rappresentanza di questo livello". Il costo del biglietto in business class è stato di circa 2.800 euro. Si trattava di una riunione "dell'assemblea annuale dell'associazione degli italo americani negli Stati Uniti" e parteciparono anche Hillary Clinton e Nancy Pelosi, che era la terza carica dello Stato. Per l'Italia, c'era anche il capo della polizia Manganelli. Chiodi ha ricordato di essere stato "relatore e ospite d'onore".

All'epoca, il governatore racconta di aver ritenuto "assolutamente inopportuno" che la Regione dovesse sopportare il costo del biglietto della moglie, "pur avendone diritto", per cui decise di pagare di tasca propria e chiese che la fattura della moglie venisse intestata a lui. A dimostrazione delle sue parole, Chiodi avrebbe esibito alla Procura copia della corrispondenza intercorsa tra la sua segreteria e l'agenzia di viaggi per la richiesta dei due biglietti aerei con fatture diverse (cioé una fattura per la Regione per il suo volo e una fattura a suo nome per il volo della moglie), le note contabili della Regione, la copia del bonifico bancario dal suo conto personale a favore dell'agenzia per pagare il biglietto della moglie, la documentazione che attesta l'avvenuto incasso da parte dell'agenzia del bonifico effettuato dal suo conto corrente, sempre per il biglietto della moglie. "Forse - ha chiarito - quando l'agenzia ha agganciato il pagamento avvenuto con carta di credito, lo ha agganciato a quello di mia moglie mentre il mio bonifico personale é stato agganciato al mio biglietto". 

Il presidente della Regione Abruzzo ha fornito, inoltre, la sua versione dei fatti in merito alle accuse che gli vengono rivolte sul pernottamento nella stanza 114 con l'Hotel Sole, a Roma, in compagnia di Letizia Marinelli che, qualche tempo dopo, sarebbe stata nominata Consigliera di parità. "Sono accusato di aver indotto in errore, con artifici e raggiri, i funzionari della Regione, esibendo la ricevuta e omettendo di specificare l'utilizzo della camera con un'altra persona", ha spiegato. "Ho trasmesso agli uffici competenti della Regione la ricevuta fiscale dell'Hotel Sole attestante inequivocabilmente il soggiorno di due persone. Sulla fattura c'è scritto "pax due", cioé due persone, quindi non ci sono stati artifici e raggiri per ottenere un rimborso indebito, anche se solo in parte. Che non ci siano stati artifici e raggiri per indurre in errore i funzionari si rileva anche dal conteggio della tassa di soggiorno, per due persone. Quindi - ha osservato - gli uffici regionali erano stati posti nella condizione di conoscere la circostanza della presenza della seconda persona".

Chiodi non si è sottratto dal parlare anche degli aspetti personali della vicenda che lo ha travolto, pur chiedendo ai giornalisti di avere 'una considerazione particolare'. "Per quanto riguarda le questioni che non attengono a vicende giudiziarie - ha sottolineato - voglio chiarire subito che gli aspetti personali hanno diritto di essere chiariti ai cittadini se hanno riflessi sul mio comportamento istituzionale. E a questi aspetti non mi sono sottratto. Qualcuno dice che ho commesso un errore, che ho fatto una ingenuità. Ma io sono fatto così. Si possono fare degli errori, l'importante è ammetterli. Su questi aspetti - ripeto - non mi sono sottratto chiarendo che non hanno mai influito sulla mia attività istituzionale. Per esempio mi riferisco alla nomina della Consigliera di parità. Bene, io su questo sono molto contento che la Procura abbia aperto un fascicolo perché indipendentemente da quello che dico io, mi si può credere o meno, da parte mia non c'è stata alcuna influenza che potesse determinare un favoritismo. E questo saranno i magistrati ad accertarlo".

Così, il governatore ha svelato ai giornalisti che la Procura di Pescara ha aperto un'inchiesta anche sull'affaire Marinelli, sugli incarichi a lei affidati dalla Regione - "il mio rapporto personale con lei non ha nulla a che vedere con le mie scelte da pubblico amministratore" - e sul posto di lavoro assegnato alla sorella della donna nella segreteria dell’assessore regionale al Personale, Federica Carpineta. "E’ discrezionale, ma è nella facoltà dell’assessore. Le segreterie degli assessori - ha spiegato - da sempre, in tutte le Regioni, hanno diritto ad avere uno staff politico di fiducia per il tempo di durata della carica di assessore».

 

 

Ultima modifica il Giovedì, 06 Febbraio 2014 00:03

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