Giovedì, 06 Febbraio 2014 00:04

Oggi il Consiglio comunale, ad un mese dalla bufera di 'Do ut Des'. Le proteste dei comitati

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E' l'alba di mercoledì 8 gennaio 2013. Gli agenti della Squadra Mobile della Questura dell'Aquila eseguono quattro misure cautelari in regime di arresti domiciliari per Pierluigi Tancredi, Vladimiro Placidi, Daniela Sibilla e Pasqualino Macera e notificano il rinvio a giudizio al vicesindaco Roberto Riga e al dirigente del Comune dell'Aquila Mario Di Gregorio.

Sono accusati a vario titolo - insieme a imprenditori, tecnici e faccendieri - di millantato credito, corruzione, falsità materiale e ideologica, appropriazione indebita su appalti legati alla ricostruzione, nell'ambito dell'inchiesta 'Do ut Des'. Che travolge l'amministrazione Cialente.

Settantadue ore dopo - nei minuti in cui sotto il tendone di Piazza Duomo oltre cinquecento persone, convocate da comitati, movimenti e associazioni, si riuniscono per 'dimettere' il primo cittadino - Massimo Cialente, in una lunga conferenza stampa, annuncia l'inatteso passo indietro. "Ho fatto degli errori, ho perso", spiega. "E' stato un pomeriggio terribile per me, mi ero detto di aspettare lunedì, giorno degli interrogatori agli indagati. Ma rimanere qui diventa un guaio. Rimanere in questo momento è un danno, hanno vinto altri. Non mi riferisco agli avversari politici nel consiglio comunale, che rispetto. Parlo di qualcosa d'altro. Io ho retto finché ho potuto".

Il sindaco parla dei durissimi articoli pubblicati tra le pagine dei quotidiani nazionali, della guerra a distanza con il Governo e, in particolare, con il ministro Trigilia che rilascia una intervista a La Stampa a qualche ora dagli arresti. Senza risparmiare parole al vetriolo per il sindaco dell'Aquila.

Passano undici giorni e, a mezzodì di mercoledì 22 gennaio, convinto dalla manifestazione organizzata dal centrosinistra al Parco del Castello, partecipata da almeno 1500 persone, Cialente recede dalla volontà di dimettersi. E si ripresenta alla città con l'ex procuratore di L'Aquila e Pescara, Nicola Trifuoggi.

Finalmente, ad un mese dagli arresti, stamane il Consiglio comunale torna a riunirsi. E' l'occasione per un confronto che si preannuncia senz'altro aspro sugli accadimenti delle settimane passate. Se ne discute nella sede istituzionalmente deputata ed è certo paradossale che, nonostante le pressanti richieste delle liste civiche di Appello per L'Aquila e L'Aquila che vogliamo, dei movimenti e comitati cittadini, la convocazione del Consiglio comunale sia arrivata soltanto all'inizio di febbraio.

Ricorderete le parole del Presidente del Consiglio comunale, Carlo Benedetti: "Non prendo ordini dai movimenti civici. Capisco che alcuni palcoscenici siano diventati insufficienti per qualcuno, per carenza di pubblico, ma convocherò il consiglio quando lo riterrò più opportuno. Quando qualcun altro vincerà le elezioni e avrà la sventura di esercitare questo ruolo deciderà autonomamente. Fino a quando sarò presidente, deciderò io se e quando convocare un consiglio comunale straordinario".

Anche perché - spiegava Benedetti - "sulla base di un parere ufficiale emesso dalla Prefettura, ai sensi dell’articolo 53 del Testo unico degli enti locali (Tuel), il passaggio consiliare non è ritenuto necessario e vincolante ai fini della decorrenza dei 20 giorni che la legge prevede per la validazione delle dimissioni del sindaco e il conseguente scioglimento del Consiglio. Un parere che, peraltro, mi vede in parziale dissenso, ma al quale debbo necessariamente attenermi".

Sta di fatto che il giorno del Consiglio è arrivato. All'ordine del giorno, in apertura dei lavori, le comunicazioni del sindaco Cialente in ordine alla presentazione e al successivo ritiro delle dimissioni. I lavori del Consiglio proseguiranno con la discussione relativa al Regolamento per l'affidamento dei lavori e l'acquisizione di beni e servizi in economia, quindi con l'esame della proposta deliberativa riguardante l'accettazione formale della donazione - da parte del gruppo Fiat - dell'immobile adibito a scuola dell'infanzia e asilo nido nell'area del quartiere Case di Bazzano. Verrà inoltre discussa la proposta di deliberazione sul conferimento della cittadinanza onoraria di 'L'Aquila Città della Pace' a Patrizia Aldrovandi, madre di Federico, e a Ilaria Cucchi, sorella di Stefano. All'attenzione dell'assemblea, infine, i Regolamenti relativi ai servizi cimiteriali.

"Riteniamo opportuno che le comunicazioni del dott. Cialente e il successivo dibattito, previsti per la mattina in pieno orario lavorativo, si svolgano, invece, nel pomeriggio a partire dalle ore 16", avevano chiesto - in una nota - i gruppi consiliari di Appello per L'Aquila e L'Aquila che vogliamo. "In tal modo sarà più agevole per un maggior numero di cittadine e cittadini assistere al dibattito su fatti così importanti. Siamo pertanto fiduciosi che l’avv. Benedetti potrà accogliere questa richiesta e invertire, quindi, il previsto ordine del giorno".

E una risposta, da Benedetti, era arrivata: "Nessuna preclusione nei confronti dell'iniziativa. La proposta di inversione dell'ordine del giorno dovrà però essere votata dal Consiglio comunale all'inizio della seduta. Il Presidente non può, infatti, modificare di autorità l'ordine del giorno fissato dalla Conferenza dei Capigruppo".

Dunque la proposta è arrivata in Consiglio, sottoposta al voto dell'assise: la maggioranza compatta però, con 19 voti contrari, l'ha bocciata. Così, il primo cittadino ha formulato le sue comunicazioni. Qui la diretta di NewsTown.

In assise, comunque, alcuni cittadini, comitati e movimenti: 'Non gnocchi ma fregnacce! Noi non ci stiamo, e voi?', si legge in un volantino diffuso dal 3e32. "Il sindaco Cialente ha ritirato le dimissioni annunciate dopo lo scandalo dell’inchiesta 'Do ut des', senza che alcuna delle condizioni a cui le dimissioni erano dovute sia cambiata. Gli indagati (tra cui membri ed ex membri dell’amministrazione come Riga e Placidi, l’ex consigliere Tancredi e il dirigente Di Gregorio) sono ancora indagati; il ministro Trigilia (a cui Cialente aveva di fatto imputato la sua crisi politica) è ancora al suo posto e i rapporti con il governo non sono migliorati, anzi. Persino la giunta è rimasta la stessa, ma “riverniciata” con la nomina del procuratore Trifuoggi a vicesindaco. Quando si dice sepolcri imbiancati…".

"E l’opposizione di centrodestra in tutto questo? Dopo un lungo ed assordante silenzio seguito agli arresti e all’inchiesta, il capogruppo De Matteis aveva annunciato le dimissioni in massa dei 'suoi' consiglieri per provocare comunque la caduta della giunta. Dimissioni, anche queste, solo annunciate. L’amministrazione Cialente resta quindi in piedi grazie al supporto e alla complicità non solo di tutto il centrosinistra (SEL e Rifondazione Comunista inclusi) ma anche di De Matteis e del centrodestra. Unica opposizione, quella dei due consiglieri delle liste civiche Di Cesare e Vittorini. Larghe intese di fatto, quelle che una volta si chiamavano inciuci".

Poi l'affondo: "Al di là del personalismo e della sovraesposizione del sindaco, il problema di questa amministrazione e di questa città non sta solo nella persona di Massimo Cialente. E nemmeno nel Partito Democratico. Forse è ora di dire che il problema di questa città sta in un sistema di potere esteso e trasversale, bipartisan, che lega insieme nell’interesse destra e sinistra, PD, UDC, ex PDL e buona parte degli attuali consiglieri comunali. Un sistema che, pur avendo gestito miliardi di euro (miliardi che l’amministrazione si è sempre rifiutata di rendicontare ai cittadini, nonostante le ripetute richieste), ha provocato l’impoverimento della città provocando una vera emergenza sociale".

Ultima modifica il Giovedì, 06 Febbraio 2014 12:04

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