Venerdì, 15 Novembre 2019 16:20

L'Aquila, Consiglio comunale approva la ricapitalizzazione di Ama. Accordo con sindacati e lavoratori, ma servirà l'intervento della Regione

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Con 17 voti favorevoli e 10 astenuti, il Consiglio comunale ha approvato stamane la ricapitalizzazione di Ama spa, la società partecipata del trasporto pubblico locale, per 1 milione e 300 mila euro; non c’erano alternative: non si fosse ricostituito il capitale sociale, l’azienda sarebbe stata posta in liquidazione.

“Il decreto legislativo 165/2016, il testo unico sulle partecipate, all’articolo 14 comma 1, recita espressamente che le partecipate sono soggette alle disposizioni sul fallimento”, ha inteso chiarire l’assessore alle partecipate Fausta Bergamotto illustrando la delibera; “è assolutamente necessario ribadirlo, a fronte di alcune fantasiose ricostruzioni sulla vicenda”. Bergamotto ha poi risposto a chi, in queste ore, aveva parlato di un provvedimento estremamente complesso: “La ricapitalizzazione è un atto tutt’altro che scontato: va gestita con criteri ben definitivi dalle normative, dalla giurisprudenza e dagli orientamenti della Corte dei Conti”.

Stante la situazione, con Ama che perde circa 120 mila euro al mese, ha chiuso gli ultimi tre bilanci in passivo erodendo completamente il capitale sociale per oltre due milioni di euro, e al 30 settembre 2019 ha già accumulato perdite sul 2019 per oltre 633 mila euro, Bergamotto non poteva muoversi altrimenti.

Ma come si è arrivati a questo punto?

Tra i motivi della profonda crisi dell’azienda c’è la decisione della Regione di sospendere, dal 2016, il fondo per il pagamento degli adeguamenti contrattuali del personale, circa 900 mila euro annui; tuttavia, ci sono ragioni anche strutturali – e l'assessore stamane l’ha sottolineato – che hanno radici più profonde nel tempo e si devono, sostanzialmente, ai mancati investimenti negli anni in tecnologie e nuove vetture. Si pensi che Ama aveva un parco rotabile di 88 automezzi di cui 25 ‘euro 0’ che, dal 1 gennaio 2019, non possono più circolare.

La ricapitalizzazione ha richiesto un’analisi approfondita delle cause che hanno portato al dissesto della partecipata, l’enunciazione fattuale dell’interesse pubblico al mantenimento del servizio in house e l’istruzione di un piano di ristrutturazione aziendale capace di riportare l’azienda in equilibrio nel prossimo triennio; in realtà, Ama dovrà tornare in pareggio già alla fine del 2020. Vi abbiamo già spiegato, infatti, che al 30 settembre scorso il patrimonio netto era di – 633 mila euro: col milione e 300 mila euro di ricapitalizzazione, tornerà in positivo per 693 mila euro; tuttavia, nell’ultimo trimestre del 2019 si avranno ulteriori perdite per 120 mila euro circa e, dunque, alla fine dell’anno il patrimonio netto dovrebbe ammontare a 474 mila euro, il minimo richiesto dall’albo Ren a cui debbono essere iscritte le aziende di trasporto. Il parametro non è casuale: viene calcolato in base al numero di automezzi che la società utilizza per assicurare i servizi richiesti. Non potendo scendere al di sotto dei 474 mila euro, dunque, la società partecipata dovrà tornare in pareggio già nel 2020.

Ecco il motivo per cui, sebbene il Comune dell’Aquila abbia già impegnato 900 mila euro, ad ottobre 2018, come intervento sostitutivo del mancato trasferimento regionale, abbia rivisto il contratto di servizio integrandolo di 1 milione e 200 mila euro l’anno fino al 2027 riconoscendo all’azienda 1 milione e 200 mila euro a valere sul 2019 con una variazione di bilancio, e abbia infine approvato stamane la ricapitalizzazione da 1 milione e 300 mila euro – un intervento da 3.4 milioni in poco più di un anno, cui si aggiungono 9 milioni e 600 mila euro spalmati fino al 2027 sul contratto di servizio per un totale di 13 milioni – si è reso necessario anche l’azzeramento della contrattazione di secondo livello dei 137 dipendenti dell’azienda, per più di 800 mila euro annui che significa un taglio delle retribuzioni di 300 euro in media al mese sulle buste paga.

Una operazione lacrime e sangue.

Va riconosciuto all’amministrazione di centrodestra di aver voluto evitare il fallimento dell’azienda, con la conseguente privatizzazione del trasporto pubblico locale, reputando – come hanno inteso ribadire l’assessore Bergamotto e il sindaco Pierluigi Biondi - che il servizio debba rimanere pubblico; va sottolineato, altresì, come l’esecutivo in questi mesi abbia dato il via ad un piano di investimenti importante sul parco mezzi per oltre 10 milioni (6.4 milioni già disponibili sono stati investiti per l’acquisto di 18 bus elettrici e di 4 bus diesel), mettendo in condizioni l’azienda di compartecipare al fondo regionale per l’acquisto di ulteriori 6 autobus che si aggiungeranno ad 8 mezzi usati. Ulteriori 4.3 milioni di euro dovrebbero essere sbloccati dal Cipe su richiesta dell’amministrazione.

Tuttavia, sebbene la Giunta di centrodestra abbia ereditato una situazione già complicata dai mancati trasferimenti regionali, va chiarito che ci sono precise responsabilità politiche dell’attuale amministrazione che hanno portato l’azienda al collasso: in campagna elettorale, era stato assicurato ai lavoratori che si sarebbe proceduto con la fusione di Ama in Tua – operazione condivisa da più del 90% dei dipendenti con un referendum aziendale – e fino al dicembre 2018, Biondi e Mannetti hanno proseguito su quella strada. Poi, il passo indietro che non è stato opportunamente spiegato alla città; di nuovo, l’amministrazione ha assunto impegni precisi con i lavoratori, assicurando che il Comune dell’Aquila avrebbe garantito la tenuta dell’azienda non toccando le retribuzioni.

In questi mesi, però, si è assistito ad una gestione confusa della vertenza Ama che ha portato allo strappo pubblico tra l’assessore alla mobilità Carla Mannetti - che ha seguito la vicenda sin dall'insediamento - e l’amministratore unico Gianmarco Berardi, fino alla necessità di una ricapitalizzazione non più rinviabile per la Giunta, e non condivisa dall'assessore Mannetti per come è stata istruita dalla collega Bergamotto. 

Lo ha giustamente ribadito il consigliere Americo Di Benedetto: stante le difficoltà, l’amministrazione si sarebbe dovuta fare carico subito dei mancati trasferimenti regionali intervenendo con più decisione sul contratto di servizio; al contrario, si è proceduto prima con l'intervento sostitutivo, sulla base del ricorso avverso la Regione proposto dal Comune e dall’azienda sul mancato trasferimento riferito al 2016 – ed ora bisognerà capire che cosa succederà se il ricorso dovesse essere respinto – poi è stato approvato l’addendum da 1.2 milioni fino al 2027, evidentemente non sufficiente, sulla base di un piano economico finanziario simulato che, nel giro di qualche settimana, è stato chiuso in un cassetto, per arrivare infine all’istruzione di un nuovo piano industriale che è alla base della ricapitalizzazione approvata stamane.

Un percorso schizofrenico, a dir poco. E intanto, l’azienda continuava a perdere 120 mila euro al mese.

Ora, si è arrivati al punto di non ritorno; a ‘pagare’ la ricapitalizzazione saranno i cittadini aquilani - è evidente che un impegno in bilancio così oneroso significa il taglio di altri servizi alla cittadinanza - e i lavoratori della partecipata che, mercoledì, avevano manifestato la loro rabbia autoconvocandosi in assemblea permanente e occupando, simbolicamente, la rotonda della statale 17.

Proprio a margine di quella assemblea si è addivenuti ad un accordo: alla presenza del sindaco Biondi, del consigliere regionale e comunale Di Benedetto, dell’amministratore della società Berardi, delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori, si è concordato che il primo cittadino avrebbe presentato un emendamento che impegnasse l’esecutivo ad istituire un gruppo tecnico di esame analitico del pef simulato inserito nell’addendum approvato a settembre – e che prevedeva tagli sulla contrattazione di secondo livello di 450 mila euro, e non di 800 mila – e del piano industriale inserito nella proposta di ricapitalizzazione, così da armonizzarli, considerati gli scostamenti derivanti anche dall’attuale andamento aziendale, con l’impegno di ridurre l’impatto sul costo del lavoro.

E così è andata: stamane l’emendamento è stato approvato.

In particolare, è stato modificato il punto 9 del deliberato prevedendo che l’operazione di ricapitalizzazione sia vincolata “al rispetto dei saldi indicati nel piano di ristrutturazione aziendale presentato, demandando al Collegio sindacale della società e al settore Valorizzazione e controllo delle partecipate la costante vigilanza sul rispetto dello stesso, significando che le azioni in esso indicate costituiscono obiettivi dell’amministrazione della società valutati ai sensi dell’art. 27 del regolamento sul controllo analogo vigente e vincolando altresì l’amministratore unico all’adozione delle azioni correttive sui maggiori fattori di rischio; inoltre, demanda a successivi atti di Giunta comunale l’adozione dei provvedimenti necessari al rispetto degli obiettivi contenuti nell’accordo sottoscritto nell’assemblea tra lavoratori e proprietà del 13 novembre” che è stato allegato all’atto deliberativo.

Un accordo che prevede, tra l’altro, la proroga dell’attuale contrattazione di secondo livello al 31 gennaio, ed eventualmente al 28 febbraio, “al fine di avere i tempi necessari per la rinegoziazione della stessa”; un impegno che, ha tenuto a specificare l’amministratore Berardi, dovrà essere comunque compatibile con gli equilibri di bilancio aziendale.

In sostanza, si è perseguita la strada che Americo Di Benedetto aveva già proposto in Commissione bilancio: andranno armonizzati i due piani, togliendo laddove i costi risultino sovrastimati e trasferendo su capitoli sottostimati, mantenendo però i saldi invariati; altrimenti, si dovrebbe procedere necessariamente con la rivisitazione del contratto di servizio, stante l’evidenza che il piano industriale annesso alla ricapitalizzazione prevede l’azzeramento della contrattazione di secondo livello inserita, invece, nel piano economico finanziario simulato. “In questo modo – ha chiarito Di Benedetto – eventuali risorse esogene compensative della imposizione indiretta non sono in violazione col costo standard indicato”.

Qui sta il punto.

L’accordo raggiunto con i lavoratori, per poter essere rispettato, necessiterà, inevitabilmente, di risorse esogene, e cioè di un intervento economico della Regione affinché il territorio aquilano possa avere lo stesso trattamento che sul trasporto pubblico viene garantito ad altri territori; altrimenti, la contrattazione di secondo livello non potrà che essere azzerata e, tra un anno, l’azienda rischierà di trovarsi, di nuovo, con l’acqua alla gola. Lo aveva chiesto ieri, con forza, il capogruppo del Pd Stefano Palumbo; lo hanno ribadito stamane i consiglieri di maggioranza e di opposizione.

D’altra parte, alla fine di ottobre Biondi e Mannetti avevano preso carta e penna scrivendo al governatore Marco Marsilio per chiedere, appunto, che fosse adeguato alle attuali esigenze il contributo che la Regione Abruzzo destina al Comune dell’Aquila per le coperture delle spese legate al trasporto pubblico locale; il nostro è l’unico tra i quattro comuni capoluogo a versare circa 4 milioni per i così detti costi aggiuntivi, necessari a garantire il funzionamento del tpl. Una spesa quasi coincidente con la quota che l’Ente riceve ogni anno dalla Regione ma che è parametrata con standard oramai superati da circa 40 anni, e che non tiene conto, evidentemente, dei cambiamenti che il nostro territorio ha avuto soprattutto dopo il sisma.

Sarà un caso ma la risposta della Giunta regionale è arrivata stamane, a firma dell’assessore al bilancio Guido Quintino Liris: “nel condividere l’esigenza espressa – ha scritto Liris a Biondi – si comunica che questo assessorato sta lavorando per il reperimento delle risorse necessarie, peraltro già in fase di predisposizione del bilancio preventivo, verificandone la fattibilità amministrativa”.

Il territorio aquilano, in Regione, oltre all’assessore al bilancio, esprime il vice presidente della Giunta Emanuele Imprudente, il vice presidente del Consiglio Roberto Santangelo e il consigliere d’opposizione Americo Di Benedetto: una presenza assolutamente rilevante, ‘arricchita’ dal rapporto privilegiato tra il governatore e il sindaco dell’Aquila: ebbene, si dovrà far pesare la forza del territorio per ottenere che la Regione, finalmente, adegui il suo contributo alle esigenze della mobilità aquilana.

Al di là delle promesse, se non si otterrà questo risultato i lavoratori non potranno far altro che mandare giù i tagli draconiani imposti dalla crisi dell’Ama, con l’azzeramento della contrattazione di secondo livello, e l’azienda, comunque, correrà il rischio di ritrovarsi, di nuovo, con un bilancio in perdita.

Sarebbe una sciagura.

 

Ultima modifica il Venerdì, 15 Novembre 2019 17:17

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