Venerdì, 06 Dicembre 2019 12:52

Sospensiva del Tar sul ritiro in autotutela dell'iter di variante alle Norme tecniche d'attuazione, le opposizioni chiedono le dimissioni dell'assessore Ferella: "Ricostruzione bloccata"

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Dimissioni dell’assessore all’urbanistica Daniele Ferella “che, di fatto, ha bloccato la ricostruzione dei centri storici delle frazioni” e una valutazione approfondita sull’operato del dirigente al settore Domenico de Nardis e della segretaria generale Alessandra Macrì che “hanno avallato supinamente il percorso amministrativo imposto dalla Giunta comunale”.

All’indomani della pubblicazione della sentenza del Tar Abruzzo che ha accolto il ricorso incidentale della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per L’Aquila e il cratere, sospendendo in via cautelare gli effetti della delibera approvata dal Consiglio comunale il 14 ottobre scorso e riguardante il ritiro in autotutela dell’iter amministrativo di variante alle Norme tecniche d’attuazione [qui, l'approfondimento], le opposizioni di centrosinistra hanno inteso stigmatizzare duramente l’atteggiamento tenuto in questi mesi dall’assessore Ferella e dai dirigenti comunali che si sono “ficcati in un vicolo cieco”.

Intorno al tavolo, i consiglieri comunali Stefano Palumbo (Pd), Giustino Masciocco (Art. 1), Angelo Mancini (L’Aquila sicurezza e lavoro), Lelio De Santis (Idv Cambiare insieme), Carla Cimoroni (Coalizione sociale), Paolo Romano, Antonio Nardantonio ed Elia Serpetti (Il Passo Possibile).

“Parliamo di un iter urbanistico avviato tre anni fa, il 5 dicembre 2016, con l’adozione in Consiglio comunale della variante alle Norme tecniche d’attuazione per la ricostruzione dei centri storici”, ricostruisce Palumbo; “da allora, si sono fatti i passi previsti dalla legge regionale, col recepimento delle osservazioni e delle controdeduzioni e, dunque, con l’approvazione definitiva nell’aprile 2019. Come opposizione, abbiamo sollevato formalmente, e in più di una occasione, le nostre considerazioni rispetto all’iter amministrativo che si stava seguendo e che, a nostro parere, sarebbe potuto incappare in problemi di diverso tipo. Così è andata”, l’affondo del capogruppo dem in Consiglio comunale. Che aggiunge: “Già in fase di recepimento delle osservazioni, era stato presentato un emendamento che contestammo, in particolare col collega Giustino Masciocco, stante l’evidenza che andava a modificare un testo già sottoposto alle osservazioni dei cittadini e ai pareri di Soprintendenza e Asl; tuttavia, con vaglio di regolarità tecnica dei dirigenti, l’emendamento venne approvato. Se non fosse che la Provincia, ricevuto il provvedimento, chiese di stralciare la modifica introdotta contestandola nel metodo. Richiesta non accolta. Anzi, il testo arrivato in Consiglio ad aprile scorso per l’approvazione definitiva ha stravolto completamente la versione adottata dall’assise nel 2016. Ho scritto alla segretaria generale chiedendo un parere rispetto alla procedura seguita e mettendo la maggioranza dinanzi al rischio di possibili ricorsi. Sta di fatto che si è deciso di tirare dritto”.

E’ a quel punto che la Soprintendenza impugna la delibera consiliare, chiedendo una sospensiva del provvedimento accolta dal Tar che fissa l’udienza di merito al 20 novembre, poi rinviata al 4 dicembre: “l’amministrazione comunale però, invece di prendere atto, ha deciso di rilanciare di nuovo, portando in Consiglio, ad ottobre, la delibera di ritiro in autotutela dell’intero iter urbanistico, a partire dall'atto di adozione della variante del dicembre 2016. Una procedura non consentita se non dinanzi ad un provato interesse pubblico. Di nuovo, abbiamo sollevato le nostre perplessità e chiesto un parere ai dirigenti: addirittura, la segretaria generale - in conferenza dei capigruppo - si è spinta a dire di non essere in grado di valutare l’effettivo interesse pubblico del provvedimento non essendo dell’Aquila. Di nuovo, la maggioranza ha deciso di tirare dritto”.

In questo modo, l’esecutivo sperava di fermare l’azione giudiziaria avviata dalla Soprintendenza che, tuttavia, ha presentato ricorso incidentale: dunque, il Tar ha stabilito di riunificare i due ricorsi, sospendendo anche gli effetti della delibera dell’ottobre scorso e rimandando la decisione di merito al 25 marzo 2020.

“Così – ha ribadito stamane Palumbo – l’iter si è avviluppato su sé stesso. Tre anni dopo l’adozione, e ad 8 mesi dalla data in cui la maggioranza avrebbe dovuto approvare in via definitiva un testo coerente a quello adottato, l’assessore Ferella ha bloccato il procedimento: a farne le spese, la ricostruzione dei centri storici delle frazioni. Ora, sarebbe inutile ribadire che avevamo ragione: a questo punto, non possiamo che chiedere le dimissioni dell’assessore e una attenta valutazione sull’operato dei dirigenti”, la stoccata di Palumbo.

Stante i fatti, l’unico rimedio è ritirare in autotutela la delibera di ottobre, cercando un accordo con la Soprintendenza per sciogliere i nodi, hanno sottolineato i consiglieri d’opposizione.

“Fermatevi”, l’appello accorato di Giustino Masciocco; “ci siamo ficcati in una situazione gravissima: d’ora in avanti, e fino alla definizione della vicenda, tutti i pareri saranno di diniego. La sospensione imposta dal Tar non permetterà a nessuno dei progetti di ricostruzione che attualmente giacciono presso gli uffici di ottenere le autorizzazioni richieste. Più che dirlo, che altro possiamo fare? Fermatevi”.

Tra l’altro, gli esponenti delle opposizioni hanno messo in luce come il Tar sia stato severo nei confronti del Comune: di fatto, la camera di consiglio – ed in particolare l’estensore della sentenza, il magistrato Umberto Realfonzo, il presidente del Tar Abruzzo – ha sottolineato come il Comune avrebbe dovuto impugnare la sospensiva sulla delibera di adozione definitiva della variante e non “aggirare la precedente ordinanza cautelare” ritirando in autotutela l’intero iter urbanistico.

Più chiaro di così. “Fino a che punto intendono portare lo sconto tra Comune e Soprintendenza?”, si è domandato Masciocco; “in mezzo, c’è il destino della ricostruzione delle frazioni”.

Ancor più duro Paolo Romano: “oggi perde la Lega, perde l’assessore Daniele Ferella, perde l’assessore Fabrizio Taranta che vede sfumare gli effetti della delibera 441 che avrebbe dovuto sbloccare la ricostruzione di Arischia, perde il sindaco dell’Aquila; d’altra parte, nel programma di mandato si parlava di 'ricostruzione in tempi rapidi e certi dei centri storici delle frazioni': ebbene, sono passati tre anni e non ci sono regole certe. Perdono, soprattutto, il centro storico dell’Aquila e i centri storici delle frazioni”, ha aggiunto Romano. Infatti, “i cambi di destinazione d’uso che erano la vera novità di questa variante oggi non si possono realizzare: il centro commerciale diffuso in centro storico che si intendeva ideare non potrà più essere realizzato, con tanti beneficiari del bando ‘Fare centro’ che dovranno rinunciare ai contributi, e soltanto per la ripicca di un partito, di un assessore e di un sindaco che ha avallato le scelte assunte”.

Romano ha messo in luce, altresì, le profonde contraddizioni tra gli atti prodotti da Ferella, “che spinge per le demolizioni”, e quelli del collega di giunta Vittorio Fabrizi che ha portato in giunta una delibera, approvata, “sul piano di recupero urbano del centro storico di Coppito col controllo affidato alla Soprintendenza; da una parte, quindi, abbiamo il recupero del pregio storico deliberato da Fabrizi, dall’altra, invece, l’azione di Ferella che si è andata ad infrangere contro un muro”.

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