“Di carnevalate si vive, di carnevalate si muore”, l’affondo di Paolo Romano.
Stamane, il capogruppo di Italia Viva ha tenuto una conferenza stampa con la consigliera straniera Edlira Banushaj sulla ricostruzione dell’edilizia scolastica e non ha mancato stoccate alla maggioranza di centrodestra: “Nei giorni scorsi, il vicesindaco Raffaele Daniele ha espresso soddisfazione per l’approvazione del disciplinare con Invitalia [qui] puntualizzando che l’amministrazione non è stata ferma in questi mesi: vorrei ricordargli che la delibera di Giunta sulla pianificazione e programmazione degli interventi, datata settembre 2019, non è ancora arrivata in Consiglio comunale. Sono passati quasi sei mesi”.
Ma non è questo il punto.
Romano, chiarendo che l’opportunità di servirsi di Invitalia come stazione appaltante è stata offerta al Comune dell’Aquila dal Miur, a seguito della denuncia dei Comitati cittadini sull’immobilismo dell’amministrazione attiva, ha voluto sottolineare che, in realtà, affidarsi all’agenzia “sarebbe stato utile se la procedura fosse stata semplificata: al contrario, Invitalia farà soltanto da stazione appaltante dentro processi ordinari”.
Al contrario di quanto previsto dall’accordo sottoscritto con Anac e Provveditorato alle Opere pubbliche, prorogato per altri due anni a seguito dell’emendamento presentato dal Pd al Milleproroghe [qui], e che permette di seguire, per l’appunto, procedure negoziali: “E qui sta il nodo”, ha spiegato Romano.
Proviamo a fare chiarezza.
Il vice sindaco Raffaele Daniele, nella nota stampa diffusa nei giorni scorsi, ha fatto riferimento a tre scuole che, sottoscritto il disciplinare con Invitalia, partiranno subito, e in particolare l’ex scuola dell’infanzia ‘Tommaso Campanella’, la scuola primaria ‘Celestino V’ e la scuola dell’infanzia ‘Vetoio-Pettino’. “Si tratta di tre edifici scolastici sotto soglia, già parte dell’accordo con Anac e Provveditorato recentemente prorogato, e sui cui era stata avviata l’istruttoria”; in altre parole, ci sarebbe una sovrapposizione, con l’aggravante che il Provveditorato, a differenza di Invitalia, non presenta costi aggiuntivi per le casse dello Stato.
Si è domandato Romano: “Che succede adesso? Il Provveditorato ha chiuso la pratica sulle tre scuole in oggetto o sta proseguendo l’istruttoria? E ancora: che senso ha affidarsi ad Invitalia come stazione appaltante considerato che l’iter è già stato avviato – per le tre scuole è stato approvato il documento preliminare di progettazione – e l’accordo con Provveditorato e Anac, come detto, prevede procedure semplificate?”.
Tra l’altro, anche la viceministra Anna Ascani, all’Aquila nei giorni scorsi, aveva sottolineato come ci sia un blocco di scuole - l’ex scuola dell’infanzia ‘Tommaso Campanella’, la scuola primaria ‘Celestino V’ e la scuola dell’infanzia ‘Vetoio-Pettino’, già citate, oltre alla scuola primaria Giovanni XXIII e alla scuola dell’infanzia San Giovanni Bosco che sono sopra soglia – che starebbero per partire con la stazione appaltante Invitalia.
“Un vero e proprio caos” l’ha definito Romano che ha inteso ribadire come l’amministrazione dovrebbe avvalersi dell’accordo col Provveditorato piuttosto che affidarsi ad Invitalia; d’altra parte, il 23 dicembre scorso – e proprio su impulso del capogruppo di Italia Viva – era stato approvato da maggioranza e opposizione un emendamento, calato nel Dup, che prevedeva appunto la proroga della procedura negoziata, ottenuta poi col Milleproroghe, l’utilizzo di altri strumenti a patto che si parlasse di processi derogatori, e l’approvazione, entro il primo trimestre del 2020, della delibera sulla pianificazione scolastica: “non si è fatto praticamente nulla”, la denuncia di Romano.
“Servono risposte concrete, non si può andare avanti a colpi di spot”, ha aggiunto il capogruppo di Italia Viva. “La procedura negoziata è l’unico modo per arrivare nel più breve tempo possibile almeno alla ricostruzione dell’ex scuola dell’infanzia ‘Tommaso Campanella’, della primaria ‘Celestino V’ e della scuola dell’infanzia ‘Vetoio-Pettino’. Al contrario, rischiamo di rallentare ancora la ricostruzione, con un aggravio dei costi a carico dello Stato”.