Nella mattinata di martedi, in occasione dell’incontro tra i sindaci del cratere e il sottosegretario Antonio Catricalà, è arrivata la notizia della iscrizione nel registro degli indagati di Massimo Cialente.
Voto di scambio, questa l’accusa. Al centro della vicenda, la mail inviata dal primo cittadino all’onorevole Daniele Toto, in data 13 maggio, a qualche giorno dal ballottaggio per le comunali dello scorso anno. In cambio dell’appoggio di Futuro e Libertà, che con il candidato sindaco Enrico Verini al primo turno aveva ottenuto il 3,7%, il sindaco aveva promesso “di dare 3 postazioni al Fli: una presidenza di azienda subito, ad Enrico [Verini, ndr], immediatamente la vice presidenza del Centro turistico a Faccia e, successivamente, sempre a Faccia, la vice presidenza della Gran Sasso Acqua”. Postazione molto ambita quest’ultima, scriveva il sindaco, perché con retribuzione superiore a quella di un assessore comunale.
L’apparentamento saltò, nonostante l’accordo politico. L’inchiesta, invece, va avanti per scelta del sostituto procuratore Stefano Gallo.
Cialente, al microfono di NewsTown, non è parso affatto preoccupato: “Non capisco quale sia il reato. Gli apparentamenti sono previsti dalla legge. E’ chiaro che si fanno sulla scorta di un discorso: chi va al governo di una città, lo esercita attraverso gli assessorati. E’ normale”.
Reazione, quella del primo cittadino, che “mette a nudo una volta di più la sua concezione della politica e quella delle forze che lo appoggiano”, scrive il gruppo consiliare di Appello per L’Aquila. “E’ normale, insomma, accordo politico significa promettere posti in Giunta e anche nei Cda di enti e società controllate dal Comune”, si legge nel comunicato, “E’ normale che per stabilire un’alleanza di governo non ci si confronti sulle cose da fare, i punti di programma, ma solo ed esclusivamente sulle poltrone da occupare. Le parole dette in campagna elettorale con la promessa di scelte basate su competenze e capacità, erano appunto solo parole, quando le cose si fanno “serie” le logiche sono altre. Suvvia siamo uomini di mondo! E’ normale, ogni nomina è un regolamento, ogni concessione un pagamento, ogni contratto una sistemazione. Sullo sfondo restano le macerie di questa normalità alla quale non smetteremo di ribellarci”.