Lunedì, 13 Ottobre 2014 14:03

Cialente scrive a Juncker: "Ricostruzione è responsabilità politica e morale di tutti i popoli Europei"

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Il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente ha preso carta e penna e inviato una missiva al neo Presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker e, per conoscenza, ai Commissari europei, al Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz e ai parlamentari tutti, ai capi di Stato e di Governo dei paesi dell'Unione, ai parlamentari italiani, al Presidente dell'Anci, ai sindaci italiani ed europei. 

"Dobbiamo affrontare la fase più delicata, più difficile, ma la più necessaria: ricostruire i centri storici", scrive il primo cittadino. "L'Italia, alla quale l'Unione Europea ha più volte ricordato che la ricostruzione è un problema che ricade unicamente sul singolo Stato membro, stenta a trovare, in questa drammatica fase di crisi economica e strutturale, le somme ingenti necessarie alla ricostruzione della città e del suo comprensorio. Eppure la strada ci sarebbe: andare a contrarre un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti, che in Italia dispone di ingenti risorse". 

L'Unione Europea però non permette di contrarre questo mutuo perché si sforerebbe il limite imposto dai vincoli di finanza pubblica. "Trovo ingiusto e, lasciatemi dire, disumano, che nel caso di una calamità naturale, uno Stato membro non possa chiedere, attraverso l'applicazione di regole comunque concordate, la possibilità di fronteggiare una calamità ed un'emergenza che - come tale - non è dettata da scelte politiche o mancate riforme, o quel che si vuole, ma solo da una tragedia naturale. Credo sia ingiusto ed inspiegabile che, per coloro che come me sono cresciuti nel sogno di un'Europa unita, l'Unione Europea, nel fissare regole anche ferree di bilancio, non riesca a porsi il problema della salvaguardia dei valori e diritti di base di ogni cittadino, come quello di poter vivere normalmente e serenamente nella propria terra". 

Poi, l'affondo: "Non è assolutamente possibile che una regola di bilancio, un frutto di una burocrazia a volte senz'anima, possa essere più importante dell'uomo, del cittadino colpito da un dramma collettivo, del futuro di un insieme di abitanti dell'Europa Unita".

Cialente chiede quindi a Juncker "ancora una volta, che l'Unione Europea valuti la possibilità di recepire, nella sede e nella forma che sarà ritenuta più idonea, con l'intervento del Governo Italiano, la mia proposta di sindaco e di cittadino europeo: “in caso di calamità naturale, riconosciuta come tale dall'Unione Europea e per la quale, quindi, sono stati concessi finanziamenti del fondo di solidarietà, lo Stato membro è autorizzato a intervenire, per l'opera di ricostruzione, con finanziamenti pari al massimo 15 volte quanto finanziato con il fondo di solidarietà, senza che questo incida sul patto di stabilità. Lo Stato membro concorderà con l'Unione Europea il cronoprogramma degli interventi e quindi degli investimenti e trimestralmente rendiconterà l'utilizzo delle spese”.

 

Il testo della lettera 

 

Signor Presidente,

alle ore 3:32 del 6 aprile 2009, un fortissimo sisma colpiva una parte dell’Abruzzo interno e l’intera città dell’Aquila.

Una città di oltre 70.000 abitanti, quarta città universitaria d’Italia e Seconda città d’Italia per numero di edifici storici vincolati dal Ministero dei Beni
Culturali. Una città con una grande storia, ricca di istituzioni culturali. Città in cui era dolce vivere. Una città simile a tante altre città europee nelle quali, pur tra le consuete difficoltà, la vita delle famiglie e dei giovani scorreva quotidianamente serena.

Il terremoto, considerando gli abitanti di tutto il cratere sismico e gli studenti universitari provenienti da altre città, provocò 309 vittime, oltre 2000 feriti e oltre 140.000 sfollati.

L’emergenza fu drammatica. Per la prima volta l’epicentro distruggeva una città capoluogo di regione, cuore pulsante della vita politica ed amministrativa di una Nazione dell'Unione Europea.

Nessun edificio pubblico resistette alla forza distruttrice di madre natura, dal Palazzo del Governo a quelli di tutte le istituzioni, le sedi delle Forze di Polizia e degli stessi Vigili del Fuoco, l'ospedale e tutte le scuole di ogni ordine e grado furono distrutte. L’Unione Europea riconobbe lo stato di emergenza prelevando dal fondo di solidarietà ben 496 milioni di euro che - solo in parte - permisero di affrontare un’emergenza che tuttora permane, poiché assistiamo ancora oltre 17.500 sfollati, nel solo Comune dell'Aquila

Ci siamo rimboccati le maniche e dopo le difficoltà iniziali abbiamo avviato immediatamente la riparazione delle migliaia e migliaia di abitazioni che avevano riportato danni di media entità permettendo rapidamente il rientro in casa di circa 45.000 persone nei primi 24 mesi. Poi abbiamo avviato la ricostruzione delle case crollate o irrimediabilmente danneggiate nella periferia e avviato il recupero del grande patrimonio storico
ed architettonico dei centri storici, restituendo l'alloggio ad altre 10.000 persone.

Ma adesso dobbiamo affrontare la fase più delicata, più difficile, ma la più necessaria: ricostruire i centri storici.

L'Italia, alla quale l'Unione Europea ha più volte ricordato che la ricostruzione è un problema che ricade unicamente sul singolo Stato membro, stenta a trovare, in questa drammatica fase di crisi economica e strutturale, le somme ingenti necessarie alla ricostruzione della città e del suo comprensorio.

Eppure la strada ci sarebbe: andare a contrarre un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti, che in Italia dispone di ingenti risorse, o con la BEI, o con un pool internazionale di banche, assicurando così la restituzione alla nostra gente, all'Italia e all'Europa, di questo pezzo importante di territorio, una speranza di vita agli aquilani e un progetto di vita ai nostri giovani. Operazione di mutuo che l'Italia, già ora, potrebbe agevolmente e tranquillamente onorare.

Ma l'Unione Europea non permette di contrarre questo mutuo perché si sforerebbe il limite imposto dai vincoli di finanza pubblica.

Trovo ingiusto e, lasciatemi dire, disumano, che nel caso di una calamità naturale, uno Stato membro non possa chiedere, attraverso l'applicazione di regole comunque concordate, la possibilità di fronteggiare una calamità ed un'emergenza che - come tale - non è dettata da scelte politiche o mancate
riforme, o quel che si vuole, ma solo da una tragedia naturale.

Credo sia ingiusto ed inspiegabile che, per coloro che come me sono cresciuti nel sogno di un'Europa unita, l'Unione Europea, nel fissare regole anche ferree di bilancio, non riesca a porsi il problema della salvaguardia dei valori e diritti di base di ogni cittadino, come quello di poter vivere normalmente e serenamente nella propria terra. 

Per chi è nata questa Europa Unita a cui tutti abbiamo creduto, crediamo  e vogliamo in futuro credere?

Non è assolutamente possibile che una regola di bilancio, un frutto di una burocrazia a volte senz'anima, possa essere più importante dell'uomo, del cittadino colpito da un dramma collettivo, del futuro di un insieme di abitanti dell'Europa Unita.

Chiedo pertanto, ancora una volta, e a tutti chiedo il sostegno, che l'Unione Europea valuti la possibilità di recepire, nella sede e nella forma che sarà ritenuta più idonea, con l'intervento del Governo Italiano, la mia proposta di sindaco e di cittadino europeo: “in caso di calamità naturale, riconosciuta come tale dall'Unione Europea e per la quale, quindi, sono stati concessi finanziamenti del fondo di solidarietà, lo Stato membro è autorizzato a intervenire, per l'opera di ricostruzione, con finanziamenti pari al massimo 15 volte quanto finanziato con il fondo di solidarietà, senza che questo incida sul patto di stabilità. Lo Stato membro concorderà con l'Unione Europea il cronoprogramma degli interventi e quindi degli investimenti e trimestralmente rendiconterà l'utilizzo delle spese”.

Signor Presidente, signore e signori tutti, colleghi Sindaci, L'Aquila sta ricostruendo con grande rigore, risparmiando su quelle che erano le previsioni di spesa, ma il fattore tempo è determinante per restituire un futuro alla comunità.

I centri storici e l'insieme delle loro peculiari funzioni culturali, amministrative ed economiche, sono l'identità dei cittadini. In quest'ultimo anno i giovani stanno andando via perché non vedono prospettive certe. Sino ad oggi hanno accettato di vivere una vita sospesa sulle macerie, ma senza certezze di tempi non possono più costruire un progetto di vita.

L'Aquila, il suo comprensorio, stanno morendo.

Credo che la ricostruzione dell'Aquila, da un punto di vista economico, sia una responsabilità dell'Italia, ma da un punto di vista politico e soprattutto morale, sia una responsabilità di tutti i popoli europei. Facciamo sì, tutti insieme, che l'Europa, in questa vicenda, possa mostrare il suo vero volto, quello in cui noi abbiamo creduto e crediamo, e che il nostro Governo vuole contribuire a costruire giorno per giorno: l'Europa dei Popoli, delle Nazioni, delle Regioni, delle Città. 

Di tutti richiamo l'attenzione, a tutti chiedo un sostegno politico, a tutti, dalla mia martoriata e laboriosa Città che vuole rialzarsi, un saluto affettuoso in attesa di una risposta certa alla mia proposta.

Massimo Cialente

 

 

 

 

Ultima modifica il Lunedì, 13 Ottobre 2014 14:25

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