Lunedì, 20 Ottobre 2014 09:28

Ricostruzione: un'altra settimana di passione, servono risposte concrete

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Inizia un'altra settimana di passione, per L'Aquila e il cratere.

Stamane, a Fossa, alcuni sindaci dei Comuni sconvolti dal terremoto si sono ritrovati con i parlamentari abruzzesi per fare il punto della situazione, all'indomani della doccia fredda che ha risvegliato il cratere dormiente: per la ricostruzione, in Legge di stabilità, non c'è neanche un euro. E a fine anno, i soldi saranno finiti. Domani invece, una delegazione del Pd aquilano incontrerà, a Roma, il vice segretario Lorenzo Guerini, nella sede del partito al Nazareno.

Un film già visto. Verranno presentati degli emendamenti, e qualche soldo per tirare avanti - forse - riusciremo anche a portarlo a casa. "Dovremo condurre in Parlamento una battaglia unitaria e seria, per avere risultati incisivi", ha sottolineato la senatrice Stefania Pezzopane.
Ricordando che negli ultimi due anni "siamo riusciti ad ottenere 2 miliardi per la ricostruzione: il miliardo e duecento milioni, strappato con alcuni emendamenti al decreto emergenze, i 600 milioni del Patto di stabilità, i 250 milioni previsti nel DL Sblocca Cantieri, importante finanziamento del governo Renzi, che testimonia come il nostro territorio non sia dimenticato dal governo nonostante il forte momento di crisi. Conquiste ottenute grazie ai miei emendamenti e al prezioso appoggio di Giovanni Legnini".

Sa benissimo la senatrice, però, che sono risorse assolutamente insufficienti. E che sarà poca cosa anche quanto riusciremo a strappare in fase d'approvazione della Legge di stabilità. Tra qualche mese, saremo di nuovo al punto di minacciare proteste e manifestazioni a Roma: magari, il sindaco Cialente strapperà le bandiere dagli uffici pubblici e invierà, di nuovo, la fascia tricolore al Presidente della Repubblica. E così, il Governo troverà una qualche fonte di finanziamento e, per un po', saremo di nuovo tranquilli.

La verità è che così non puo' esserci alcuna progettualità. Senza risorse certe e costanti, non puo' esserci alcun futuro immaginato o sperato per una comunità costretta a pietire fondi per la sua rinascita. Paghiamo ancora le scelte del governo Berlusconi, avallate dall'allora Commissario straordinario alla ricostruzione, nonché Presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi: non si volle istruire una tassa di scopo per il cratere, che avrebbe assicurato stabilità, negli anni. E si è condannato il territorio ad un insopportabile purgatorio, senza presente e senza alcuna speranza di futuro.
Paghiamo, però, anche le mancate scelte dei governi che si sono freneticamente susseguiti in questi anni. E paghiamo, oggi, la disattenzione dell'esecutivo Renzi che ha rimandato, di nuovo, l'attesa visita a L'Aquila. Che il cratere ha deciso di stralciarlo dall'agenda politica del Paese. I 250milioni del DL Sblocca Cantieri sono uno schiaffo alla dignità di questo territorio.

In pochi mesi, l'esecutivo ha di fatto cancellato la governance della ricostruzione: via Giovanni Legnini, via Paolo Aielli, via Fabrizio Magani. E non si è preoccupato neppure di sostituirla: segno evidente che il cratere non è affatto una priorità. Anzi: la ricostruzione di un capoluogo di Regione ancora soffocato da macerie e transenne, di un centro storico che dovrebbe essere patrimonio del Paese, di una comunità sfilacciata e sfiduciata, non è un problema, per il governo Renzi. Dovrebbe prenderne atto, la senatrice Pezzopane. E con lei, dovrebbero prenderne atto le istituzioni locali, di colore Pd: lo stesso del Governo, per intenderci.

E' tempo di pretendere risposte, serie e concrete, sostenibili nel tempo. E' tempo di dire basta, una volta per tutte, alla logica degli emendamenti strappa fondi, che prima o poi altri ne arriveranno. Alle minacce di protesta, anche eclatanti, al 'ruba bandiera', ai viaggi a Roma che raccontano sempre di aperture del governo.

L'agenda l'ha dettata il sindaco Cialente. Servono finanziamenti certi e programmati che il Governo dovrà garantire facendo pressione affinché la Commissione europea riconosca un principio di semplice buon senso: in caso di calamità naturale, le somme impiegate per la ricostruzione non devono essere calcolate entro il tetto del 3% nel rapporto tra deficit e pil. Siamo o no nel semestre di presidenza italiana dell'Unione Europea? Dunque, cambi verso il governo Renzi.

E' necessario che venga poi approvata la Legge per la ricostruzione dell'Aquila e del cratere, sollecitata e supportata dall'allora sottosegretario Legnini. Magari attraverso un decreto legge. Serve ancora prima ricostituire la governance della ricostruzione, con una struttura dedicata in seno al governo. Che magari si occupi anche di sbloccare le risorse per il rilancio economico e produttivo del territorio, il 5% dei fondi stanziati per la ricostruzione.

E' la sfida da vincere, nelle prossime settimane. E' una sfida che le amministrazioni locali - il Comune dell'Aquila e su, fino alla Giunta Regionale - non possono permettersi di perdere. Non hanno alibi, stavolta. La filiera monocolore, infatti, non ne offre più. Stavolta, la città non potrebbe sopportare l'ennesima battaglia locale che si scioglie, però, nelle stanze di Governo. Servono scelte coraggiose, e coerenti.

Non c'è più tempo: soltanto una risposta finalmente concreta del Governo potrà permettere alla città di risolvere pure le dirimenti questioni locali. La confusa e dilettantesca gestione del progetto Case, tra bollette pazze e manutenzione dimenticata, con lo spettro sempre più spaventoso del dissesto finanziario. La cattiva amministrazione degli alloggi che - nelle prossime settimane - potrebbe essere duramente sanzionata dalla Corte dei Conti. Come già accaduto per la gestione 'politica' dell'Accademia dell'Immagine. La follia dei denari buttati nel cestino per il decollo dell'Aeroporto dei Parchi, affidato ad una società di gestione scomparsa oramai dai radar della torretta di Preturo. L'assenza di un piano regolatore che la città aspetta da trent'anni e che non è stato ancora istruito, a cinque anni da un terremoto che chiamava invece l'amministrazione a scelte urbanistiche fondamentali. E così, l'assenza di un piano di Protezione civile.

Altrimenti, sarà impossibile immaginare persino un presente compatibile con la vita di una comunità. Non c'è più tempo, e non ci sono più alibi: la storia ha già condannato la gestione criminale dell'emergenza, non possiamo rimanere silenti dinanzi alla gestione altrettanto criminale della ricostruzione.

Ultima modifica il Lunedì, 20 Ottobre 2014 15:43

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