"Se l'emendamento per la ricostruzione dell'Aquila non sarà accettato nel decreto sull'emergenza ambientale apriremo un contenzioso con lo Stato perché non ricostruire L'Aquila è incostituzionale"
Ha preso coraggio il consigliere d'opposizione Udc Rafaele Daniele e oggi - in una conferenza stampa congiunta con il leader di L'Aquila città aperta Giorgio De Matteis il capo gruppo Emanuele Imprudente e Daniele Ferella di tutti per L'Aquila - ha annunciato ciò che aveva paventato già il giorno in cui De Matteis è salito su un elevatore per rimettere il tricolore tolto dal Sindaco Massimo Cialente all'ingresso del Comune.
La nostra - ha detto il conigliere dell'Udc - è una forma di protesta che ha tutta un'altra valenza rispetto quella di Cialente sfidando lo Stato sul terreno stesso della legge e della legalità, e avrà anche dei riscontri mediatici a livelli nazionale. Faremo ricorso alla corte costituzionale - spiega Daniele - perché non finanziare la ricostruzione aquilana va contro la legge sulla proprietà privata, il diritto all'abitazione e la tutela del bene culturale del Centro storico oltre ad avere altri profili di incostituzionalità che stiamo studiando - continua Daniele - insieme ad un equipe di giuristi aquilani. Tutti dovranno firmare. Vogliamo far partecipare tutto il panorama del diritto amministrativo delle città italiane ed eminenti giuristi come ad esempio Stefano Rodotà"
Ma l'iniziativa dovrà essere approvata dal Consiglio comunale. Dovrà infatti poi essere il Comune a richiedere il giudizio in via incidentale sulla questione di legittimità costituzionale: "la maggiorazna non può non essere d'accordo - chiosa Daniele - si lamentano che collaboriamo poco e questa è un'iniziativa concreta. Se non l'approveranno ricadrà contro una responsabilità politica enorme".
Insomma dall'opposizione arriva una proposta politica dopo l'azione diretta della bandiere rimessa al suo posto, che non ha avuto un riscontro molto positivo in una città arcistufa di sterili brighe tra contendenti. Vedremo se far rientrare le proteste nella legge smuoverà di più o L'Aquila resterà legalmente non ricostruita, ma di certo tentare di stressare il diritto in tal senso è più che sensato.
Intanto in conferenza stampa, De Matteis nell'appoggiare la proposta di Daniele, continua ad essere un fiume in piena e ne ha per tutti, a partire dal suo rivale numero uno Massimo Cialente - che ribattezza "Pinocchio" - fino all'ex ministro Barca che "ci ha preso solo in giro trattandoci come dei pecorari con la storia del bergamotto".
Per il capo dell'opposizione consiliare da alcune dichiarazione del sottosegretario del Governo, Giovanni Legnini, è chiaro che i soldi non ci sono: "i 250mln di Cassa Cipe sono i soldi che ci toccano di diritto. Nella confusione generale mancano gli 890mln, i soldi dichiarati che servono per quest'anno".
Anche per De Matteis l'unica soluzione resta il ritorno alla cassa depositi e prestiti "tolta da Barca". Solo che tornarci non è scontato anche perché "serve una copertura 30ennale di 85milioni e con i chiari di luna che ci sono non è facile".
Un errore per De Matteis imperdonabile " è stato uscire dall'emergenza". Secondo il leader di L'Aquila città aperta, il Governatore dell'Emilia Romagna Vasco Errani sta avendo le sue grane "con 150 ordinanze fatte, ma ha dalla sua le facilitazioni legate all'emergenza, quella che mancando oggi a L'Aquila determina l'assenza di facilitazioni fiscali e amministrative".
Ma ce n'è ancora: "Cosa stanno facendo - si domanda De MAtteis - gli uffici della ricostruzione, e chi stanno formando i 23 esperti nominati da Aielli?". E aggiunge: "Il Ministro Carlo Trigilia non è l'uomo giusto per L'Aquila. Mantenendo lo stesso capo di Dipartimento Alfonso Celotto, continueranno le prese in giro attuate da Barca".
Dalle sue parole trapela la volontà , tramite Roma, di cercare di spostare la delega per la ricostruzione verso un altro ministero "uno che apra davvero le porte dei finanziamenti come quello dell'Economia".
Fatto sta che almeno Barca era una figura identificabile che non si è sottratta al confronto. Oggi non c'è nessuno, il vuoto. L'Aquila pare isolata nella contingenza politica del Governo delle larghe intese, in cui il Partito Democratico - quello del Sindaco - sta crollando su sé stesso mentre Silvio Berlusconi e i suoi pensano solo all'Imu.