Il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente lo aveva in qualche modo auspicato. Dopo la bocciatura degli emendamenti salva-L'Aquila in commissione Senato, i giovani - almeno quelli in seno al consiglio comunale e provinciale, alle associazioni di categoria e ai partiti - hanno cominciato a muoversi.
Lo hanno fatto a partire da una lettera aperta alla stampa che secondo le parole di Stefano Albano, segretario del Partito Democratico locale, "vuole essere prima di tutto un appello generazionale che unisca giovani di destra e sinistra per chiedere la garanzia di un flusso di fondi certi per la ricostruzione dell'Aquila e del cratere, dato che la delibera Cipe non può essere la risposta alle esigenze di questo territorio".
Nella conferenza stampa convocata nella nuova sala del consiglio comunale, a presentare questo principio di mobilitazione, oltre Albano era presente una squadra ampia e trasversale, purtroppo tutta maschile. Tra gli altri Pierpaolo Petrucci (consigliere provinciale Pd ), Guido Quintino Liris ( Pdl, assessore provinciale alla viabilità e consigliere d'opposizione in Comune), Gianni Padovani (consigliere comunale di maggioranza per i Socialisti riformisti) Davide Ferella, Emanuele Imprudente, Raffaele Daniele (consiglieri comunali d'opposizione), Adolfo Cicchetti dei giovani imprenditori provincia dell'Aquila, Fabio Frullo della Uil Federazioni lavori pubblici, Stefano Panella del Gruppo Giovani Imprenditori Confindustria L'Aquila, Ettore Perrotti presidente dei giovani commercialisti aquilani.
"Il tempo per ridividerci tornerà - si evince all'unisono dalle parole dei più "politici" - ma ora bisogna essere uniti di fronte l'obiettivo numero uno che è quello della ricostruzione della città". Come? "dando vita ad una mobilitazione che partendo dalle firme, passi attraverso una grande assemblea pubblica e culmini in una manifestazione a Roma che coinvolga i giovani a livello nazionale sotto lo slogan di salviamo L'Aquila."
In aula i riferimenti all'unitarietà necessaria e al taglio generazionale che deve avere la chiamata, sono costanti. Si parla di 44 firme arrivate finora, ma in continuo aumento. Hanno appena firmato ad esempio anche la responsabile per la ricostruzione della Cgil Rita D'Innocenzo ed Ettore DiCesare di Appello per L'Aquila che però non sono presenti alla conferenza.
Queste le voci di chi c'era: Per Emanule Imprudente "E' tempo di iniziare un nuovo percorso. Perché fino ad oggi la città è stata divisa. I giovani devono unirsi sui problemi e le iniziative da mettere in campo e incontrare la Regione e i Sindaci del cratere per un' azione di ricucitura e non di distruzione".
Adolfo Cicchetti da "pieno sostegno a questa assise. Senza il ricorso alla Cassa Depositi e prestiti ora c'è sconforto anche nel mondo imprenditoriale e il dato eclatante è l'aumento di cassa integrazione tra gli edili".
Per Pierpaolo Petrucci "è un fatto straordinario che finalmente i giovani con una rappresentativià, siano insieme per conseguire obiettivi strategici".
Davide Ferella ci tiene a sottolineare che "i giovani che sono qui sono tutti portatori di un unico interesse, quello della ricostruzione che è una questione etica e morale prima che economica. Gesti come quello della bandiera dividono questo percorso invece è fatto per camminare insieme"
Per Ettore Perrotti "c'è una stasi dei fondi sulla ricostruzione che ha un suo costo che varrebbe la pena calcolare: quanto costa ad esempio non ricostruire e dare il C.a.s.?"
"Oggi per la prima volta dimostriamo di non poter essere strumentalizzabili dagli anziani - sottolinea duramente Guido Liris - Nei partiti si è soliti scimmiottare gli adulti. Dobbiamo invece avere la capacità di metterci seduti intorno allo stesso tavolo e parlare la stessa lingua su temi come ricostruzione e lavoro, capacità che non c'è più da parte della generazione che ci ha preceduto".
Per quanto ci si provi però, difficile aggirare il nodo della questione. I "giovani aquilani", per essere uniti per la ricostruzione, dovranno esserlo anche contro il Governo che continua a non concedere i fondi necessari, e i partiti che lo appoggiano, gli stessi partiti di cui fanno parte.
Partiti che a livello nazionale sono in un momento di difficoltà storico, uniti nelle larghe intese guidate da Enrico Letta ma disuniti al loro interno.
Lo scontro nel Pd tra vertici e base, è così palese da mettere in discussione la sopravvivenza del partito stesso. Così come il Popolo delle libertà sembra unito solo grazie la presenza del leader Berlusconi, ma le frizioni erano esplose chiare nella richiesta delle primarie poi mai svolte.
Probabilmente la ricostruzione dell'Aquila - volenti o nolenti - passa anche dentro questo scontro nei partiti, che è anche generazionale, e col Governo espressione di questi partiti. Ma i presenti non sembrano d'accordo: "Anche con un Governo Bersani monocolore, avrei protestato qualora non ci fossero state le risorse - afferma a tal proposito Albano e Liris sembra vederla allo stesso modo: "Nonostante apparentemente possano esserci delle contraddizioni, bisogna superare le dicotomie per quanto riguarda la ricostruzione per pesare di più in Parlamento, questo è l''importante".