Tra risoluzioni e decisioni già assunte. Sono giorni particolari, in Abruzzo: giorni di battaglie e proteste, di tentativi di sventare decisioni che, però, sembrano essere già state prese.
I punti nascita, innanzitutto. Il presidente della Giunta regionale, Luciano D'Alfonso, sabato scorso a Sulmona ha subito la prima, vera, contestazione. Comitati e cittadini avevano già 'assediato' l'Emiciclo, giovedì, per protestare avverso la decisione di chiudere il punto nascita della valle Peligna oltre a quelli di Penne, Ortona e Atri. Ed avevano ottenuto il voto favorevole a due risoluzioni, una di maggioranza e una di opposizione, approvata con le preferenze dissidenti di quattro consiglieri di centrosinistra - Pietrucci, Gerosolimo, Olivieri e Monticelli - che avevano mandato sotto la maggioranza, scatenando la rabbia di D'Alfonso.
Senza sapere che le decisioni, appunto, erano già state assunte. Il giorno prima, a Roma, al Ministero della Sanità. L'Abruzzo ha ottenuto una premialità di 31milioni di euro e, soprattutto, la fine del commissariamento già in autunno, a patto di centrare gli obiettivi fissati, tra i quali proprio la chiusura dei punti nascita. Le date sono già state fissate: il 30 giugno chiuderà il punto di nascita di Sulmona, il giorno dopo toccherà a Ortona, dunque a Penne, il 1 ottobre, e ad Atri, il 30 dello stesso mese.
Con buona pace di comitati e cittadini in protesta, dei consiglieri dissidenti di centrosinistra, dei colleghi d'opposizione che minacciano esposti alla magistratura. L'assessore alla sanità, Silvio Paolucci, non l'ha mai nascosto, tra l'altro.
Pare tutto già deciso anche per Ombrina mare. In Regione, le opposizioni hanno presentato una richiesta di risoluzione contro il progetto di trivellazione. E la maggioranza di governo l'ha respinta, perché inefficace: ne verrà proposta un'altra, dicono, ancora più efficace, sul Parco della Costa teatina, in quanto, a parere del Partito Democratico, l'istituzione del Parco dovrebbe bloccare Ombrina.
Galletti ha già spiegato che non sarà così. Non solo. Il professore di diritto costituzionale Enzo Di Salvatore ha sottolineato come "una risoluzione del Consiglio regionale su Ombrina non serve proprio a niente. Le risoluzioni sono atti di indirizzo politico che impegnano un organo ad agire a patto che l'organo in questione abbia la competenza. E su Ombrina la Regione non ce l'ha". Per lo stesso motivo, neppure una risoluzione sul Parco della Costa teatina servirà a niente. "In ogni caso - ribadisce Di Salvatore - non c'è alcuna relazione tra il Parco della Costa teatina e Ombrina. E non c'è alcuna relazione tra lo Sblocca Italia e il progetto di trivellazione, sbloccato dal decreto sviluppo del 2012 e non dal provvedimento del governo Renzi. La Regione Abruzzo - assieme ad altre sei Regioni - ha impugnato lo Sblocca Italia dinanzi alla Corte costituzionale. Anche se l'esito del giudizio sarà positivo (come si spera), la sentenza della Corte non avrà alcun effetto su Ombrina".
Dunque, cosa si può fare? "La risposta al problema Ombrina può venire dallo Stato, attraverso una modifica legislativa al decreto sviluppo del 2012 (prima che il procedimento di Ombrina si concluda), oppure dal giudice amministrativo qualora, concluso il procedimento, qualcuno impugni la concessione dinanzi al TAR Lazio".
C'è un altro progetto, sul tavolo delle discussioni: PowerCrop. Il Consiglio regionale, giovedì, ha approvato una doppia risoluzione per esprimere contrarietà alla realizzazione della centrale a biomasse in località Borgo Incile, Avezzano.
Il primo documento, a firma della maggioranza, in particolare del consigliere Lorenzo Berardinetti e del presidente del Consiglio Giuseppe Di Pangrazio, impegna Luciano D’Alfonso e la Giunta a sostenere presso i Ministeri competenti e presso il Prefetto dell’Aquila, nella sua qualità di commissario ad acta per la riconversione dello stabilimento ex Sadam, “il parere negativo alla costruzione e all’esercizio di un impianto per la produzione di energia elettrica da biomassa della potenza di 30 megawatt”; ad approvare definitivamente il Piano di Assetto Naturalistico della Riserva del Monte Salviano; ad adottare ogni iniziativa utile alla salvaguardia dei livelli occupazionali degli ex lavoratori dello zuccherificio di Celano.
La seconda risoluzione, su proposta del Movimento 5 Stelle, impegna invece il Governo regionale ad assumere ufficialmente una posizione di contrarietà nei confronti del progetto della centrale PowerCrop, “riconoscendone l’incompatibilità con il contesto socio-economico e ambientale che contraddistingue la Piana del Fucino e, più in generale, la Marsica”.
"Il voto con cui il Consiglio regionale ha sancito in maniera solenne e unitaria la propria contrarietà al progetto di realizzazione dell'impianto a biomasse 'Powercrop' rappresenta un importante passo avanti sulla linea già tracciata dal lavoro di questa Giunta e di questa maggioranza nel senso della tutela dell'ambiente, del paesaggio, della qualità dell'aria e delle vocazioni naturali del nostro territorio", ha inteso sottolineare l'assessore all'ambiente, Mario Mazzocca.
Il progetto è incompatibile con la vocazione agricola della Piana del Fucino e con la tutela dell'equilibrio ambientale e la salute dei cittadini. "Incompatibilità - ha ricordato Mazzocca - di recente sancita anche dalla conferenza di servizi e che il governo regionale ha sostenuto sin dall'inizio in tutte le sedi competenti".
Se non fosse che, poco più di un mese fa, Regione Abruzzo ha istruito il via libera ad una variante "non sostanziale" del progetto voluto dal gruppo Maccaferri. Insomma, in attesa del pronunciamento del Tar Abruzzo che dovrà esprimersi su alcuni ricorsi, il Comitato Via regionale ha deciso di procedere fornendo un parere favorevole.
Un paio di settimane dopo, è arrivato invece il parere negativo al progetto formulato dalla Conferenza dei Servizi relativamente alla qualità dell’aria almeno per parte dell’insediamento che ricade in zona agricola. Parere che, però, potrebbe essere facilmente superato dal Commissario ad acta, ovvero il Prefetto dell'Aquila, su incarico del Governo Renzi.
A denunciarlo è il presidente della Commissione vigilanza, il forzista Mauro Febbo. "Questa amministrazione regionale di centrosinistra deve smetterla di scaricare la responsabilità su altri visto che nel marzo 2015 la Commissione Via presieduta dall’avvocato Gerardis e completamente rinnovata per ben 2 volte (e con 2 specifici verbali) ha dato parere favorevole al progetto. Mentre la bocciatura tanto sbandierata dalla maggioranza riguarda esclusivamente la Conferenza dei servizi".
E dunque? "Per risolvere definitivamente la questione alla radice - ha ribadito Febbo - il nodo principale riguarda l’accordo di programma siglato tra Ministero (Governo Prodi), Regione (Del Turco), Provincia (Pezzopane) e Comune di Celano, dal quale chiaramente bisogna uscire. Per questo la Regione dovrebbe revocare il suo assenso, come bene ha fatto la Provincia dell’Aquila con Del Corvo".
Staremo a vedere.