Martedì, 21 Aprile 2015 20:37

Do ut des: tra accuse e smentite si riaccendono i riflettori sull'inchiesta

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Per tutta la giornata di ieri ha tenuto banco una sorta di botta e risposta indiretto, tra le parole dell'ex dirigente del settore ricostruzione, Mario Di Gregorio (rivolte per una deposizione spontanea ai magistrati e riportate da Il Messaggero), e il sindaco Massimo Cialente che ha voluto immediatamente smentirlo.

Uno scambio che ha riaperto la madre delle inchieste "interne" della ricostruzione, "Do ut des", che nel gennaio 2014 ha procurato un terremoto politico con le dimissioni - poi rientrate - del primo cittadino, quelle del vice sindaco Roberto Riga, scaricato dalla sua maggioranza, e l'ingresso in Giunta - per una sorta di operazione pulizia - di Nicola Trifuoggi, ex magistrato.

Per gli sviluppi dell'inchiesta, sono in otto a rischiare il processo, tra gli altri proprio Di Gregorio, Riga, Pierluigi Tancredi (ex consigliere comunale) e Vladimiro Placidi (ex assessore della Giunta Cialente) .

Di Gregorio davanti al Pm David Mancini ha affermato di ricordare una telefonata con il primo cittadino: "Tancredi ti affiancherà in questa cosa (la gestione dei puntellamenti ndr) perché è una persona esperta, diciamo smaliziata...".

A strettissimo giro la risposta di Cialente: "Smentisco assolutamente di aver mai parlato di Pierluigi Tancredi con l'ing. Mario di Gregorio".

Il contesto è quello degli affidamenti diretti del giugno 2009, quando con una procedura di estrema urgenza, a poco più di ottanta ditte furono affidati i puntellamenti di 160 isolati disastrati del centro storico.

"Diciamo molto sinceramente che, fin dall'inizio, la maggior parte delle ditte veniva accompagnata da qualcuno in ufficio a qualificarsi perché penso che sia un modo di fare quasi naturale", le parole pronunciate dall'ex dirigente Di Gregorio al Pm Mancini e riportate da Il Messaggero.

"Non è che erano pressioni – ha continuato Di Gregorio – ma erano proprio delle indicazioni, cioè le ditte venivano quasi sempre, se non sempre, accompagnate da qualcuno o qualche consigliere o assessore o precedute da una qualche telefonata insomma".

Anche tenendo conto della procedura d'urgenza e quindi dell'affidamento diretto, che le ditte fossero 'presentate' ai tecnici direttamente dai politici non è così "naturale" come afferma Di Gregorio. Anche perché era previsto che le aziende fossero scelte tra le liste ufficiali di imprese iscritte alle associazioni di categoria consegnate da Ance e Api al Prefetto Gabrielli come indicazione di massima delle realtà operanti sul territorio, "di seria competenza".

Spetta alla magistratura ora la scelta di istruire o meno un processo per stabilire se poi, a tali "naturali" accompagnamenti, erano accompagnate delle mazzette come emergerebbe dall'inchiesta che non a caso prende il nome di "dare per avere" .

Stando alle parole di Di Gregorio, ad accompagnare le ditte in Comune erano politici ed assessori. Costoro offrivano delle "indicazioni": avevano o no qualcosa in cambio? C'è stato dunque un vero e proprio sistema di malaffare? Chi erano i consiglieri e gli assessori che accompagnavano le ditte? Le indagini si stanno allargando?

O l'inchiesta saprà fornire alcune risposte alle tante domande che viene da farsi, oppure si sgonfierà definitivamente, dopo il clamore destato ormai un anno e mezzo fa con quattro arresti e altrettanti indagati.

I reati contestati in do ut des sono la concussione, la corruzione, il falso e la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Al centro dell'inchiesta i puntellamenti di palazzo Carli e di un palazzo in Via Accursio.

Dalle indagini risulta che gli imputati Placidi, Macera, Tancredi e Sibilla giustificavano formalmente i versamenti che giungevano loro dalla ditta di Bassano del Grappa, Steda s.p.a., incaricata di lavori di messa in sicurezza, tramite due società: la Pro.ges di Placidi e la DA.MA Consulting Srl di Paqualino Macera, in cui operavano anche Pierluigi Tancredi e Daniela Sibilla. Versamenti che giungevano per consulenze ritenute fittizie dagli investigatori.

Tancredi, tramite il suo avvocato Maurizio Dioniso, si è sempre difeso dicendo che il suo cliente faceva consulenze amministrative legittime come mediatore di affari (o broker), mettendo in contatto il committente e la ditta appaltatrice.

Insomma oltre che "naturale", tutto legale. Staremo a vedere.

 

Ultima modifica il Mercoledì, 22 Aprile 2015 18:06

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