Lunedì, 15 Luglio 2013 14:47

Incompatibilità politiche e influenze di 'poteri forti': è ora di fare chiarezza

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Negli ultimi giorni è esplosa la questione delle incompatibilità tra incarichi istituzionali che investe alcuni dei protagonisti della vita politica cittadina. E' di stamane la notizia che il gruppo consiliare di Appello per L'Aquila ha chiesto di procedere ad una verifica immediata, senza esitazioni. Una vicenda che avevamo trattato già qualche mese fa, in occasione delle elezioni politiche.

L’Associazione Openpolis, infatti, aveva elaborato una mappa dei doppi incarichi, ovvero l’elenco dei parlamentari italiani che potevano vantare nel proprio curriculum un seggio a Roma o a Strasburgo e, contemporaneamente, una fascia tricolore, un assessorato o un ruolo di consigliere in qualche comune e provincia d'Italia. Erano, allora, ben 177. Una brutta abitudine, quella delle doppie e triple poltrone, che scoprimmo riguardare anche le nostre istituzioni.

Non si tratta di una questione economica, sia chiaro. Molto spesso il doppio stipendio non è possibile percepirlo, a norma di legge. E’ piuttosto una questione di responsabilità e di etica. Come è possibile assolvere, nel pieno delle capacità, a compiti istituzionali così diversi?

Restando a L’Aquila, solo qualche settimana fa la senatrice Stefania Pezzopane ha deciso di dimettersi da assessora comunale. Al contrario, Giorgio De Matteis ha mantenuto il doppio incarico di consigliere comunale e vice presidente del Consiglio regionale, così come Luigi D’Eramo e Guido Quintino Liris che sono consiglieri comunali e assessori provinciali.

A fine maggio, è arrivata anche la nomina del consigliere Roberto Tinari ad assessore provinciale all’urbanistica. Un ruolo assai delicato, in un territorio vasto come quello aquilano.

Niente che non sia previsto dalla legge e dai regolamenti, per carità. Ci sono, però, dei casi specifici di incompatibilità previsti dal Decreto Legislativo n.39 dell’ 8 aprile 2013 (il Decreto anticorruzione), entrato in vigore il 4 maggio: in particolare, a leggere l’articolo 12 comma 3 al punto b, Alfredo Moroni vivrebbe una probabile incompatibilità tra il ruolo di dirigente regionale e quello di Assessore. Il segretario generale del Comune dell’Aquila, Carlo Pirozzolo, responsabile anticorruzione, ha promesso di valutare attentamente la sua posizione. Sarebbe il caso di farlo subito, come si sta tentando con Gianni Di Pangrazio, sindaco di Avezzano e, dopo l’arresto di Valter Specchio per una inchiesta su escort e appalti, direttore generale in Provincia

Altra questione delicata è quella del sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, da fine febbraio in servizio nell’ufficio “Risk Management” della direzione generale della Asl guidata da Giancarlo Silveri. Per il primo cittadino, a sentire Pirozzolo, non ci sarebbe alcuna incompatibilità. In effetti, Cialente non ha alcun ruolo di dirigente. Anzi, con la dirigente Asl del suo ufficio ha non pochi problemi. E' proprio questo, però, il nodo della vicenda: molto si sta discutendo, in questi giorni, della riorganizzazione dei reparti ospedalieri voluta, con atto aziendale, dal Direttore generale della Asl. Il piano dovrà essere approvato dal sindaco Massimo Cialente, in qualità di presidente del Comitato ristretto dei sindaci. E, infatti, il primo cittadino ha convocato, giovedi 18 luglio, una riunione con il Comitato e con Giancarlo Silveri per discutere dell’atto aziendale e delle eventuali modifiche.

Sarà in grado di esprimere una valutazione obiettiva nei confronti di un atto che lo vede parte in causa, in quanto dipendente della stessa Asl e dello stesso Direttore generale?

In un momento di forti tensioni, tra l'altro. Il sindaco dell’Aquila, infatti, ha ricevuto nei giorni scorsi un ordine di servizio della dirigente Patrizia Masciovecchio che gli impedisce, di fatto, di lavorare il sabato pomeriggio. La reazione del primo cittadino è stata furente: con una lunga lettera ha voluto raccontare la sua verità, "poiché in nome della trasparenza la città si aspetta di sapere tutto, anche della vita privata del Sindaco".

"Prima di rientrare nella Asl", si legge nella nota, "parlai a lungo con il direttore Giancarlo Silveri, spiegandogli le difficoltà della mia vita da sindaco e illustrando le mie necessità. È noto che io lavoro in Comune dalle ore 8,00-8,30 fino alle 18,30-19,00, orario nel quale, giustamente, dirigenti, funzionari e amministratori staccano e non mi vogliono più sentire (li capisco). Alla luce della mia seconda specializzazione di medico del lavoro, il direttore generale mi affidò l’incarico di curare il settore del risk management (che nella nostra Asl è indietro di anni) e mi raccomandò, visto che potevo organizzarmi gli orari lavorativi, di non lavorare la domenica e oltre le 22,00 poiché sarebbero scattate indennità notturne e festive alle quali (a suo dire, ed ha ragione) non avevo diritto”.

Al Sindaco è stato consentito, in altre parole, di lavorare tutti i giorni dalle 19 alle 22 e ad orario pieno il sabato. Almeno fino al "perentorio ordine di servizio" con il quale la dott.ssa Masciovecchio ha imposto al primo cittadino di distribuire l’orario di lavoro su 4 giorni, ma soprattutto di non lavorare il sabato pomeriggio dopo le 14,00.

"Nell’ordine di servizio si dice che l’ufficio presso il quale lavoro non osserva l’orario pomeridiano il sabato. Falso colossale!", l’affondo di Cialente. "Leggo da varie fonti che questo provvedimento è frutto di un fatto interno alla Asl e che tale deve rimanere. Io non credo che sia così. A parte una valutazione personale, che non riguarda certamente il sindaco dell’Aquila, ma il professionista dipendente della Asl Massimo Cialente, che non può essere trattato con metodi intimidatori, ma deve essere trattato come qualsiasi altro impiegato, è chiaro che questo ordine di servizio è stato dettato con la precisa volontà di pormi nella condizione di dover scegliere tra il mio lavoro alla ASL e il mio ruolo di sindaco. Si tratta di un vero e proprio segnale politico. Da notizie raccolte personalmente presso la direttrice amministrativa, sembrerebbe che la Dott.ssa Masciovecchio avrebbe assunto questa decisione perché preoccupata da pesanti telefonate anonime ricevute, con le quali la accusavano di coprirmi per chissà quali fini, e che la mia persona era ormai fonte di un pesante imbarazzo".

Un’accusa pesantissima: il Sindaco della città ha fatto chiaramente riferimento ad atteggiamenti di stampo mafioso, omertosi e violenti. E’ il rappresentante di tutta la comunità, le sue parole hanno un peso non certo marginale.

"In questi giorni", scrive ancora Cialente, "sono al centro di attacchi a vari livelli, perché ho deciso di rompere con questi meccanismi, questi comportamenti e i pesanti interessi che vi si celano dietro. Lo sto facendo senza risparmiare nessuno, neanche coloro che mi sono più vicini". Chiaro il riferimento al siluramento del capo di gabinetto Pierpaolo Pietrucci, sostituito nel giro di qualche ora con Mauro Marchetti. Anche allora, il Sindaco parlò di "città in cui esistono e si muovono troppe logge, troppi gruppi di pressione che spesso degenerano in lotte violentissime e laceranti".

Cosa sta accadendo? A quali situazioni fa riferimento il Sindaco? Sono questioni che andrebbero chiarite, anche per evitare pericolosi corto circuiti che è il primo cittadino stesso a sottolineare nella sua nota: "potrei chiedermi se stavo dando fastidio perché quello è un posto di verifica del modo di lavorare nell’Azienda Sanitaria Locale, ma sarebbe forse eccessivo, anche se lì si possono cominciare a capire molte cose. La sanità aquilana sta vivendo un momento molto difficile per i vergognosi e vigliacchi ritardi della ricostruzione dell’ospedale cittadino e per il clima che si registra tra gli operatori (basti pensare che alcuni si sono “menati” in corsia). Con il comitato ristretto dei sindaci stiamo cercando di capire e portare soluzioni, anche se (come è accaduto nel caso dei reparti di medicina) quanto da noi deciso non è stato poi applicato dal direttore per scelta di un gruppo di medici del comitato di direzione che si sono addirittura infastiditi dal fatto che i sindaci della Provincia possano discutere delle loro carriere, alle quali piegano i destini dell’organizzazione sanitaria e quindi dei pazienti".

In altre parole, il sospetto è che il dottor Cialente stia infastidendo la Asl per il ruolo di verifica che gli è stato affidato su di una sanità aquilana evidentemente allo sbando e su cui il dottor Cialente, in qualità di Sindaco stavolta, sta tentando di intervenire per portare soluzioni?

Siamo davvero sicuri che queste tensioni tra Cialente e Silveri, l’uno a decidere sul futuro dell’altro, non influiscano sul lavoro del primo cittadino, che dovrebbe essere sereno e proficuo per la comunità? Seppure non in termini di legge, non siamo di fronte ad una incompatibilità di fatto? Ad una questione politica, oltreché etica?

"La sera del fatto ho parlato con mia moglie ed i tre figli di quanto accaduto", si legge a conclusione della nota firmata dal primo cittadino. "Anche loro cominciano a pensare che essere Sindaco dell’Aquila, per certi angusti e oscuri angoli ancora troppo bui, che la rendono una realtà difficile, richiede di pagare prezzi molto alti".

Se così fosse, la situazione sarebbe davvero preoccupante. E sarebbe compito del Sindaco far luce sugli angoli bui, sulle logge e sulle loggette, sulle corporazioni e sui poteri forti che - ha ragione - stanno soffocando questa città. Da anni.

Non è l’unico che ha parlato di strani tentativi di ricatto, tra l’altro: ricorderete che anche l’assessore Fabio Pelini, in una focosa conferenza stampa organizzata per rispondere alle accuse di cattiva gestione del patrimonio immobiliare del Comune, aveva lasciato intendere che gli attacchi al suo operato potevano (“mi auguro di no”, disse quel giorno l’assessore) essere conseguenza dell’azione politica che il partito della Rifondazione Comunista sta conducendo da tempo e con forza, grazie al lavoro del consigliere Enrico Perilli, per pretendere finalmente il rispetto delle convenzioni stipulate negli anni dalle amministrazioni comunali con alcuni influenti costruttori della città.

Siamo davvero a questo punto? "Io ritengo - ha detto Cialente - che nella nostra città, e spero che nessuno finga di scandalizzarsi (anche l'ipocrisia ha un limite), sia a tutti noto che esistono e si muovono troppe logge, troppi gruppi di pressione che spesso degenerano in lotte violentissime e laceranti, anche nell'interno delle Istituzioni più importanti, definirei quasi sacre".

Se è noto a tutti, non sarebbe il caso di cominciare a fare qualcosa? Si potrebbe iniziare evitando doppi e tripli incarichi che potrebbero anche solo far dubitare della correttezza dell’azione istituzionale. Poi, si potrebbero chiarire i rapporti con i "poteri forti", con i costruttori in particolare, rinunciando magari ai finanziamenti in campagna elettorale e a sedi di comitati elettorali ottenute "in comodato d’uso gratuito".

Tanto ci sarebbe da fare, è compito delle Istituzioni iniziare con delle azioni concrete e finalmente davvero "trasparenti". Non aiutano certo le dichiarazioni criptiche, i riferimenti poco chiari, l’evocazione di battaglie contro logge, gruppi di pressione, poteri di vari tipi che paiono, francamente, solo dei diversivi.

Ultima modifica il Martedì, 16 Luglio 2013 13:44

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