"La vicenda riguarda in toto la ricostruzione privata, per la quale io sto chiedendo regole da sempre". E' un Massimo Cialente amareggiato quello raggiunto al telefono da NewsTown, a poche ore dai nuovi arresti su presunte tangenti nella ricostruzione dell'oratorio Don Bosco, che hanno coinvolto il suo ex vice, Roberto Riga, oltre che il costruttore Massimo Mancini.
Secondo gli inquirenti, Riga - che deteneva l'importante delega all'urbanistica - si sarebbe prodigato per il rilascio di un permesso a costruire considerato irregolare: "Deliberiamo quotidianamente su tante procedure urbanistiche - minimizza il primo cittadino - probabilmente fu un atto dovuto, sono permessi che deliberiamo di routine".
Sull'autorizzazione al contributo per la ricostruzione dell'Oratorio - passato secondo le carte dell'inchiesta da 80mila a ben 28 milioni di euro - i responsabili dell'erogazione erano, secondo la ricostruzione di Cialente, "la filiera e la Soprintendenza". L'Oratorio Don Bosco fu inaugurato il 14 ottobre 2013, due mesi prima degli avvisi di garanzia di Do ut des, dallo stesso Riga e dall'arcivescovo Giuseppe Petrocchi.
Ma il sindaco del capoluogo abruzzese continua a battere il chiodo sulla ricostruzione privata: "Provo rabbia e frustrazione - ribadisce ai microfoni di questo giornale - fin dall'inizio, quando c'erano Chiodi, Fontana e assieme al prefetto Iurato, fino all'arrivo dell'ex ministro Barca, ho sempre chiesto regole più stringenti per la ricostruzione privata. Arrivò qualcosa con Barca, ma fu insufficiente".
"Manca ancora una legge - continua Cialente - la città e la sua amministrazione hanno chiesto white list e liste preferenziali per i progettisti, ma ad oggi non abbiamo ottenuto nulla". E non si è ottenuto nulla con un governo, quello di centrosinistra capeggiato da Matteo Renzi, che vede anche una senatrice del territorio in prima linea (Stefania Pezzopane) e quello che era il referente per la ricostruzione, oggi vice presidente del Csm (Giovanni Legnini). Insomma, condizioni potenzialmente e politicamente favorevoli per dare una svolta. Che, però, ancora non arriva.
"Se ci fossero state più regole - conclude il primo cittadino - brokers e brokeraggio avrebbero perso il loro ruolo. Sono amareggiato per il danno d'immagine alla città".