Lunedì, 09 Maggio 2016 17:17

La "guerra dell'atletica", tra gestione di impianti e pasticci della politica

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Le associazioni e società sportive, all'Aquila e altrove, avendo nel proprio dna il gene della competizione, spesso non si stanno simpatiche tra loro. Alle volte, addirittura, guerreggiano. Nel capoluogo abruzzese basti pensare allo sport più amato, il rugby, paradigma della litigiosità in città, dove tutti - diciamocelo senza ipocrisie - si odiano e giocano alla guerra con tutti, in modo più o meno velato.

E' il caso anche dell'atletica: come abbiamo raccontato stamane e nei mesi scorsi, c'è un effettivo problema di convivenza delle società dell'atletica leggera nel rinnovato campo di Piazza D'Armi. Con il Comune dell'Aquila, proprietario della struttura, che si ritrova in mano - per l'ennesima volta dopo il sisma 2009 - l'ennesima opera di pregevole fattura, donata dall'esterno e problematica nella gestione, perché onerosa, sovradimensionata o complessa.

Due anni fa, nel maggio 2014, il Comune inaugurò in fretta e furia la nuova pista di atletica di Piazza D'Armi, anche a causa dell'imminente arrivo dei campionati studenteschi di atletica leggera. In quella occasione il sindaco Massimo Cialente allontanò l'ipotesi del bando europeo per la gestione definitiva, auspicando che la struttura venisse gestita dalle società locali, con un costo (sotto) stimato di 40-50mila euro l'anno.

Fu affidata per i primi mesi direttamente alla Federazione italiana di atletica leggera locale (Fidal), e poi dal novembre 2014 al maggio 2015, tramite un bando pubblico per l'affidamento temporaneo di tre mesi, prorogato poi per altri tre, la gestione provvisoria andò all'Asd Sam L'Aquila.

Da allora - un anno fa - il Comune non ha fatto più sapere nulla del bando di affidamento definitivo, che probabilmente verrà aperto il prossimo ottobre. Due anni e mezzo dopo l'inaugurazione della struttura. L'Asd Sam continua a gestirlo a fatica, e nel frattempo si è innescata una polemica che ha coinvolto, strumentalmente, anche la politica.

Complice pure il fatto che, rispetto a come si operava fino a qualche anno fa, ora i Comuni sono costretti a richiedere i proventi scritti sulla carta nelle convenzioni. I parametri di bilancio, i vincoli al Patto di stabilità, l'inflessibilità della giustizia contabile e le nuove pratiche - frutto delle direttive europee - costringono le pubbliche amministrazioni a pretendere soldi che le società sportive, in alcuni casi, non versano da anni [leggi l'articolo]. 

La guerra dell'atletica. Fino all'8 aprile scorso, data di pubblicazione della discussa delibera che fissa le tariffe di accesso al campo [leggi l'articolo], di fatto le tariffazioni dei primi due anni di vita della pista di Piazza D'Armi erano, per così dire, "ufficiose", ovvero non approvate nero su bianco dal Comune dell'Aquila. Questo ha fatto sì che la Fidal, gestore nei primi tre mesi dell'impianto, applicasse tariffe alle società dividendole in tre fasce (fino a 10, fino a 25, e oltre 25 tesserati), mentre la Sam ha sempre applicato tariffe a persona, registrando gli ingressi dei tesserati e differenziando il costo di accesso tra tesserati delle società (Atletica L'Aquila, Athletic Promotion e Sam stessa) con quelli dell'utente comune, che non appartiene a società sportive. Gli utenti non affiliati a società sportive, invece, pagano 3,5 euro l'ingresso singolo, oppure abbonamenti di 30 euro/mese per l'utilizzo totale della struttura (12 ore al giorno, 5 giorni a settimana) o 25 euro per dieci ingressi spalmati su tre mesi.

Il risultato è che Athletic Promotion, in base alla frequenza di accesso e al numero dei propri tesserati, paga 3-4mila euro all'anno per contribuire alla gestione ordinaria e straordinaria dell'impianto. Il problema, secondo la Sam, è che invece Atletica L'Aquila versa solo 600 euro all'anno, nonostante abbia un numero di frequenza e tesserati notevole. Perché? Perché l'Atletica L'Aquila considera la tariffa che la Fidal aveva stabilito, nella precedente iniziale gestione (250 euro per le società con più di 25 tesserati), applicando un ribasso dell'80%, ovvero il ribasso economico con cui ha vinto il bando provvisorio la Sam. Per questo la pubblicazione in Albo pretorio della delibera con le tariffe ha scatenato la "guerra dell'atletica", nella quale Atletica L'Aquila ha accusato amministrazione e gestori di voler far pagare loro 1.500-2.000 euro al mese. Certo, questo costo ci sarebbe, se tutti i tesserati della società andassero tutti i giorni in pista, e questo per ora non sembra sia avvenuto.

Inoltre, nella delibera è previsto uno sconto del 30% a chi firma la convenzione con la società di gestione, che abbasserebbe ulteriormente la quota di 25 euro al mese per associato. La Sam si difende affermando che si debba coprire i costi di gestione: l'intero impianto costa circa 6mila euro al mese, comprensivi di 500 euro/mese di affitto della struttura da rendere al Comune, di costi per le utenze, per gli spogliatoi e per il personale. Inoltre, l'associazione aquilana lamenta la "mancanza di collaborazione" da parte di Atletica L'Aquila, che rifiuterebbe sistematicamente tutti i tavoli di trattativa per la ricerca di un accordo equo, continuando a pagare il prezzo simbolico di complessivi 50 euro al mese per l'utilizzo dell'intera struttura.

Sam, nel frattempo, continua ad organizzare iniziative collaterali proprio per tentare di garantire la sostenibilità della gestione, fino ad attività più varie come il cinema all'aperto, che i gestori hanno annunciato nel corso dell'estate in arrivo. 

Occorre inoltre sottolineare che la stessa Atletica L'Aquila ha risposto al bando, vinto dalla Sam, di gestione provvisoria di tre mesi - diventati poi due anni - con una busta vuota, vale a dire con una chiara intenzione di non voler gestire l'impianto per conto del Comune.

Il solito pasticcio della politica. Quando venne inaugurata la struttura di Piazza D'Armi, lo ricorderete, si infiammarono le polemiche sui giornali e sui social network sul costo di accesso alla pista che prima, seppur abbandonata e degradata, era accessibile gratuitamente. Il Comune, che aveva ereditato l'area dall'Esercito, non ci ha speso soldi ma ha impiegato quelli europei e quelli delle donazioni - vedi campo da rugby e skate park - per rinnovare tutta la zona.

Il peccato originale sta nell'aver costruito prima strutture sportive a uso agonistico e specifico - rugby e atletica - rispetto a quella che era e continua a rimanere una priorità della popolosa prima periferia ovest dell'Aquila: un parco pubblico. Per questo, i lamenti si fanno sentire da mesi e quotidianamente - riferiscono i gestori - molti cittadini si recano all'impianto "perché vogliono passeggiare". Esattamente come facevano prima, d'altronde.

Senza un parco pubblico, e con un impianto sportivo che necessariamente dev'essere utilizzato come tale, al cittadino non tesserato non rimane altro che recarsi nelle vicine aree asfaltate di fronte di Piazza Italia (di fronte la caserma dei Carabinieri) o su viale Corrado IV, nel piazzale animato dal mercato mattutino. Oltre al tanto agognato "parco urbano", mancano ancora poi i campi di calcetto, calciotto e basket previsti nel piazzale oggi preda dell'erba selvatica tra lo skate park e il campo di rugby, e mancano gli spogliatoi e la clubhouse del rugby, coperti da una donazione del Monte dei Paschi di Siena che ancora non è effettiva.

Nel frattempo, si continua a pianificare un futuro pieno di altri auditorium (come quello finanziato dal governo australiano) e di strutture che ancora non vedono la luce, e che probabilmente non la vedranno per anni, come nel caso del famoso "palasport giapponese" a Centi Colella.

Una mancanza di visione d'insieme e di attenzione verso gli spazi propriamente pubblici, ormai croniche peculiarità dell'amministrazione.

Ultima modifica il Martedì, 10 Maggio 2016 11:01

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