Qualche giorno fa l'abbiamo chiamata "guerra dell'atletica". E' la forte polemica, tra le associazioni dell'atletica leggera all'Aquila, sulla gestione e sulle tariffe di utilizzo della pista di atletica "Isaia Di Cesare", nell'area di Piazza D'Armi, costruita con i finanziamenti di Protezione Civile, Regione Abruzzo, Comune dell'Aquila e Fondazione Carispaq, inaugurata nel 2014 e presentata come "una delle piste più performanti al mondo" dal sindaco Massimo Cialente.
Da allora son passati due anni e ancora non si sa chi gestirà definitivamente la struttura, oggi oggetto di proroga di affidamento temporaneo all'associazione sportiva Sam L'Aquila. Inizialmente si sarebbe dovuta affidare ad un unico gestore, insieme al campo di rugby, ma poi è stato deciso per un affidamento temporaneo per la sola pista, anche a causa delle mancate promesse del Coni – che ha donato solo 20mila euro per gli spogliatoi, anziché i promessi 100mila – e alla latitanza della donazione di 250mila euro da parte delle Monte dei Paschi di Siena, che dovrebbe finanziare la costruzione degli spogliatoi per il rugby.
Se ne è parlato nel corso di una lunga e aspra quinta Commissione "controllo e garanzia" del Comune dell'Aquila, alla presenza di un folto pubblico, composto principalmente da giovani sportivi dell'atletica leggera, che hanno persino inscenato una protesta silenziosa [leggi l'articolo].
Ciò che ha scatenato le polemiche è sostanzialmente la pubblicazione della delibera 130, approvata dalla giunta Cialente, che prevede la messa nero su bianco delle tariffe per l'utilizzo del campo, giudicate inappropriate dalla storica società del capoluogo Atletica L'Aquila.
La delibera richiama e recepisce alcuni principi generali previsti dalle normative nazionali e regionali: la garanzia di accesso allo sport per tutti i cittadini; l'utilizzo dell'avviso pubblico e l'individuazione delle "tariffe giuste", con la differenziazione del tariffario in base al tipo di utenza, utilizzando parametri di equità sociale. Secondo il consigliere del Nuovo Centrodestra Alessandro Piccinini, la delibera non rispetterebbe nessuno di questi criteri, perciò ha invitato l'Atletica L'Aquila, alla quale è iscritto, a valutare l'ipotesi persino di un ricorso al Tar sulle tariffe: "E' una procedura irrituale – ha evidenziato – non si possono fare trattative private con proroghe di mese in mese, peraltro con il cambio delle condizioni di partenza nella convenzione".
Gli ha risposto duramente l'assessora comunale all Sport Emanuela Iorio, che ha fatto intendere di poter modificare al ribasso le tariffe temporanee, ma non l'impostazione del bando di affidamento definitivo: "Abbiamo sondato tutte le altre realtà del Centro Italia – ha sottolineato – e anche quelle abruzzesi. A Pescara, ad esempio, i costi sono di molto maggiori. Che piaccia o no, il Comune dell'Aquila non può gestire impianti sportivi, per i noti problemi economici e di bilancio. In questi mesi sono stata bersaglio solo ed esclusivamente di una unica società (l'Atletica L'Aquila, ndr) ma non ci sto: chiunque reputi che le tariffe siano eccessive, è libero di rispondere al bando che apriremo, abbassare i costi e cimentarsi nel tentativo di sostenere economicamente la struttura".
Poi, l'affondo: "Il Comune ha bilanci pubblici, le società sportive no – ha dichiarato polemicamente l'assessora – mi piacerebbe sapere cosa se ne fa dei 40 euro al mese che le famiglie pagano per l'attività sportiva".
Dal punto di vista tecnico, la questione riguarda essenzialmente una scelta dirimente: far pagare l'accesso per persona o forfettariamente alle società sportive? Attualmente la delibera prevede il costo ad personam [leggi i dettagli], cui si oppone l'Atletica L'Aquila, che al momento invece paga 50 euro al mese per far correre i propri oltre 90 tesserati e tesserate, che sarebbe disposta a pagarne massimo 250 complessivamente al mese, e che secondo la delibera dovrebbe pagarne – al costo massimo, ovvero se tutti i tesserati presenti in tutti i giorni disponibili accedessero alla pista – 1.500-2.000 euro al mese.
Da un lato (quello della Sam), si affermano le difficoltà di una gestione temporanea – che impedisce la programmazione a medio e lungo termine – dall'altro lato, si lamentano avvallamenti della pista, mancanze negli spogliatoi e poca manutenzione. La voce di quest'ultima fazione è stata rappresentata, come nei giorni scorsi, dallo stesso Piccinini: "E' semplice – ha tuonato nel corso del suo intervento il consigliere di opposizione – il Comune deve porre in essere l'evidenza pubblica, revocare in autotutela e rifare la convenzione, individuando tariffe migliori e più giuste". Con lui tutto il centrodestra intervenuto – da Guido Liris (Fi) a Luigi D'Eramo (Ncs) – nonché, naturalmente, il presidente dell'Atletica L'Aquila Corrado Fischioni, e la presidente regionale della Federazione italiana di atletica leggera (Fidal), Concetta Balsorio.
Il problema è che la pista di atletica "Isaia Di Cesare" a Piazza D'Armi è insostenibile dal punto di vista economico, almeno per il giro e i numeri dell'atletica all'Aquila e, più in generale, per i numeri di una comunità e soprattutto di una amministrazione che vive forti difficoltà economiche.
Se a questo aggiungiamo i vincoli europei nei bilanci, l'eredità di tante (troppe) opere pubbliche donate nel post-sisma e sovradimensionate, una ipotetica gestione puramente pubblica dell'impianto all'Aquila diventa un'utopia, nonostante la proposta di "accollarsi la maggior parte delle spese sullo sport all'Aquila" formulata dal consigliere di maggioranza Ermanno Giorgi.
I 22mila metri quadri a Piazza D'Armi costano, secondo le stime, circa 6mila euro al mese di gestione, comprensivi di 500 euro mensili di affitto che la Sam paga per l'affitto della struttura al Comune dell'Aquila.
E quale associazione sportiva, senza fini di lucro, riuscirebbe a garantire la sostenibilità dell'impianto, in una città grande (piccola) come L'Aquila? Nessuna. Per questo, qualche giorno prima dell'affidamento dell'impianto alle quattro associazioni di atletica aquilane, una di loro si tirò indietro. E sempre la stessa – la Athletic Promotion – ha rinunciato all'affidamento una volta appreso di aver vinto il bando di gestione provvisoria della struttura.
Insomma, siamo di fronte all'ennesima opera pubblica, appesa alle donazioni post-sisma, di difficile – quando non proibitiva – gestione, che ha prima mostrato alla città oro luccicante, e poi evidenziato i problemi reali con cui si barcamenano le associazioni sportive, e non.