Giovedì, 14 Maggio 2015 13:23

Perché molti prof e studenti sono contrari ai test Invalsi?

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La controversa riforma della "buona scuola" è uno dei temi caldi di questa stagione politica. Dalle piazze ai social network, studenti e docenti hanno fatto sentire la loro voce sull'argomento.

La protesta ha coinvolto anche i Test Invalsi previsti nelle giornate del 6 e 7 maggio per la 1°a e 2°a elementare, del 12 maggio per il 2° superiore, e del 19 giugno per la 3°a media, in concomitanza con la prova nazionale. Scioperi, boicottaggi e diserzioni hanno caratterizzato i famosi Test. Se ne è parlato nei tg, nei giornali e sul web (con risvolti piuttosto divertenti ).

Ma siamo davvero sicuri di sapere di cosa si parli? 
Andiamo con ordine. 

Cos'è un test invalsi?

1) I Test INVALSI sono test standardizzati nazionali per la rilevazione degli apprendimenti che vengono somministrati agli studenti nelle seconde e quinte elementari, prime e terze medie e, da quest'anno, anche in tutte le seconde superiori

2) L'Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell'Istruzione (INVALSI) ha somministrato per la prima volta i test nell'anno scolastico 2007/2008, rendendoli valutabili dal 2009 in base ad una precisa griglia di valutazione 

3) Si tratta di test basati su domande di italiano (lettura e comprensione), matematica (aritmetica, geometria e statistica) e un questionario studente utile a raccogliere informazioni sulle caratteristiche degli alunni, sul loro contesto familiare, sulle attività che svolgono dentro e fuori la scuola

4) Servono per monitorare il Sistema nazionale d'Istruzione e confrontarlo con le altre realtà comunitarie ed europee e per valutare il livello di apprendimento delle diverse macro aree nazionali.

Già nel 2008 vi furono vigorose proteste riguardo all'introduzione di questo sistema di monitoraggio scolastico.

Perché studenti e professori protestano contro la somministrazione di questi test?

Il timore delle associazioni studentesche e dei sindacati degli insegnanti è che questi test possano in qualche modo aumentare il divario e il classismo tra le diverse scuole italiane. Il motivo per il quale quest'anno le contestazioni sono più accese degli anni precedenti è che i test INVALSI hanno avuto la funzione di "benzina sul fuoco", visto la protesta già accesissima riguardo la riforma della "Buona Scuola" del governo Renzi. Questa particolare situazione ha particolarmente accentuato la spaccatura tra istituzioni e studenti, uniti (e non succede così spesso) al corpo insegnanti.


I motivi sono i seguenti:

1) Secondo Rete degli Studenti, UdS (Unione degli Studenti) e Cgil, il metodo di valutazione dell'Invalsi è da abolire perché penalizzerebbe le forme più creative e personali di studio, appiattendo la "valutazione" su un'oggettività che stride con l'idea di una scuola per tutti. I test a risposta multipla non prevedono differenze tra i diversi indirizzi scolastici.

2) Il rischio di avere una didattica interamente finalizzata alle INVALSI, tralasciando le naturali e costruttive deviazione che ogni programma didattico possa percorrere

3) L'attribuzione di premi nel caso di scuole meritevoli e l'intervento su quelle svantaggiate potrebbe portare ad una spaccatura tra scuole di "serie A" e scuole di "serie B"

4) La questione di una "classifica" tra i diversi istituti può accrescere un subdolo classismo, che potrebbe ripercuotersi sulla vita degli studenti.

Come dicevamo, la diffidenza verso i test, coadiuvata dal malcontento suscitato dalla riforma della "Buona Scuola", ha portato agli scioperi di questi giorni, promossi dai Cobas e aspramente criticati dalle istituzioni governative. Gli stessi Sindacati avevano indetto uno sciopero con relative manifestazioni in tutte le piazze italiane. Il governo ha risposto con lo spostamento della somministrazione dei test al 6 e 7 maggio anziché rispettare le date previste del 5 e 6 maggio.

Lo spostamento delle date fissate è stato comunicato con una nota ufficiale inviata a tutte le scuole italiane: Il Ministero dell'Istruzione ha giustificato lo spostamento affermando che svolgere le prove nelle date inizialmente fissate non avrebbe assicurato la quantità di dati statistici necessari per garantire la validità scientifica degli studi condotti dall'Istituto di Ricerca.

La polemica è scoppiata immediatamente. Lo spostamento delle date è stato visto come una mossa antisindacale e autoritaria. In ogni caso il bilancio segna una significativa flessione nella partecipazione ai test. Il bilancio ufficiale dell'Istituto di valutazione ha rilevato una partecipazione complessiva del 77,36% (80,5, considerando le classi «campione»). Negli anni scorsi è arrivata al 95%.

Ultima modifica il Giovedì, 14 Maggio 2015 16:18

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