Giovedì, 28 Luglio 2016 18:01

Live App, Di Cesare attacca amministrazione 'indigena': "Oro in cambio di specchietti digitali"

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La morte di Live App, l'applicazione co-finanziata con più di 40mila euro di fondi pubblici (di cui 20mila del Comune dell'Aquila), non cessa di generare polemiche.

Prima, il reciproco scambio d'accuse tra l'associazione che l'ha realizzata e l'assessora al sociale del Comune dell'Aquila, Emanuela Di Giovambattista - che propose all'epoca il finanziamento - e che ha parlato, sempre su questo giornale, di fallimento di un progetto imprenditoriale privato. Poi, la presa di posizione del consigliere civico d'opposizione Ettore Di Cesare (Appello per L'Aquila che vogliamo) che ha pubblicato una nota su Facebook, "Lo story telling dello smart e gli specchietti digitali agli indigeni", dove non è difficile capire chi avrebbe interpretato la parte degli indigeni.

"L'assessora parla di un progetto imprenditoriale privato - scrive Di Cesare - definizione bizzarra visto che l'iniziativa era di un'associazione e non di un'azienda. Si proverebbe tenerezza se non si trattasse di soldi pubblici".

Stando alla nota del consigliere d'opposizione, viviamo in tempi in cui le narrazioni della Smart city, apps, co-working e le immancabili e miracolose start-up "'tirano', drenando "risorse pubbliche" tanto da spingere generalmente "migliaia di persone, per lo più ignoranti del settore, a riposizionarsi".

"A me parve immediatamente una cosa senza futuro, sostanza e utilità - continua nella nota Di Cesare - ma stetti zitto un po' perché non posso sempre fare la parte di quello che dice "non va bene", un po' perché è il mio campo professionale e a volte ho pudore a intervenire. La presentazione fu in grande stile, come al Moscone Center a San Francisco dove si presenta la Apple. Da noi aggiunsero anche graziose vallette che Apple non utilizza. Immagino la reazione dei componenti della nostra amministrazione: pure all'Aquila siamo innovativi! Il classico baratto di colombiana memoria: oro in cambio di specchietti digitali. Altre presentazioni, di altre iniziative, sempre sul tema start-up vengono riprese con enfasi e acriticamente dagli organi di informazione, tanto basta dire qualche parola smart, una keyword sul tema, un riferimento a qualche business angel e il gioco è fatto".

Ma per il Consigliere la vicenda Live App viene da più lontano: "Il provincialismo sul tema si evidenzia in maniera plastica sul cambio di carta intestata del Comune che ha voluto inserire il titolo di vincitrice come smart communities. Tutti sappiamo, perché ci viviamo, che non è affatto cosi ma tutto fa marketing (in questo caso politico). Un buon metodo per distinguere la fuffa dalle cose vere è diffidare delle mega presentazioni, degli annunci roboanti, di quelli che "la più innovativa ..." e delle scintillanti slide in power point".

Insomma, secondo Di Cesare all'amministrazione sarebbe bastato un'analisi economica di vecchio stampo per non investire in qualcosa che poi è risultato non sostenibile. "Se proprio non si vuole entrare nel merito delle iniziative - scrive il consigliere -  o non lo si è capaci, consiglio il vetusto metodo di valutazione della old economy: 'Tutto fico, d'accordo ma quali saranno le spese di avvio, di mantenimento e di aggiornamento? Con quali entrate saranno sostenute e da quali fonti? Quanti posti di lavoro verranno creati e con quali tipologie di contratti?'. Ammetto, domande un po' meno interessanti delle narrazioni di favolosi valori aziendali con fattore di moltiplicazione 1.000 rispetto al fatturato".

Probabilmente anche nell'idea stessa, Live App non era quel top che cercava di mostrare: troppo ampio il campo di servizi che voleva coprire in assenza, per di più, di infrastrutture che dovrebbero esistere a priori per non farla risultare, nella migliore delle ipotesi, la copia digitale delle pagine bianche. Ma anche in quel caso qualcuno avrebbe dovuto aggiornare i contenuti. Le cose sono andate diversamente.

"Al contrario - conclude il consigliere di Appello per L'Aquila che vogliamo - fa rabbia vedere che in giro ci sono concrete, interessanti e coraggiose iniziative di giovani che da anni dimostrano il proprio valore. Iniziative che si reggono a fatica grazie al sacrificio e al lavoro serio e quotidiano che evidentemente, ai giorni d'oggi, è fattore poco smart per ricevere attenzione e aiuto da parte del pubblico. E non solo nella nostra città" (A.T.)

 

Ultima modifica il Sabato, 30 Luglio 2016 09:47

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