C'era una volta la 'zona rossa', chiusa, controllata dai militari. Poi, le camionette sparirono e, con loro, molti dei varchi, per lo più divelti, che impedivano l'accesso in ampie zone del centro storico. Pian piano, si iniziarono a mettere in sicurezza alcune strade, la paura lasciò spazio alla voglia di rivivere il cuore della città, alcune zone, da rosse, divennero verdi e lì riaprirono le prime attività.
Poi, nel 2012, un nuovo sciame sismico spinse il sindaco Massimo Cialente a firmare una ordinanza (la n.65 del novembre 2012) con la quale chiudeva nuovamente tutto il centro storico per il rischio crolli, in attesa di nuove verifiche. Che si fecero, e andarono avanti fino al febbraio 2013: a seguito dei controlli, si procedette alla riapertura di alcune strade e piazze delimitando il resto. 'Zona rossa', chiusa, di nuovo.
Fino a qualche giorno fa, la cartografia ufficiale delle aree interdette al transito ricalcava le verifiche del 2013. Con il paradosso che alcune vie dichiarate zona verde già nel 2010, a metà agosto 2016 erano considerate, invece, 'zona rossa'. A dimostrarlo, la mappa resa pubblica dal gruppo consiliare 'Appello per L'Aquila che vogliamo' che, in giugno, aveva presentato una richiesta d'accesso agli atti. E dunque, molte vie in cui insistono abitazioni e studi tornati agibili erano ancora in zona rossa, un'area enorme pressoché priva di indicazioni o delimitazioni fisiche quali barriere o transenne tanto che molte strade vengono, ancora oggi, regolarmente percorse dalle auto, peraltro in entrambi i sensi, nella più totale assenza di regolamentazione.
Un pasticcio, "dovuto al fatto che sostanzialmente il Comune, da un certo punto in poi, non si è preoccupato più di aggiornare cosa fosse zona rossa e cosa no", la denuncia del gruppo civico. A dire che il centro storico dell'Aquila, ad esclusione di alcune arterie principali, da oltre 3 anni risultava interdetto a cittadini e turisti che invece lo attraversano tranquillamente. E ne avevamo già scritto su questo giornale, il 9 agosto scorso.
Una settimana fa, il terremoto che ha sconvolto il centro Italia ha riportato la questione al centro dell'agenda politica: a 48 ore dal sisma, il prefetto Alecci ha evidenziato, infatti, la necessità di dare corso a interventi per la reale messa in sicurezza "di vaste pari del centro cittadino" che, ha aggiunto, "presentano un tasso di pericolosità eccessivo".
Il sindaco Cialente ha ribadito, in ogni modo, che il centro storico dell'Aquila è sicuro, anche per inviare un messaggio rassicurante agli aquilani e ai tanti turisti che, finalmente, erano tornati a visitare la città. E d'altra parte, la zona rossa, in quanto tale, non è che sia necessariamente insicura. Sta di fatto che si è trovato costretto a riperimetrare la zona rossa con un'ordinanza che è stata pubblicata ieri, 31 agosto.
Un'ordinanza che rischia di scatenare un putiferio, che, a volte, la pezza è peggiore del buco.
Pubblicando la mappa aggiornata, infatti, il primo cittadino ha sottolineato che nelle prossime ore il Comune procederà a chiudere i varchi d'accesso alla zona rossa. Ha ricordato, poi, che violarla "è reato penale con ammenda sino a 500 euro. Vedrete edifici che costeggiano strade aperte, per esempio corso Umberto con la Biblioteca Provinciale, colorati in rosso. Questi edifici puntellati - ha spiegato il primo cittadino - continueranno ad essere monitorizzati anche settimanalmente".
Ma l'avete vista la carta aggiornata della zona rossa? L'avete studiata? Ebbene, seppure le aree interdette siano state ridotte del 35% - la percentuale l'ha fornita il sindaco in Consiglio comunale - cingono anche zone che sono abitate, dove insistono attività commerciali e produttive. Addirittura, è in zona rossa la palazzina che ospita la Soprintendenza, per intenderci, all'angolo tra via San Basilio e viale Duca degli Abruzzi. E così via Antinori dove, tra l'altro, si trova la redazione di NewsTown.
"Tra via Antinori, via Tre spighe e via Sant'Amico ci sono due palazzine abitate da almeno quattro anni e altre tre appena ricostruite: entro la fine dell'anno, insomma, saranno rientrate a casa una cinquantina di famiglie. E tutte in zona rossa", spiega la consigliera di circoscrizione (Ctp) del Centro Storico, Carla Cimoroni. "Sono rientrati cittadini anche lungo via del Guasto, via Collebrincioni e piazzetta della Misericordia, zona rossa", aggiunge Cimoroni. "Stessa cosa per alcuni palazzi ricostruiti e in parte abitati tra san Pietro, via Roma e via Cascina e tra via San Martino e via Cascina: colore rosso sulla cartina, nonostante siano rientrati dei cittadini". Per non parlare di alcune attività commerciali che, tra queste vie, hanno tirato su la saracinesca.
"Queste zone, erano già zona rossa", la replica di Cialente a NewsTown. "C'è scritto: divieto d'accesso", aggiunge. In realtà, segnali, in molte aree, non ci sono più, e così le famose transenne, varchi che interdivano il passaggio. "Verranno riposizionate", la promessa. E per i cittadini che abitano la zona rossa, per coloro che, come noi, lavorano in area interdetta? "Avrete un'autorizzazione ad hoc, che vi autorizzerà a passare, seguendo un percorso indicato, e, per i proprietari di bed and breakfast, saranno autorizzati, ovviamente, anche i clienti". D'altra parte, "quando sono tornato a casa, in via Chiarizia - sottolinea il primo cittadino - i palazzi, tutt'intorno, erano classificati E, e nessuno era puntellato tra l'altro. Erano spente persino le luci, e non le ho riaccese, perché non si dicesse che il sindaco aveva ripristinato l'illuminazione per casa sua. Poi, sono stati riparati due palazzi e gli inquilini, a quel punto, mi chiesero di ripristinarla. Abbiamo avuto le demolizioni, era una zona rossa, ma abitavamo lì e passavamo ogni giorno, a piedi, attraverso un percorso strettissimo. Era zona rossa ma, di fatto, ci vivevo e mi era assicurato il passaggio, senza pericoli. Oggi, leggo di cittadini che scrivono di essere in zona rossa: erano già, in zona rossa, che lo dovevo ricordare tutte le mattine? Se sono tornati a casa, è perché hanno ottenuto l'agibilità: sono rientrati, ma devono seguire alcune regole".
Tra le altre, leggiamo l'ordinanza, "coloro che accedono alle zone ristrette, benché autorizzati, devono porre estrema precauzione nella percorrenza con l’obbligo di transito al centro della viabilità ed evitare assembramenti o soste in prossimità di cornicioni e vicinanze degli immobili".
Chiaro? Mica tanto. Ci domandiamo: domattina, per andare a lavoro, dovremo essere autorizzati? E a chi andrà inoltrata, stasera stessa - a questo punto - la richiesta d'accesso? E come faremo, con i fornitori? E con gli ospiti che verranno in redazione per un'intervista? Saremo costretti a chiedere un'autorizzazione ogni volta o avremo una sorta di pass universale? Ancora, e chiediamo per i residenti: se avranno un amico a cena, come dovranno comportarsi? E domattina, uscendo di casa per andare al lavoro, rischiano la multa da 500 euro?
Che poi, come saranno istallate le transenne? Saranno removibili? Immaginiamo di sì, altrimenti chi consentirà l'accesso?
E se un calcinaccio dovesse caderci in testa, camminando lungo via Antinori, la responsabilità sarebbe nostra? E se ci fosse la necessità di far arrivare, in tutta fretta, un'autombulanza? Su via Antinori, potrebbe arrivare da via Garibaldi, certo: a leggere la mappa aggiornata, tuttavia, ci sono delle strade che paiono chiuse da entrambi i sensi d'accesso.
Domande banali, o forse no. Ce n'è una, però, cui andrà data subito risposta: "Domani stesso - ha spiegato il consigliere Ettore Di Cesare (Aplcv) a NewsTown - faremo una richiesta d'accesso agli atti per capire in base a quali atti sia stata riperimetrata la zona rossa: non per polemica, piuttosto per esercitare la nostra funzione di controllo".
In effetti, eccola la pezza che pare peggio del buco, la riperimetrazione sembra stata tracciata a matita, sulla mappa, senza tenere in debita considerazione gli edifici tornati agibili, e già abitati, le attività commerciali che si sono insediate in questi mesi, le attività produttive che animano il centro storico cittadino. Torniamo a via Antinori, la situazione che - per ovvie ragioni - conosciamo meglio: nel 2010, era area verde; oggi, al contrario, è zona rossa, seppure, lungo la via, non insistano cantieri aperti. E dunque, come mai è stata interdetta? Ci sono forse pericoli di crolli? Sarebbe giusto spiegarlo.
"Finalmente, si è deciso di tornare a gestire il centro storico", riconosce Di Cesare. "Fino a ieri, la zona rossa era disegnata con atto del 2012 aggiornato al 2014 e non si poteva certo dire - come ha fatto il sindaco - che tutto il centro storico fosse sicuro se un suo atto, vigente, indicava che che tutto la zona, in sintesi, fosse al contrario interdetta, eccetto l'asse centrale e via Garibaldi, fino a piazza Chiarino. Ora, da una non gestione - è innegabile che tutti entravano e parcheggiavano in zona rossa, non era indicato da nessuna parte che fosse zona rossa - spero si passi ad una gestione del centro storico. Con una riperimetrazione, però, che deve essere sensata, ragionata".
Di Cesare ribadisce di non ritenere che la zona rossa, in quanto tale, sia necessariamente insicura, "ma è evidente che limitarsi a ribadire la sicurezza del centro storico sia una semplificazione che una città come la nostra non può permettersi. Che questa situazione, poi, derivi anche dalla scelta che abbiamo più volte contestato di ricostruire 'a macchia di leopardo' è ormai chiaro alla maggior parte della popolazione e di chi visita la città".
E' necessario cominciare a gestire con intelligenza la situazione, conclude il consigliere d'opposizione, "considerando le esigenze della vivibilità e quelle della sicurezza e aggiornando costantemente verifiche e interventi di manutenzione. Si proceda, dunque, con una riperimetrazione che, ripeto, deve essere ragionata, dopo un'attenta ricognizione tecnica, segnalando chiaramente, invece che chiudere, le zone rosse. Si mettano in sicurezza le aree a rischio che si ritengono fondamentali per garantire il più possibile la vivibilità e la fruibilità del centro e si forniscano indicazioni chiare a cittadini e imprese della ricostruzione, rispetto, soprattutto, alle attività dei cantieri, con particolare riguardo alla movimentazione anche aerea di carichi pesanti".