Sabato, 24 Settembre 2016 13:18

Un mese dal terremoto, l'incertezza del futuro delle comunità colpite

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E' passato un mese dal 24 agosto, dove nella notte - tra le 3:36 e le 3:38 - la terra ha tremato per due interminabili minuti nei territori dell'Appennino Piceno-Laziale: Monti della Laga, Alta valle del Tronto e del Velino, Valnerina e Monti Sibillini, colpendo fortemente comuni nell'Alto Lazio, nelle Marche, in Umbria e in Abruzzo.

Il resto lo conosciamo: quasi 300 le vittime, borghi rasi al suolo ed intere comunità sconvolte. Nei territori colpiti, soprattutto quelli più montani, le temperature notturne non permettono più la residenza degli sfollati nei campi allestiti dalla Protezione Civile, o dagli abitanti stessi. Per questo già da settimane è iniziato un progressivo svuotamento delle tendopoli, che si sta esaurendo in queste ore anche nelle aree più affollate di Amatrice (Rieti), il comune più grande tra i sedici del cratere sismico.

Nel paese che ha pagato di più in termini di vittime, le persone assistite, secondo i report ufficiali, sono circa 800. Di queste circa 550 hanno richiesto un contributo di autonoma sistemazione (cas), 150 hanno ottenuto l'agibilità delle loro abitazioni, 40 si trovano all'Aquila negli alloggi del Progetto Case (costruiti dopo il terremoto del 2009), 16 in albergo.

Anche ad Accumoli (Rieti) le tendopoli si vanno via via svuotando dei (già pochi) sfollati che vi trovavano riparo.

Nelle Marche sono già state chiuse le tendopoli di Acquasanta Terme (Ascoli Piceno), e in alcune delle frazioni colpite di Arquata del Tronto (Ascoli Piceno), come Pescara del Tronto - paese totalmente crollato, e a rischio frana sulla Statale Salaria - e Spelonga di Arquata. 

Meno gravi, ma non per questo meno disagevoli, le situazioni dei comuni delle altre due regioni colpite: Umbria ed Abruzzo. In Umbria l'attenzione è tutta rivolta ai sismografi, considerando l'altissima frequenza di scosse che negli ultimi giorni sta investendo la Valnerina, intorno al comune di Norcia (Perugia).

In Abruzzo ci si concentra principalmente nei comuni intorno al Lago di Campotosto (L'Aquila), sia per quanto riguarda la verifica delle agibilità degli edifici pubblici e privati, sia per la conta di questi nuovi danni, considerando che nei casi dei tre comuni dell'aquilano, parliamo dello stesso cratere del sisma che colpì L'Aquila nell'aprile 2009.

Le verifiche di agibilità, fatte con la scheda Aedes e diffuse attraverso i bollettini del Dipartimento di Protezione Civile, sono iniziate il 29 agosto, partendo dagli edifici pubblici. Da allora ne sono state realizzate 754, di cui 648 sulle scuole: tra questi ultimi 466 sono stati ritenuti agibili (quasi il 72%). Il 5 settembre sono partiti anche i sopralluoghi sulle abitazioni private e finora sono 8185 le schede di valutazione compilate e acquisite che indicano 3835 edifici dichiarati agibili (quasi il 47%).

Per quanto riguarda i beni culturali, invece, sono 794 (al 22 settembre) gli immobili valutati in via speditiva da squadre di esperti del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo (Mibact), mentre 141 (al 22 settembre) sono state invece le verifiche condotte in modo più approfondito con il supporto di tecnici dei centri di competenza del Dipartimento.

E' ancora presto per capire il destino giudiziario delle inchieste aperte sui crolli, principalmente dalla Procura della Repubblica di Rieti. A proposito del crollo della scuola di Amatrice, tra quelli che più hanno fatto discutere, anticipato da questo giornale la sera del 24 agosto, gli "elementi di rilievo" emersi nel corso delle indagini della Guardia di finanza sui lavori che nel 2012 hanno interessato la "Romolo Capranica", sono stati rimessi al vaglio dell'Autorità anticorruzione "per le valutazioni circa la sussistenza di responsabilità alla luce del quadro normativo vigente".

Intanto, in attesa del moduli abitativi provvisori (map), annunciati per la prossima primavera, il commissario nominato per la ricostruzione, Vasco Errani (Pd), ha più volte ribadito in queste settimane che si ricostruirà nei paesi, sostanzialmente laddove vivevano le comunità fino alla fatale notte del sisma.

Al di là degli annunci, delle cifre, dei crolli e delle inchieste, l'elemento più complesso e difficile da comprendere in questo primo post-sisma è l'interpretazione di quello che sarà il futuro delle piccole comunità colpite.

E' questa la differenza principale (non l'unica) con il terremoto aquilano del 2009, che colpì un capoluogo di regione abitato e attraversato da studenti, servizi, uffici pubblici e privati.

Le cifre demografiche molto basse, in aree interne e montane da tempo in via di spopolamento, rappresenteranno un fattore fondamentale per valutare la ri-costruzione delle comunità terremotate.

Ultima modifica il Sabato, 24 Settembre 2016 15:57

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