E' noto da sempre che esistano interessi intrecciati e reciproci tra L'Aquila e Roma. In fondo, il capoluogo abruzzese dista un centinaio di chilometri dalla Capitale e, soprattutto dopo il sisma che ha colpito l'aquilano nel 2009, i soldi che corrono sulla A24 hanno un peso nettamente maggiore rispetto alle altre città di provincia vicine a Roma.
Come tanti sono gli interessi che molti romani hanno all'Aquila [viene in mente la nostra inchiesta sull'albergo aquilano di Mafia Capitale] e tantissimi i personaggi pubblici che prima lanciarsi sul piano romano (e nazionale) hanno fatto la "gavetta" aquilana. Si pensi agli incarichi di dirigenza nelle forze armate, ad esempio.
In questi giorni, l'ennesimo filone narrativo lega L'Aquila a Roma: i nomi di Raffaele Marra e di Giovanni D'Ercole. Il primo, come noto, è stato arrestato sabato scorso per corruzione: ex finanziere 44enne, è capo del personale del Comune di Roma, ritenuto vicino alla giunta Raggi, ma dirigente delle politiche abitative anche nella giunta Alemanno. E proprio in quella parentesi sono nate le indagini che l'hanno portato in carcere, generando la forte crisi della giunta pentastellata della Capitale.
Il secondo è un monsignore - noto negli ambienti televisivi Rai per aver condotto diverse trasmissioni - ed è stato nominato nel novembre 2009 vescovo ausiliare dell'Aquila, in supporto al vescovo Giuseppe Molinari (ebbene sì, L'Aquila aveva due vescovi) soprattutto per ciò che concerne la delicata gestione della ricostruzione post-sisma dei beni ecclesiastici.
I due sono legati da antica amicizia, e all'indomani dell'arresto di Marra il monsignore - attualmente vescovo di Ascoli Piceno, in una diocesi anch'essa vessata dai due recenti terremoti - ha scritto su Facebook di voler "pregare per lui", sottolineando come conosca il dirigente da anni: "L'ho presentato all'allora ministro dell'Agricoltura Gianni Alemanno per la sua professionalità e serietà".
E' proprio da quell'incontro che Marra avrebbe dunque iniziato a costruire la sua carriera da dirigente pubblico: viene nominato da Alemanno dirigente dell'Agenzia dello sviluppo del settore ippico, il cui capo allora era Federico Panzironi, noto alle cronache per Mafia Capitale e per la "parentopoli" della municipalizzata romana Ama.
Trasferitosi, come Panzironi, al Comune di Roma nell'era Alemanno, è stato ripreso non senza polemiche interne ad M5S da Virginia Raggi e sabato arrestato.
Quando le su citate polemiche sulla sua eventuale nomina al gabinetto del sindaco erano in auge, rilasciò un'intervista al Fatto Quotidiano, nella quale "confessò" di aver chiesto in passato un aiutino a D'Ercole per entrare nei servizi segreti. Il monsignore gli facilitò dunque un incontro con Alemanno, anch'egli un habitué dell'Aquila in quanto appassionato dell'arrampicata e del Gran Sasso. La vicenda è spiegata bene in un recente articolo di Fanpage, sui rapporti tra Marra e il direttore del Fatto Marco Travaglio.
E' di oggi, invece, un'intervista a D'Ercole da parte de Il Resto del Carlino, durante la quale l'ex vescovo dell'Aquila, già indagato e assolto in passato per la vicenda dei fondi per la ricostruzione sociale aquilana (i cosiddetti "Fondi Giovanardi") racconta che "il giovane Marra era amico di un sacerdote a me molto caro; venne da me diversi anni fa perché lo aiutassi nella scelta di lasciare la Guardia di Finanza ed entrare nel mondo della pubblica amministrazione. Amici che vivono nel mondo politico mi presentarono ad Alemanno perché era in grado di aiutare Raffaele in questo passaggio che a me pareva importante e da non fare a cuor leggero". Ma nella pubblica amministrazione non si accede per vie politiche (candidandosi) o partecipando a un concorso?
Ancora più esplicita la risposta alla domanda su una presunta raccomandazione: "Se questa la chiama raccomandazione le debbo dire che nella mia vita non so quanti ragazzi ho orientato e aiutato segnalandoli non perché fossero assunti ma perché avessero la possibilità di essere valutati nelle loro capacità".