L'intero articolato della legge regionale abruzzese n. 28/2018, ribattezzata, a suo tempo, "legge sull'Aquila capoluog"o, è incostituzionale perché "esprime una mera ipotesi politica, la cui fattibilità giuridica ed economico-finanziaria non è supportata neppure da una schematica relazione tecnica".
Lo ha stabilito la Consulta con la sentenza 227 depositata oggi (relatore Aldo Carosi). Secondo la Corte, sono incostituzionali le leggi-proclama regionali prive di copertura economico-finanziaria. La legge, in altri termini, è stata dichiarata incostituzionale per violazione del principio della necessaria copertura finanziaria, sancito dall'articolo 81 della Costituzione.
"Si tratta" si legge in una nota reperibile sul sito della Corte "di una rigorosa pronuncia che intende porre fine alla pratica di interventi legislativi privi dei presupposti costituzionali e delle risorse necessarie per fronteggiare gli interventi in essi contenuti".
La Consulta ha affermato che il principio della copertura "trova una delle principali ragioni proprio nell'esigenza di evitare leggi-proclama sul futuro, del tutto carenti di soluzioni attendibili e quindi inidonee al controllo democratico ex ante ed ex post degli elettori (si veda in proposito sentenza n. 184 del 2016)".
La precisazione, si legge ancora, "si ricollega al principio di rappresentanza democratica, posto a garanzia del cittadino, il quale ha diritto di essere informato sull'attendibilità della stima e sull'esistenza delle risorse destinate ad attuare le iniziative legislative e a confrontare le previsioni con i risultati in sede di rendicontazione".
La Corte ha concluso che "la copertura finanziaria delle spese deve indefettibilmente avere un fondamento giuridico, dal momento che, diversamente opinando, sarebbe sufficiente inserire qualsiasi numero (nel bilancio) per realizzare nuove e maggiori spese (sentenza n. 197 del 2019)".
In definitiva, secondo la Corte, l'intero articolato della legge dichiarata incostituzionale "esprime una mera ipotesi politica, la cui fattibilità giuridica ed economico-finanziaria non è supportata neppure da una schematica relazione tecnica. Ciò appare in evidente contraddizione con le radicali innovazioni organizzative e programmatiche, le quali comportano ictu oculi consistenti oneri finanziari".
Una legge voluta dal centrosinistra
La legge sull'Aquila capoluogo fu un'iniziativa della maggioranza di centrosinistra che sosteneva l'ex governatore Luciano D'Alfonso, in particolare dell'ex consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci.
Fin da quando il provvedimento venne annunciato e presentato alla stampa, tuttavia, molti non ne capirono il senso ("Ribadisce un'ovvietà") e giudicarono deboli le coperture finanziarie che la legge esplicitava a sostegno degli stanziamenti speciali previsti per L'Aquila.
Dopo un iter in commissione abbastanza travagliato, la legge venne approvata dal consiglio regionale in coda alla precedente legislatura, quando D'Alfonso si era già dimesso, ma venne subito impugnata dal consiglio dei ministri, che ravvisò le stesse carenze per le quali oggi è stata bocciata dalla Consulta.
Pietrucci (Pd): "Legge ostacolata in modi beceri"
“Il problema riguarda la copertura di carattere finanziario alla norma perché ci siamo trovati a cavallo delle elezioni. A dicembre 2018 abbiamo trovato la copertura, mentre bisognava riunire il Consiglio regionale tra gennaio e febbraio 2019 per la copertura delle annualità 2020 e 2021. Cosa che non è stata possibile per le elezioni regionali del 10 febbraio".
E' il commento alla sentenza della Consulta dell'ex consigliere regionale, primo estensore della legge, Pierpaolo Pietrucci.
"La legge purtroppo" scrive Pietrucci in una nota "è stata ostacolata nei modi più beceri visto che l’ho presentata nel 2014 ed è stata approvata solo nel 2019. Ma il via libera alla norma approvata insieme alla Grande Pescara, è poi giunto all’unanimità. Se c’è buona fede, mi auguro di sì, se si crede nella bontà di una legge che dia all’Aquila, come accade per Roma Capitale e altri capoluoghi regionali, una aliquota aggiuntiva in virtù dello status di capoluogo di regione, si può ripresentare risolvendo ed eliminando i difetti di natura tecnico finanziaria che hanno determinato l’intervento della Consulta”.
In tal senso, Pietrucci rivolge "un messaggio a tutti anche vista la presenza importante di quattro rappresentanti in consiglio regionale di diretta espressione del collegio aquilano mentre nella passata legislatura ero solo a difendere e sostenere gli interventi di questo territorio".
Biondi: "Norma scritta male ma si possono recuperare le risorse"
"La pronuncia della Corte Costituzionale sulla legge regionale per L'Aquila capoluogo, che ha bocciato la legge varata nell'estate 2018 dall'Emiciclo, deve diventare un'opportunità. Le risorse disponibili per questo territorio, non possono essere disperse".
Lo dichiara il sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi.
"Quella disposizione era evidentemente scritta male, forse con scopi propagandistici e funzionali alle elezioni regionali del febbraio scorso. Esistono, però, spazi di manovra per recuperare le somme provenienti dal gettito del bollo auto, quasi 800mila euro. Mi rendo fin da ora disponibile a contribuire alla stesura di nuovo testo per L'Aquila, qualora il Consiglio regionale intendesse adottarne uno nuovo".
"L'obiettivo non deve essere quello di ribadire il ruolo di capoluogo abruzzese della città dell'Aquila, ormai acclarato, ma piuttosto, fornire un'opportunità di sviluppo. In maniera congiunta e condivisa, superando le superficialità commesse nel recente passato, potrà essere individuato il percorso migliore per sancire il ruolo e definire la visione per L'Aquila capoluogo", conclude il primo cittadino.
D'Eramo (Lega): "Una presa in giro"
"Gli esponenti del Pd si affrettarono a definire quella legge storica. Oggi abbiamo una risposta: sì, sarà ricordata come storica, ma solo perché costituirà una pietra miliare nella lotta alla politica delle promesse, degli annunci, delle scatole vuote, dell'approssimazione e delle prese in giro".
Così il deputato aquilano Luigi D'Eramo, coordinatore regionale della Lega, commenta la bocciatura della Consulta sulla legge regionale 28 del 2018.
"La sentenza - commenta D'Eramo - è clamorosa nella sua chiarezza. Dice senza possibilità di replica che la legge esprime una mera ipotesi politica, non supportata da alcuna fattibilità giuridica ed economica, nemmeno minima. Una pietra tombale sulle leggi-proclama, del tutto prive di sostanza. Un affronto ai cittadini che sempre più spesso vengono messi di fronte a operazioni più di carattere mediatico che altro. La bocciatura di "L'Aquila capoluogo" è l'ennesima riprova dei disastri della precedente amministrazione regionale, che aveva fatto del provvedimento una bandiera - tutti ricorderanno l'annuncio di Luciano D'Alfonso sulla volontà di farne la prima legge in assoluto della legislatura, salvo poi approvarla solo in extremis in maniera rabberciata - e che invece ora viene duramente sconfessata. E' una sconfitta anche per il Pd aquilano, che mai, nei passati cinque anni, è stato in grado di assumere un solo provvedimento utile e strategico per la città dell'Aquila e il suo territorio. La Lega aveva già sottolineato più volte le tante lacune della legge, che era stata impugnata anche dal Consiglio dei Ministri. La Regione rispose parlando di "meri errori materiali". La realtà, come dimostra la Corte Costituzionale, è ben diversa: la legge è carta straccia. La Lega vuole fermamente invertire questa rotta e farà tesoro della sentenza della Consulta: mai più annunci vuoti, solo provvedimenti di sostanza, verificabili dai cittadini".
Santangelo (L'Aquila futura): "Finalmente il bluff è stato smascherato"
"L’intera legge su “L’Aquila Capoluogo”, approvata dal precedente governo regionale di centrosinistra è stata dichiarata incostituzionale. Finalmente viene riconosciuto che il provvedimento, fortemente voluto e sostenuto dall’ex Consigliere regionale Piepaolo Pietrucci, è una sorta di scatola vuota".
Questo il commento del vicepresidente vicario in Consiglio regionale, Roberto Santangelo.
"La Legge regionale n. 28/2018, approvata ad agosto, e sventolata ai quattro venti come un intervento che avrebbe inciso sulle sorti del capoluogo di Regione e sui comuni del comprensorio aquilano, è priva di qualsiasi fondamento economico-finanziario, è una enunciazione di intenti e buoni propositi per il futuro, una ricostruzione e la costruzione di un modello di sviluppo sul concetto dei benessere equo e sostenibile".
"L’Aquila e il territorio circostante non ha bisogno di leggi spot, ne di venditori di fumo – ha proseguito Santangelo – ma i cittadini hanno urgenza di interventi legislativi che abbiano la necessaria copertura economica e finanziaria per supportare interventi reali, concreti e innovativi che sappiano attrarre investitori e che rivitalizzino l’economia locale".
"Finalmente il bluff è stato scoperto e mi auguro che tutti mettano il massimo impegno possibile per evitare scivoloni di questa entità che certo non fanno bene alla nostra Città".
Fina (Pd): "Corte costituzionale non sia un alibi"
"Quanto stabilito dalla Corte costituzionale sulla legge sull'Aquila capoluogo non deve in nessun modo costituire un alibi politico".
Lo dichiara il segretario del Pd Abruzzo Michele Fina.
"Le dichiarazioni di esponenti aquilani della maggioranza regionale, dai toni demolitori - prosegue - destano invece il sospetto che si voglia aggirare il problema e che la componente aquilana della maggioranza, fedele alla comoda inerzia di tutta la Giunta e di tutta la maggioranza regionale, voglia evitare di confrontarsi e dare soluzioni a un nodo politico e amministrativo correttamente sollevato nella precedente legislatura dal centrosinistra: se cioè il capoluogo di regione, in virtù e a causa dei maggiori oneri e delle maggiori responsabilità che gli spettano in quanto centro amministrativo della regione, non abbia diritto a una quota aggiuntiva di risorse che occorrono per adempiere in maniera più efficiente alle sue funzioni".
"Che intende fare il governo regionale di Marsilio rispetto a questa richiesta, di limpido buon senso? Se non è d'accordo, può semplicemente stare fermo, lasciando morire il dispositivo dell'Aquila capoluogo assieme alle motivazioni che lo hanno animato; se invece, e occorrerebbe rivolgersi in primo luogo agli aquilani del centrodestra che oggi strepitano e fanno festa, concorda, è sufficiente correggere il provvedimento negli aspetti tecnico – finanziari e assegnare alla città capoluogo le giuste risorse", conclude Fina.
D'Alessandro (Italia Viva): "Centrodestra decida cosa fare"
“Se si fosse data copertura finanziaria oggi l’ordinamento regionale avrebbe la sua Legge sulle funzioni di L’Aquila Capoluogo, cosa che doveva garantire, nelle more del pronunciamento l’attuale maggioranza . Ora il punto è uno solo: il centrodestra decida se ritiene necessaria ed opportuna una Legge sul capoluogo di Regione o no".
Ad affermarlo è il deputato di Italia Viva Camillo D'Alessandro.