L'ultima udienza è fissata per lunedì 10 novembre: il collegio giudicante, ascoltate le ultime repliche della difesa affidate a Filippo Dinacci, legale di Bernardo De Bernardinis, e Franco Coppi, difensore di Giulio Selvaggi, si riunirà in Camera di consiglio per pronunciare, nel tardo pomeriggio, l'attesa sentenza di appello.
Una scelta che non è piaciuta affatto ai familiari delle vittime che speravano il Collegio si riunisse già nel pomeriggio di oggi. Fabrizia Ida Francabandera (uno dei due presidenti di sezione Penale) ha spiegato, però, che la Camera sarà lunga e complessa e, dunque, il collegio giudicante non vuole arrivarvi stanco.
Si avvia così a conclusione il processo d'appello ai 7 scienziati componenti la Commissione Grandi rischi che, riunita a L'Aquila il 31 marzo 2009, fornì 'false rassicurazioni' ai cittadini sullo sciame sismico in atto, poi seguito dalla terribile scossa del 6 aprile. Per questo, i membri della commissione sono stati condannati in primo grado a 6 anni di reclusione per omicidio colposo e lesioni.
Agli imputati si contesta la morte di 29 persone e il ferimento di altre quattro. Si tratta di personaggi molto noti nel mondo scientifico italiano: Franco Barberi, all’epoca presidente vicario della Commissione grandi rischi, Bernardo De Bernardinis, già vicecapo del settore tecnico del Dipartimento di Protezione civile, Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Istituto di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del Progetto Case, Claudio Eva, ordinario di fisica all’Università di Genova e Mauro Dolce, direttore ufficio rischio sismico di Protezione civile.
Al termine della requisitoria, il procuratore generale Romolo Como - che sostiene l'accusa e, tra l'altro, sta seguendo anche l'indagine parallela sull'ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso - ha chiesto la conferma della condanna a 6 anni escluendo, però, le pene accessorie disposte in primo grado: l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’interdizione legale. Como ha chiesto inoltre che venga accolto l'appello del pubblico ministero perché la morte di una anziana donna - per la quale, in primo grado, gli imputati erano stati assolti - venga riconosciuta come conseguente alle false rassicurazioni fornite dalla Commissione Grandi rischi.
Ascoltate le arringhe del legale difensore di Enzo Boschi, l'avvocato Marcello Melandri, di Francesco Petrelli che assiste invece Franco Barberi e di Filippo Dinacci, legale di Bernardo De Bernardinis e Mauro Dolce, il collegio giudicante, composto appunto da Fabrizia Ida Francabandera e dai consiglieri Carla De Matteis e Marco Flamini, ha ascoltato, stamane, l'intervento di Enzo Musco, che assiste Gian Michele Calvi. Era atteso anche Alfredo Biondi, legale di Claudio Eva, assente però per gravi motivi di salute.
Musco ha iniziato ricordando le severe critiche degli esperti alla sentenza di primo grado. "Studiosi in ogni angolo del mondo hanno denunciato la pericolosa deriva interpretativa e l'anomalia delle argomentazioni del giudice monocratico. C'è stato un coro di prese di posizione critiche", ha sottolineato.
Nell'arringa, l'avvocato ha provato a smontare il concetto di cooperazione corposa che - ha sottolineato - "tiene avvinghiate tutte le posizioni degli imputati. Al contrario, se non c'è violazione di una regola cautelare non può esserci mai colpa. E' il caso del professor Calvi: non è un sismologo, è un ingegnere che si occupa di sisma e che svolge, dunque, una funzione profondamente diversa dai sismologi. Il professor Calvi - nel corso del suo interrogatorio - ha spiegato che, il 31 marzo, si è tenuta una riunione di sostanza: è arrivato a L'Aquila e gli sono stati forniti alcune informazioni riferite al momento. In base ai dati ricevuti, ha analizzato scientificamente i possibili effetti delle scosse sul costruito, su parametri di accellerazione e spostamento. Visto che le scosse non avevano, fino ad allora, superato il grado 4 della scala Richter, il professor Calvi non ha fatto altro che sottolineare che, allo stato dei fatti, non si sarebbero registrati danni rilevanti alle strutture sensibili".
Inoltre, Calvi sarebbe rimasto "lontano dalle conferenze stampe, senza avere alcun dialogo con i giornalisti. Questi sono i dati fattuali, e la fattualità è ineliminabile", ha ribadito Musco. "Volete davvero condannare un futuro premio Nobel a 6 anni per aver fornito un parere scientifico. Qual è la regola cautelare che il professore ha violato per meritare la condanna?".
"Siamo dinanzi ad un giudizio di colpa senza colpa", ha incalzato il legale. "La rappresentazione sociale è stata inventata dalla Procura attraverso un colpo di genio dei pubblici ministeri. Come dato causale però, doveva preesistere al terremoto: se è stata inventata dopo, è gravissimo perché si sta condannando qualcuno in violazione delle norme Costituzionali che garantiscono i diritti di tutti".
A conclusione dell'arringa, l'avvocato Musco ha chiesto il proscioglimento del suo assistito.
Piuttosto breve la replica del procuratore generale. Romolo Como ha innanzitutto lamentato il modo con cui gli avvocati della difesa e l'avvocatura dello Stato hanno 'raccontato' la sentenza di I° grado. "Certi termini che ho sentito sulla sentenza sono inaccettabili: 'sentenza raccapricciante, squinternata, non potrebbe reggere un giudizio di legittimità in Cassazione'. Ci sono state critiche esterne, sono stati organizzati dei convegni, anche da parte di illustri colleghi che devono rimanere, però, fuori dal processo. Si è arrivati persino a definire criminale il comportamento di qualche giornalista che, più o meno correttamente, faceva il suo lavoro: sembra quasi sia loro la colpa delle morti delle persone".
Como è entrato poi nel merito della sentenza: "La sentenza di I° grado, se pecca, è nell'aver approfondito troppo dei profili giuridici che avrebbero dovuto mantenersi su di un piano più concreto: il nesso causale rispetto all'evento morte, non rispetto alla previsione del terremoto. La Commissione di previsione e prevenzione dei Grandi Rischi, amo definirla senza abbreviazione, come tale era stata convocata e ampiamente pubblicizzata, come tale si era riunita. Ne erano consapevoli tutti gli imputati. E come tale venne percepita, dai mass media e dalla popolazione spaventata. Ciò che conta è il ruolo che è stato assunto e il comportamento che si è tenuto: lì vanno identificati i profili di colpa".
Qual è dunque il profilo di colpa? "Non aver valutato ed evidenziato, nella reale portata, il rischio sismico. La colpa è nella valutazione superficiale. Con la storia dello scarico d'energia, tirata fuori non si capisce bene come e mai smentita. Nel verbale ufficiale redatto dopo il terremoto, ribadisco dopo il terremoto, scompare la tesi dello scarico d'energia: e nessuno ricordava di averne parlato, di averne discusso, anche perché si trattava - a dire degli imputati - di una 'boiata pazzesca' e l'ambiente scientifico ne era assolutamente consapevole. Non ne era consapevole la popolazione preoccupata, però. Nessuno fece nulla per smentire la falsa teoria dello scarico d'energia. Si sono create false illusioni con una teoria che non era affatto fondata dal punto di vista scientifico. Perché non è stato detto, nel corso della riunione della Commissione? Perché non è stato detto dinanzi al sindaco Cialente e all'assessora Stati?".
La sostanza è questa: la superficialità mostrata dai membri della Commissione che, ivnece, erano considerati assolutamente credibili dalla popolazione.
Conclusa la replica del procuratore generale, la parola è andata poi agli avvocati delle parti civili e delle difese. Ora, non resta che attendere l'ultima udienza: lunedì 10 novembre, sapremo se il collegio giudicante accoglierà la richiesta del procuratore generale confermando, dunque, le condanne a 6 anni di reclusione per omicidio colposo e lesioni.
Il processo d'appello raccontato da NewsTown
10 ottobre, La prima udienza: Il procuratore generale chiede la conferma della condanna
17 e 18 ottobre, Parlano le parti civili e iniziano le arringhe delle difese: Non si riunì Commissione, fu riunione di singoli
24 ottobre, spazio ancora alle difese: La colpa è della stampa, a rassicurare furono i giornalisti