Il processo legato all'inchiesta-madre do ut des ancora non parte a causa di alcuni difetti di notifica, ma i suoi sviluppi investigativi hanno prodotto un'altra, nuova inchiesta della Procura dell'Aquila dal nome sempre in lingua latina: redde rationem.
Siamo infatti sempre nell'ambito dell'affidamento dei puntellamenti di alcuni palazzi del centro storico dell'Aquila poco dopo il sisma del 2009, ed alcuni protagonisti restano gli stessi. Al centro delle indagini c'è ancora l'ex assessore comunale della Giunta Tempesta Pierluigi Tancredi che si è sempre difeso non negando la sua attività di brokeraggio, per svolgere più liberamente la quale nell'agosto del 2010 si è dimesso anche da Consigliere comunale.
Anche dopo questo ennesimo coinvolgimento l' avvocato Maurizio Dionisio, contattato da NewsTown, difende così il suo assistito: "A L'Aquila subito dopo il terremoto moltissime persone hanno avviato attività di intermediazione tra chi offriva il servizio imprenditoriale della ricostruzione e chi necessitava di tale servizio. Il codice civile la chiama 'mediazione', ed è quello che Tancredi faceva insieme a un centinaio di persone: ovvero metteva in contatto imprenditori e persone danneggiate dal sisma. Dimostreremo che questo non è un reato contrariamente a quello che ritiene la Procura".
Gli appalti per i puntellamenti d'altronde erano ad affidamento diretto: "La stessa normativa - spiega Dionisi a NewsTown - è parzialmente sottratta alle regole ferree degli appalti pubblici. Vi è una sorta di discrezionalità nella scelta delle ditte costruttrici. Ecco perché riteniamo che talune fattispecie contestate dalla Procura non sussitono".
Qualcosa di simile a quanto sta accadendo con la ricostruzione privata in generale, che - pur con fondi pubblici - risponde in definitiva alle regole del diritto privatistico perché così ha deciso il legislatore.
L'avvocato di Tancredi non si pronuncia però sulle intercettazioni fuoriuscite dalle nuove indagini che vedrebbero l'ex assessore ricattare la ditta Dipe costruzioni chiedendo 2-3mila euro in cambio del suo silenzio: "E' difficile fare valutazioni - continua l'avvocato, peraltro al rientro dalle ferie - perché non conosciamo l'apparato accusatorio se non per le piccole indiscrezioni e le pubblicazioni conseguenti alla conferenza stampa".
Eppure l'elemento aggiuntivo, non di poco conto, di questa nuova inchiesta sarebbe proprio questo non-detto emerso in un'intercettazione in cui verrebbe fuori una forma di patto segreto tra l'ex politico e mondo dell'imprenditoria: "Io ho tenuto il punto fino alla fine", rinfaccia Tancredi a Mauro Pellegrini della Steda Costruzioni (anche lui indagato) durante un'intercettazione ambientale, riferendeosi agli interrogatori con gli inquirenti. Ed è per continuare a tenere questo "punto" , stando sempre alle intercettazioni, che Tancredi vorrebbe dei soldi, "altrimenti scoppio" dice.
Cosa non avrebbe (ancora) detto, insomma, l'ex assessore di Forza Italia agli inquirenti?
L'interrogatorio di garanzia è previsto per il prossimo 29 luglio.