Pierluigi Tancredi, coinvolto nella nuova inchiesta della Procura aquilana 'redde rationem' insieme ad altri 18 indagati, ha parlato per almeno un'ora durante l'interrogatorio di garanzia davanti il Gip Giuseppe Romano Gargarella.
"Il punto più importante - ha dichiarato il suo avvocato Antonio Milo - è l'estorsione che poi avrebbe legittimato l'adozione della misura cautelare. Estorsione che è stata contestata puntualmente, sono state indicate delle circostanze di fatto sulle quali il Pm dovrà fare delle verifiche in maniera più dettagliata"
"L'interrogatorio - ha proseguito l'avvocato della difesa - è stato chiaro, esaustivo, particolareggiato. Il PM ora verificherà le circostanze addotte a discolpa da Tancredi, oltre non possiamo dire per esigenze di segreto istruttorio. Abbiamo avanzato richiesta di sostituzione della misura degli arresti domiciliari, il Pm si è riservato di dare il parere domani mattina".
"Sono state dichiarazioni importanti per la nostra difesa", ha concluso Antonio Milo.
Tancredi è stato il primo degli indagati raggiunto dalle misure restrittive, ad essere interrogato. Nell'arco della mattinata appariranno davanti al giudice Maurizio Polesini e Andrea Polesini, originari di Montorio al Vomano (Te), rappresentanti della Edilcostruzioni Group Srl, Mauro Pellegrini e Giancarlo Di Persio, dell'impresa Dipe Costruzioni, tutti ai domiciliari, e Nicola Santoro che ha l'ordine di obbligo di dimora.
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Il secondo ad uscire dall'aula degli interrogatori è stato Mauro Pellegrini della dipe Costruzioni assistito dall'avvocato Massimo Carosi: "L'interrogatorio è stato soddisfacente - ha dichiarato l'avvocato - abbiamo dando spiegazioni anche su cose che non ci venivano richieste e credo che abbiamo contribuito a fare richiesta su questa vicenda che in realtà non è molto ingarbugliata".
Poi è stato il turno di Giancalro di Persio sempre della Dipe Costruzione indagato per truffa per i giunti in meno che - secondo gli inquirenti - sarebbero stati posti nei puntellamenti rispetto a quelli dichiarati: "Abbiamo deciso di non rispondere - ha specificato il suo avvocato Riccardo Lopardi - perché riteniamo di non aver niente da temere. Del resto è un inchiesta che è in piedi dal 2010 per cui era stata già fatta una richiesta di archiviazione e quindi riteniamo che in realtà non ci siano stati elementi ulteriori".
"Per quanto riguarda la perizia che è stata fatta dal PM - ha continuato Lopardi - si tratta di una perizia di parte che lascia il tempo che trova. Vedremo quali saranno gli sviluppi della causa, in caso servirà, faremo una perizia in contraddittorio, anche perché non è facile a distanza di anni dire cosa è stato fatto senza che ci sia il concorso di chi a ha fatto quei lavori".