Regalie, migliorie e falsi progettuali, per un ammontare di ben 900mila euro, nei lavori di ristrutturazione in cambio dell'appalto. E' la nuova inchiesta all'Aquila su presunte irregolarità relative ai lavori di ricostruzione del post sisma.
L'indagine, condotta dai carabinieri del Noe e diretta dal sostituto procuratore della Repubblica all'Aquila Antonietta Picardi, conta sei indagati per una presunta truffa ai danni dello Stato riguardante uno dei palazzi storici che affaccia sui "quattro cantoni", Palazzo Ciolina (nella foto), multiproprietà privata e collocato su Corso Vittorio Emanuele, adiacente alla sede del Comune dell'Aquila a Palazzo Fibbioni.
In particolare, nel mirino degli inquirenti è finita la ditta Cingoli, di Teramo, che sta completando gli interventi all'interno e all'esterno dell'edificio, per un contributo complessivo di 23 milioni di euro. L'impresa avrebbe effettuato migliorie per 900mila euro, d'accordo con alcuni tra i proprietari dei locali nell'edificio. La cifra, pagata con i contributi per la ricostruzione, sarebbe poi stata recuperata attraverso "falsi progettuali" che avrebbero gonfiato il contributo per la ricostruzione dell'edificio. Per questo, gli inquirenti hanno effettuato perquisizioni e acquisizioni di documenti sia nella sede legale della società, sia presso il Comune dell'Aquila dove sono stati depositati i progetti che hanno avuto accesso al contributo.
Tra gli indagati, secondo quanto appreso da NewsTown, ci sarebbe anche l'avvocata Paola Bellisari, che figura tra i proprietari dell'edificio, e che risulta già indagata dal maggio scorso per un presunto indebito contributo per la ricostruzione di una casa a Pettino [leggi l'articolo]. Trattandosi di ricostruzione privata, non figurerebbero nel registro degli indagati dirigenti pubblici o politici, ma alcuni proprietari degli appartamenti, tra cui Vincenzo Ciolina, che è anche direttore dei lavori.
L'indagine è nata dalle intercettazioni telefoniche e ambientali nell'ambito di un'altra inchiesta, Redde Rationem [leggi gli articoli], relativa a presunte tangenti nei puntellamenti di alcuni edifici aquilani. In questo filone finirono ai domiciliari cinque persone, un'altra ebbe l'obbligo di dimora, mentre 13 furono gli avvisi di garanzia. Nessuno di loro è tuttavia tra gli indagati per la presunta truffa di Palazzo Ciolina.
A prescindere dalla colpevolezza o meno degli indagati - che dovrà essere dimostrata nell'eventuale processo - la vicenda mette in luce una delle grandi criticità della ricostruzione post-sisma all'Aquila e nel cratere: la mancanza di una legge che regoli organicamente la ricostruzione privata.
Infatti, le indagini sono scattate perché l'impresa avrebbe recuperato i soldi delle migliorie non dovute con i soldi pubblici della ricostruzione, ma non esiste, a sei anni e mezzo dal terremoto, la configurazione del reato di "corruzione tra privati", paradigma secondo il quale i grandi appalti della ricostruzione privata possono venire assegnati a imprese che offrono somme aggiuntive da destinare ai proprietari degli edifici da ricostruire o a migliorie non necessarie o non previste all'interno degli stessi.
In questo senso, si ha gioco facile anche dal punto di vista dell'evasione dei controlli: l'organico (ridotto) del Comune dell'Aquila, infatti, riesce solo ad effettuare verifiche documentali, sulla base delle carte presentate per i progetti, senza potersi recare in cantiere per verificare l'effettivo andamento nella realizzazione dei lavori.