Venerdì, 19 Settembre 2014 11:17

Ex Otefal: nel silenzio, 172 posti di lavoro rischiano di andare in fumo

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L'avevamo scritto poco più di un mese fa. Un'altra pesante tegola sta per abbattersi sull'industria aquilana. Le speranze dei 172 lavoratori dello stabilimento dell'ex Otefal, specializzato nella produzione di laminati, che poco più di un anno fa era stato rilevato dai siriani della Madar, sono infatti appese ad un filo. E' andata deserta anche la terza asta per la vendita: in fumo, le manifestazioni di interesse arrivate da una cordata spagnola e da un gruppo industriale indiano. Lo spettro è la liquidazione: si deciderà in questi giorni. 

Oramai, dunque, è una vera e propria corsa contro il tempo per salvare lo stabilimento e i 172 lavoratori in mobilità. Un eventuale fallimento sarebbe un colpo durissimo per il già disastrato tessuto socio-economico del territorio.

In agosto, andata deserta la terza asta, avevamo dato voce all'accorato appello dei sindacati: "E' ora che la politica si dia da fare, visto che ci sono 172 lavoratori, per lo più giovani, in mobilità", avevano denunciato Clara Ciuca della Uil. "Quello che si prospetta è un vero e proprio allarme sociale". Ad oggi però soltanto silenzio avvolge lo stabilimento aquilano e, con il destino dell'azienda, il futuro di 172 famiglie aquilane. 

Come si è arrivati all'impasse di questi mesi? "La Madar" aveva spiegato già in agosto il segretario provinciale della Fim-Cisl Gino Mattuccilli "era subentrata poco più di un anno fa prendendo in affitto il capannone, che era in concordato preventivo dopo l’uscita di scena della vecchia proprietà, la Pozzoli di Bergamo. L’affitto del ramo d’azienda, secondo le intenzioni manifestate inizialmente dal gruppo, avrebbe dovuto rappresentare il primo passo verso l’acquisto definitivo dell’immobile". Cosa che, però, non è avvenuta.

Per spiegare le cause di questo fallimento non basta invocare la crisi economica e la diminuzione delle commesse. Secondo Mattuccilli, alla base di tutto ci sarebbe anche una serie di errori manageriali. L'ex Otefal produce infatti lastre di alluminio destinate prevalentemente alla produzione di tapparelle e avvolgibili. Il primo errore commesso dal gruppo siriano è stato quello di aver usato i macchinari presenti all'interno dello stabilimento, tarati per fabbricare lamine dello spessore di 3 millimetri, per produrre lastre dallo spessore ancor più sottile (0,3 millimetri). Obiettivo impossibile da raggiungere utilizzando le medesime apparecchiature.

Inoltre, l'azienda avrebbe scontato anche delle differenze culturali e dei gap in termini di conoscenza e di esperienza industriale. La Madar, infatti, ha stabilimenti diffusi soprattutto in Turchia, Asia Minore e Nord Africa. Paesi e contesti territoriali molto diversi dall'Italia e dall'Europa, nei quali vigono norme sulla sicurezza, sull'organizzazione del lavoro e sulla gestione aziendale molto distanti dalle nostre.

Come se tutto ciò non bastasse, infine, è arrivata, qualche mese fa, anche una sanzione da 4milioni di euro comminata in seguito ad alcuni accertamenti fatti della Guardia di Finanza, in seguito ai quali è emerso che l'azienda avrebbe evaso l'Iva per centinaia di migliaia di euro.

Ed ora? Come detto, tre aste per la vendita dello stabilimento sono andate deserte. A breve il curatore fallimentare Omero Martella dovrà riunire il comitato dei creditori e, in quella sede, decidere se procedere con una nuova asta - sarebbe la quarta - o se andare a liquidazione.  

Stando ad alcune voci, la cordata spagnola che si era detta interessata all'acquisto sarebbe pronta a tornare alla carica. Si tratta soltanto di voci, però. A confermarlo è proprio Omer Martella, al quotidiano 'Il Centro' stamane in edicola: "La realtà, è che a due anni e mezzo dall'ingresso nel concordato preventivo, non fanno altro che circolare ipotesi su eventuali imprenditori interessati, provenienti dalle più disparate località del mondo, ma nella sostanza non c'è nulla. La svolta per i lavoratori ci sarà solo quando avremo davanti un compratore serio, e soprattutto intenzionato a metter mano al portafoglio".

Ad oggi, non se ne vedono all'orizzone. Eppure, il mercato dell'alluminio, in cui la Otefal è specializzata, è un settore assolutamente solido. Possibile non ci siano compratori interessati? Stando al sindacato, il fatto che siano andate deserte ben tre aste potrebbe nascondere - in realtà - la volontà di smantellare definitivamente il sito, smembrando e svendendo le apparecchiature e i macchinari.

E le istituzioni? Per ora, nessuno ha inteso intervenire per salvare il posto di lavoro a 172 persone. Non se ne comprende davvero il motivo.

 

Ultima modifica il Venerdì, 19 Settembre 2014 13:38

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