Il decreto per la proroga del contratto di Paolo Esposito è arrivato solo oggi, 14 marzo, alla Corte dei Conti di Roma.
E' questa la novità, negativa per i tempi della ricostruzione post-sisma dei 56 comuni del cratere abruzzese, appresa da NewsTown alla vigilia dell'assemblea dei sindaci, indetta per domani, e a più di due mesi dalla firma del contratto stesso [leggi l'articolo].
Della vicenda abbiamo scritto il 1 marzo scorso: la proroga di tre anni del titolare dell'Ufficio speciale per la ricostruzione del cratere (Usrc), Paolo Esposito, è stata firmata con Decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri (dpcm) il 9 gennaio scorso, ma ancora non viene vidimato dalla Sezione centrale di controllo di legittimità su atti del Governo e delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti. Quest'ultima ha sessanta giorni di tempo per certificare la regolarità del contratto o chiedere integrazioni al governo stesso.
La questione non riguarda solo una mera prassi burocratico-amministrativa: nonostante abbia di fatto ottenuto una proroga dal 1 gennaio scorso, Esposito da allora sta svolgendo solo l'ordinaria amministrazione all'interno dell'ufficio speciale, non avendo il potere di firma sugli atti di rilevanza economica, come il trasferimento dei fondi per il pagamento dei lavori di ricostruzione nei comuni. Una situazione che, di fatto, ha bloccato la filiera della ricostruzione, con alcuni comuni rimasti con le casse vuote - in particolare San Demetrio ne' Vestini e Goriano Sicoli - con l'acqua alla gola per il pagamento dei Sal (Stato di avanzamento dei lavori) alle imprese, con l'impossibilità a istruire e impegnare le pratiche di una ricostruzione che, già di suo, è proceduta finora costante ma lenta.
Il Dpcm è passato al vaglio dell'Ufficio centrale del bilancio della Ragioneria dello stato (Ministero dell'Economia) e dunque arrivato solo oggi alla Corte dei Conti. Ma si potevano accelerare i tempi? Secondo alcune interpretazioni sì, vagliando la regolarità della proroga prima della scadenza. Secondo altri, invece, l'iter starebbe seguendo il suo andamento naturale. Rimane un dato di fatto: i tempi burocratici naturali sono comunque troppo lunghi per un documento così importante, che tiene appeso a un filo la ricostruzione di un intero territorio.
Il governo, con un'attenzione diversa, avrebbe potuto abbreviare i tempi della burocrazia? E, in caso di risposta negativa, avrebbe potuto predisporre una proroga al contratto - analoga a quella redatta per il mese di dicembre - che avrebbe garantito il potere di firma di Esposito?