Ridisegnare un nuovo modello sostenibile di Servizio Sanitario Regionale, per "competere" con quelli delle Regioni più avanzate e porsi come riferimento per altre aree del Paese, economicamente e socialmente affini all'Abruzzo.
E' la mission del nuovo "Piano di riqualificazione del sistema sanitario abruzzese 2016-2018", approvato con decreto del Commissario ad acta per la Sanità, il presidente Luciano D'Alfonso. Lo strumento programmatorio è stato presentato giovedì scorso, a Pescara, dall'assessore regionale alla programmazione sanitaria Silvio Paolucci. E non ha mancato di scatenare polemiche.
A scagliarsi contro il piano è stato l'assessore Andrea Gerosolimo che, a margine della conferenza stampa, ha inviato alla stampa una nota durissima, firmata con i consiglieri Mario Olivieri e Maurizio Di Nicola. "Non è assolutamente ipotizzabile che si concepisca una sanità di livello elevato per alcuni territori della Regione e, invece, si pretenda di propinare servizi sanitari di livello inferiore in altri ambiti del territorio regionale, così come non è accettabile che alcune aree possano essere condannate alla totale marginalizzazione", hanno sottolineato gli esponenti della maggioranza di centrosinistra. "Ci sono territori della nostra Regione che, con il piano di riqualificazione del Servizio sanitario regionale, adottato dal commissario ad acta, peraltro senza alcuna possibilità di confronto in sede politica, non vedono in alcun modo garantito il diritto alla salute, tutelato dalle norme fondamentali dell’ordinamento".
Poi, è stato il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente a scagliarsi contro il piano che rende manifesta la volontà di istruire un solo presidio di secondo livello, un hub ad alta specializzazione, con la connessione funzionale degli ospedali di Chieti e Pescara, e il San Salvatore 'relegato' a presidio di primo livello. "Se si pensa di riorganizzare nascondendosi dietro scelte fatte, a quanto ne so, da funzionari, con l'avallo dell'assessore Paolucci e del presidente D'Alfonso, auguri! E' impensabile che si ragioni senza la condivisione con la politica e con i decisori", ha detto il sindaco a Stefano Dascoli del Messaggero. "Qui c'è stata l'assoluta mancanza di passaggi politici: è un problema in primis del Pd", l'affondo del primo cittadino. Che poi - come aveva già dichiarato a NewsTown un paio di settimane fa - ha confermato di voler chiedere un incontro al ministro Lorenzin.
"Troppo tardi, i buoi sono già scappati dalla stalla", hanno risposto stamane, in conferenza stampa, i consiglieri di centrodestra Giorgio De Matteis, Guido Quintino Liris e Roberto Tinari. "Oltre le lamentele del sedicente sindaco dell'Aquila che ora se la prende con il Pd regionale - ha sottolineato De Matteis - è chiaro che quanto sta accadendo non può giustificarsi così. Avevamo anticipato che c'erano questioni serie da affrontare, nel merito della riorganizzazione delle unità operative complesse e, più in generale, della rete ospedaliera regionale. Ci hanno dato dei gufi: evidentemente, avevamo ragione".
De Matteis ha spiegato che indietro, oramai, non si torna. "E' stata confezionata una bella 'furbata': il Piano è stato predisposto con un provvedimento del Commissario ad acta, non con un disegno di legge. Significa che non passerà in Giunta, non passerà in Commissione e non passerà in Consiglio: il decreto è del commissario e, dunque, è saltata la fase di concertazione e discussione. E' legge, oramai". Nel Piano sanitario non si accenna alla Asl unica, non si accenna alla doppia azienda regionale e, sul decreto Lorenzin, si rimanda, semplicemente, ad una fase successiva, "con l'intendimento, però, di istruire un solo hub di secondo livello, ad alta specializzazione. Per i nosocomi di L'Aquila e Teramo c'è il contentino, la presa in giro: la discussione è rimandata, nell'attesa di uno studio di fattibilità per l'ospedale di secondo livello. Intanto, l'indicazione è chiarissima e, d'altra parte, era già emersa a leggere con attenzione la riorganizzazione delle unità operative complesse negli ospedali regionali".
Tutto deciso - aggiunge De Matteis - "nel silenzio del vice presidente della Giunta regionale Giovanni Lolli e del consigliere Pierpaolo Pietrucci, con il sindaco Cialente che ora sbraita per non essere stato coinvolto: strano, immagino abbia parlato con Paolucci e D'Alfonso quanto si è trattato di indicare Rinaldo Tordera a manager della Asl 1. Sulla riorganizzazione della rete ospedaliera, invece, non c'è stata alcuna discussione". Tra l'altro, "a pagina 19 del Piano sanitario è scritto, nero su bianco, che l'Ospedale dell'Aquila è quello che riesce ad attrarre più pazienti da fuori Regione, oltre il 50% della mobilità attiva della rete abruzzese. E nonostante le 'attenzioni' della Corte dei Conti, la Asl aquilana resta quella con il miglior bilancio tra le quattro aziende regionali. Forse proprio per questo, la Regione ha deciso di bastonare il nostro Ospedale. A dimostrare - fosse ancora necessario - che il Partito Democratico dell'Aquila non conta proprio nulla".
I consiglieri di centrodestra hanno ribadito la richiesta, già avanzata mesi fa, di convocazione di un Consiglio comunale straordinario per dibattere del Piano sanitario con il direttore generale della Asl 1, Tordera: "Paolucci, quel che aveva da dire ha detto e D'Alfonso non abbiamo più voglia di ascoltarlo", l'affondo di De Matteis e Liris.
Il capogruppo di Forza Italia ha aggiunto, dunque, che si rischia, a questo punto, anche lo 'scippo' della Facoltà di Medicina: "E' chiaro che le specializzazioni andranno laddove c'è un Ospedale ad alta funzionalità, a più alta intensità di cure. Lo abbiamo detto e ripetuto: si sta tracciando una strada, e sarà difficile, poi, tornare indietro. Il Piano sanitario è vecchio di vent'anni, si scrive ancora di avvicinare la sanità al cittadino, di investire sulla rete di assistenza territoriale, sulle cure a domicilio, ma non c'è nulla di nuovo: si chiarisce soltanto che l'hub di secondo livello sarà a Chieti-Pescara, scelta che spiega anche la volontà del presidente D'Alfonso di costruire un ospedale di alta specializzazione nella 'striscia di Gaza' tra le due città. Poi, sarà il turno delle Facoltà di Medicina: ci stanno togliendo le prerogative di Capoluogo di Regione. E' una presa in giro per L'Aquila e per le aree interne".
"La sanità - ha concluso De Matteis - è l'industria che, con l'Università, tiene in piedi L'Aquila. Per questo, fa ancora più rumore il silenzio dei sedicenti rappresentanti istituzionali di centrosinistra. Che poi, mi chiedo: i nosocomi di L'Aquila e Teramo sono troppo lontani per configurarsi come hub di secondo livello, ma quando si è trattato di chiudere il punto nascita di Sulmona non si è badato affatto alla distanza con l'ospedale dell'Aquila, dove le mamme dovranno venire a partorire".