Venerdì, 10 Febbraio 2017 13:46

Grotte sotto i paesi, Nusca: "Avevo avvisato i sindaci, da Di Paolo reazione scomposta"

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Riceviamo e pubblichiamo questa nota inviataci dall'ex sindaco di Rocca di Mezzo ed ex coordinatore dei sindaci delle aree omogenee Emilio Nusca in merito all'articolo sui "grottoni" sotterranei di Picenze pubblicato ieri da NewsTown.

"Sul problema dei “grottoni” di Picenze" scrive Nusca "mi è tornato alla mente un documento che scrissi il 28 settembre 2015, inviato a tutti i sindaci del cratere, invitandoli a prendere coscienza del problema. Non sono stato ascoltato, come qualche volta  mi è accaduto , però il problema c’era ed è rimasto. La reazione che ha avuto il sindaco di Barisciano, sulla questione di cui è investito, è una reazione scomposta che denota ancora una volta la mancanza di volontà e forse anche di capacità di affrontare il problema. Si procede ancora una volta “a vista”, senza alcun cenno di programmazione che un problema come questo, invece, dovrebbe  comportare. Si procede analogamente a come si è fatto per le scuole: facciamo le aule belle, con i colori accesi, i computer, gli effetti speciali ma ce ne freghiamo della loro sicurezza. La mancanza di visione generale e di un progetto che mantenga unito l’intero processo della ricostruzione sono lontani da venire e forse non arriveranno mai.

La nota di Nusca del settembre 2015

Carissimi sindaci,

il processo della ricostruzione dei nostri paesi  possiamo dire che finalmente ha trovato il suo giusto avvio. Tutti voi sapete quanto sia stato difficile, quante lotte abbiamo dovuto intraprendere, quante incomprensioni hanno caratterizzato spesso i nostri comportamenti. Ma alla fine un primo traguardo lo abbiamo raggiunto. Sappiamo anche che c’è ancora molto, molto da fare: sia  per quanto riguarda la ricostruzione in senso stretto, e sia soprattutto per ciò che riguarda lo sviluppo futuro del nostro territorio. Ma lasciatemi dire che accanto a questi due aspetti molto importanti del processo della ricostruzione ve ne è un altro che non è affatto meno importante dei primi due. Mi riferisco alla cosi detta “ricostruzione immateriale”, quella cioè che  non fa vedere le gru nei nostri paesi, ma fa vedere l’animo dei nostri territori. Quella cioè che è più difficile da comprendere perche non si fa percepire subito, non si manifesta con le case distrutte o lesionate, con le strade dissestate, con gli acquedotti distrutti. E’ quella che definire “architettura nascosta” non credo sia affatto sbagliato.

Dobbiamo cercarla con attenzione, con la sensibilità di chi si avvicina ai nostri luoghi, alle nostre case, attraversa le stradine deserte dei nostri borghi ormai abbandonati, con la consapevolezza di vedere, di toccare,di calpestare la “memoria” dei nostri paesi. E quanta memoria c’è davanti ad un portale in pietra di ognuna delle nostre case? Quanta memoria c’è davanti ad una macina di un frantoio abbandonato o ad una trave di legno ricavata dai nostri alberi di noce su un  un tetto ormai sfondato dalla inclemenza del tempo e dalla furia del terremoto? quanta memoria c’è davanti ad una facciata “decorata” con i nostri antichi intonaci ormai irripetibili? Ecco questi sono solo alcuni degli elementi che dovrebbero, come dire, guidare il nostro pensiero di amministratori locali nell’affrontare la complessa opera della ricostruzione dei nostri centri storici. Ma vi è ancora dell’altro. Ci sono quello che per centinaia e centinaia  di anni ha rappresentato” il cunicolo sotterraneo” di relazioni e di momenti di vita dei nostri antenati: le cavità ipogee.

Spesso abbiamo parlato di questo problema. Certo ci sono comuni che hanno necessità urgenti di interventi, ci sono addirittura centri abitati ( penso per un solo attimo a Castelnuovo o addirittura a S.benedetto in Perillis) dove la soluzione di questo problema è prioritaria per qualsiasi cosa si intenda fare. Ma tutto questo, quandanche e, lo ripeto, assuma in alcuni casi  un'importanza cruciale per la soluzione di problemi urgenti di interventi su aggregati o parte di essi, non può essere affrontato se non nella giusta visione generale del fenomeno e con la dovuta attenzione proprio per ciò che questo sistema di “architettura nascosta” rappresenta.

Ne abbiamo parlato al tavolo di coordinamento. La MIC ha previsto una modalità di intervento assegnando delle risorse. Non è sufficiente. Questo è un modo molto parziale e, consentitemi, molto superficiale di affrontare la questione. Non gettiamo dalla finestra il grande lavoro che è stato fatto nella predisposizione dei piani di ricostruzione, sia per questo caso che per altre questioni ! Noi, ora, ( dire che forse è gia tardi non è tanto sbagliato!) dobbiamo pensare “ Il progetto di recupero delle cavità ipogee” del cratere. La presenza delle cavità  ipogee rappresenta una delle caratteristiche di unicità di alcuni dei nostri centri storici. Ed allora perche non vedere che la soluzione corretta, adeguata, e rispettosa non solo dei nostri luoghi, ma anche delle nostre tradizioni e della nostra storia può diventare, anche essa, uno dei motivi di rilancio della attrattività dei nostri borghi? Pensiamo per un solo attimo, con le dovute cautele e rispetto, al grande progetto dei “sassi di Matera”, per meglio comprendere la storica ed irripetibile occasione che abbiamo davanti a noi e che dobbiamo utilizzare nel migliore dei modi.

Ho appreso che in passato, in molti dei nostri paesi, sono stati già fatti, per mano pubblica, interventi di consolidamento o peggio di riempimento di queste cavità. Senza voler aprire polemiche con nessuno, ma credo che oggi questo problema debba essere affrontato con la modernità del pensiero e della  evoluzione culturale che ha attraversato anche i nostri territori. Non possiamo consentire, prima a noi stessi e poi agli altri, il ripetersi degli errori commessi in passato. Le esperienze fatte in altri luoghi devono servire per farci riflettere e capire quello che stiamo facendo.  In questo spirito vi invito a leggere queste mie modeste riflessioni.

Nei piani di ricostruzione questo problema, là dove esiste, è stato affrontato ed anche quantificato sia in termini di estensione  che come necessità di risorse da destinarvi.  Questo è, una volta messo tutto insieme, il dato da cui partire. A questo dobbiamo aggiungere le varie tipologie di situazioni che esistono e che sono state individuate e per ognuna di esse predisporre lo strumento tecnico e normativo delle modalità di intervento. Presso l’ufficio USRC di Fossa esiste già uno studio, abbastanza approfondito ed anche completo,  sulle cavità ipogee. Bisogna prenderlo, valutarlo, e farlo diventare come già detto “ il Progetto delle cavità ipogee” dei comuni del cratere. Serviranno, forse , delle risorse aggiuntive. Dobbiamo trovarle, ma per riuscirci dobbiamo presentare un progetto serio e coordinato.

Scusatemi se proprio io parlo in questo modo di questo problema. Molti di voi hanno certamente più competenza di me e più dimestichezza con  questo problema perche esso ha  certamente rappresentato un “vissuto” della propria adolescenza. Ma qualcuno doveva pur farlo . A voi, ed a nessun’altro, spetta ora il compito di far nascere questo progetto.  

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