L'Aquila sceglie la continuità. A meno di 24 ore dalla chiusura delle urne delle elezioni comunali, e quando i dati sono pressoché definitivi, è chiaro che a sedere nel prossimo Consiglio comunale saranno molti consiglieri (e assessori) uscenti [leggi], a prescindere dall'esito del ballottaggio.
Il 25 giugno a sfidarsi saranno due ex sindaci di quello che già un paio di anni fa definivamo contado aquilano, Americo Di Benedetto e Pierluigi Biondi. I due candidati delle coalizioni di centrodestra e centrosinistra hanno polarizzato le elezioni aquilane anche oltre le già rosee aspettative, con ben tre coalizioni su sette incapaci di arrivare al quorum necessario per l'ingresso in Consiglio, il Movimento 5 Stelle nettamente al di sotto rispetto alle altre città capoluogo e la Coalizione Sociale (sinistra) che si afferma come terzo polo, tuttavia incamerando un risultato non eccezionale.
La figura di Di Benedetto ha trainato ambienti moderati, ma non quanto abbiano "tirato" diversi candidati "acchiappa preferenze" nelle liste in suo sostegno, che hanno preso più di tre punti percentuali rispetto al presidente di Gran Sasso Acqua. E anche Biondi, che comunque ha superato del 2% le sue liste, "soffre" della presenza ingombrante di diversi candidati portatori storici di centinaia di preferenze, mentre la sua lista Benvenuto Presente, nata nell'ottica di un certo rinnovamento civico, è arrivata molto al di sotto dei partiti classici della sua coalizione.
Insomma, al di là dei proclami di "rinnovamento" che propugneranno i due contententi alla carica di sindaco, è evidente la continuità con il passato nella configurazione del prossimo Consiglio comunale.
Un primo dato è dunque tratto: più che i partiti e le liste, queste elezioni - come, appunto, quelle del 2012 - sono state caratterizzate dall'affermazione di una serie di candidati alla carica di consigliere. Personaggi che incamerano preferenze a iosa, a prescindere dalla lista all'interno della quale si candidano.
Nelle ultime due settimane di campagna elettorale dovrà tenerne conto soprattutto Biondi, come dovranno tenerne conto anche i partiti a suo supporto. Per recuperare il gap (l'11%) che lo separa da Di Benedetto, infatti, l'ex sindaco di Villa Sant'Angelo dovrà puntare tutto sul voto d'opinione, in qualche modo "de-partitizzando" la sua campagna per cercare di affascinare l'elettorato vicino al Movimento 5 Stelle, al civismo puro, allergico al voto ai partiti classici e attratto dal claim sul cambiamento.
Un mutamento di strategia necessario per un'impresa non impossibile ma sicuramente ardua, rispetto al posizionamento proprio di una classica coalizione di centrodestra, e che richiama il lancio iniziale della sua candidatura, "fuori dagli schemi".