41 voti. Se l’11 giugno le liste di centrosinistra che appoggiavano Americo Di Benedetto avessero preso 41 voti in più rispetto a quelli effettivamente ottenuti, sarebbero andate oltre la fatidica soglia del 50% dei voti validi e l’ufficio elettorale centrale non avrebbe potuto assegnare al centrodestra, vincitore poi al ballottaggio, il premio di maggioranza.
Sarebbe scattata, insomma, la cosiddetta anatra zoppa, ovvero quella situazione particolare per cui un sindaco eletto si trova a convivere con un consiglio comunale la cui maggioranza è rappresentata da liste che avevano sostenuto un diverso candidato.
Sono proprio quei 41 voti, pertanto, quelli che mirano a recuperare alcuni candidati consiglieri non eletti che hanno firmato il ricorso elettorale depositato al Tar dell’Aquila dall’avvocato Claudio Verini. Tra loro ci sono Maurizio Capri, Emanuela Di Giovambattista, Fabrizio D’Alessandro (Pd), Sergio Ianni (Abruzzo Civico), Gianni Padovani (Socialisti e popolari) e Fabrizio Ciccarelli (Il passo possibile), tutti destinati a rientrare – insieme anche a Giorgio Spacca (Mdp), Anna Lucia Bonanni (Coalizione sociale) e Fabrizio Righetti (M5S) che però non hanno firmato – qualora il ricorso dovesse essere accolto.
Cosa chiede il ricorso
Il ricorso – formalmente presentato contro il comune dell’Aquila e contro i consiglieri eletti che, nel caso di accoglimento, perderebbero il seggio - non è stato ancora notificato ma in sostanza chiede che siano ricontate le schede di una decina di seggi per vedere se ci sono incongruenze e imprecisioni, così come parrebbe emergere dai verbali elettorali.
Si legge nel comunicato inviato alla stampa dall’avvocato Verini: “Le ragioni a fondamento del ricorso non rivestono una connotazione politica, né tantomeno la presentazione del ricorso ha la finalità di non riconoscere ed accettare la volontà degli elettori. Al contrario, è proprio in tale ottica che i firmatari hanno sottoposto all’esame dell’avvocato Verini i verbali di alcune sezioni elettorali, affinché questi potesse esprimere il proprio parere in merito alla esistenza di incongruenze ed imprecisioni che, se effettivamente sussistenti, potrebbero restituire una espressione della volontà degli elettori differente rispetto a quella consacrata nel verbale di proclamazione degli eletti. Riscontrata, da parte dell’avvocato Verini, la presenza delle predette incongruenze e imprecisioni si è quindi ritenuto di domandare al competente Tar, limitatamente ad alcune e limitate sezioni elettorali, il riesame del voto espresso dagli elettori”.
Se dal riconteggio delle schede venissero attribuiti, a una qualunque delle nove liste che sostenevano Americo Di Benedetto, quei 41 voti in più – numero bassissimo se si pensa che le schede nulle sono quasi mille - verrebbe completamente ribaltato il risultato elettorale: niente più premio di maggioranza al centrodestra e seggi ripartiti secondo un metodo proporzionale puro, in base ai voti presi da ciascuna lista. Biondi si ritroverebbe a quel punto senza più maggioranza in consiglio (l’anatra zoppa, appunto) il che vorrebbe dire, molto probabilmente, fine anticipata della consiliatura e ritorno alle urne.
Naturalmente non è per niente scontato che tutto ciò accada. Prima di ricontare le schede, il Tar deve decidere se il ricorso può essere accolto. Se il tribunale amministrativo riterrà che ci sono gli elementi sufficienti per istruirlo, darà ulteriori indicazioni per procedere alle verifiche richieste dai ricorrenti. In caso contrario, il ricorso verrà rigettato e tutto resterà come prima.
Lo sapremo il prossimo 8 novembre, giorno in cui è stata fissata l’udienza.
Va precisato, comunque, che il ministero dell’Interno si è già espresso in merito a questa faccenda dicendo che il rischio anatra zoppa non c’è perché le liste di centrosinistra non hanno ottenuto la metà più uno dei voti validi (ove per validi si intendono sia quelli alle liste sia quelli al candidato), al netto ovviamente delle schede nulle.
Ma è proprio qui, in questa zona grigia, che si innesta il ricorso, ovvero nel riconteggio di quelle schede che i presidenti di seggio hanno annullato e che potrebbero essere invece attribuite a una o più liste della coalizione di centrosinistra.
41 o 82?
Secondo altre interpretazioni dei risultati, tuttavia, non sarebbe così pacifico che i voti necessari a far scattare l’anatra zoppa siano 41. Ne servirebbero, dicono altre fonti, almeno il doppio, ossia 82.
Questo perché, a meno che non siano stati annullati solo i voti alle liste, il recupero di un voto annullato comporta anche l’aumento del denominatore dei voti validi ai candidati sindaci.
Inoltre le cose potrebbero complicarsi ulteriormente se, tra la schede annullate, ci fossero anche voti validi a favore delle liste di centrodestra o di altre coalizioni.