Il 21 marzo, il ministro Barca aveva elogiato, pubblicamente, l’operato di Letta a L’Aquila. Ha poi giustificando quella scelta, incalzato nel dibattito su “il Fatto quotidiano” dal nostro Alessandro Tettamanti, sottolineando “il ruolo del dottor Letta che, in una città dove la classe dirigente si è massacrata, dove ancora il 21 marzo ho avuto un presidente della Provincia che si è permesso di non venire ad una occasione così importante, dove c’è un presidente del Consiglio comunale che continua a dire cose che non hanno senso, dare invece il senso che Pd e Pdl possano ritrovarsi su alcuni punti è fondamentale”.
Chissà, una prima mossa politica del ministro indicato da molti come possibile nuovo segretario del Partito Democratico. Una apertura alla possibilità di un governo di larghe coalizioni.
A L’Aquila, ieri, qualcosa si è rotto però.
Dopo gli interventi dei giornalisti Gian Antonio Stella e Carlo Bonini che avevano contestato la gestione del post terremoto, don Luigi Ciotti, con parole semplici ma taglienti, commentando il video realizzato dai ragazzi del liceo Domenico Cotugno, ha sottolineato il bisogno di verità, di parole vere e non disimpegnate come se ne sono sentite troppe in questi anni. Poi, l’affondo come potete sentire nel video di NewsTown: “E’ stata una sofferenza vera, profonda, aver visto arrivare a L’Aquila il G8. Non c’era bisogno di trasformare il dolore in spettacolo. E’ stata una sofferenza vera anche il funerale di Stato, il dolore lancinante di tanta gente e il cinismo di altri. Volevo dirlo per un atto di verità. Un atto d’amore verso questa terra che conosco e che ho sempre frequentato”.
Il pensiero di tutti torna, in un attimo, alla terribile intercettazione in cui Letta chiede a Guido Bertolaso di sistemare Berlusconi "davanti alle bare", anche se il protocollo vorrebbe in prima fila il presidente della Repubblica, i presidenti del Senato, della Camera e della Corte Costituzionale.
Un lungo applauso saluta l’intervento di don Ciotti, Gianni Letta si alza e se ne va senza attendere l’intervento di Pietro Grasso, la seconda carica dello Stato. Di quello Stato che molti vorrebbero fosse rappresentato e guidato nei prossimi sette anni proprio da Gianni Letta.
Una grave mancanza di rispetto istituzionale. Qualcosa si è rotto, a L’Aquila.