"Abbiamo ascoltato con sconcerto e indignazione la dichiarazione rilasciata dal sindaco Cialente in un’intervista a margine dell’ultimo Consiglio comunale. Una dichiarazione priva di contenuti e argomentazioni di natura politica, e che invece snocciola una lunga sequela di intimidazioni".
Così il gruppo consiliare di Appello per L'Aquila che, in una nota, ha inteso rispondere alle parole del primo cittadino: "In primis - si legge - Cialente attacca la stampa libera per aver pubblicato le intercettazioni telefoniche da cui è emersa la statura morale dei suoi ex assessori e la disinvoltura con cui gli stessi parlano di 'mafia interna' al Comune e di mazzette, accomunando la stessa stampa e gli oppositori politici agli sciacalli che speculano sulla città. Dunque, secondo il Sindaco, chi, nella sua funzione di controllo in Consiglio comunale, osa sollevare questioni scottanti, o chi denuncia il malaffare, è pari a chi specula sul disastro della città per fini di interesse, potere o arricchimento personale".
Non solo. "Il Sindaco arriva all’attacco personale – con minaccia di querela – nei confronti di una esponente di Appello per L’Aquila, la professoressa Annalucia Bonanni, rimarcandone il ruolo di educatrice, rea a suo giudizio di essersi indignata per quello che lo stesso capo della Squadra Mobile aquilana ha definito 'un radicato sistema di corruzione' messo in luce dall’inchiesta 'Do ut des. E non è la prima volta che questo accade: lo stesso attacco intimidatorio era già stato portato dal Sindaco nella conferenza stampa sul ritiro delle dimissioni, davanti a tutti i media nazionali".
E’ assolutamente inaccettabile - sottolinea il gruppo civico d'opposizione - che il Sindaco continui a difendere il suo operato e la sua onorabilità non con argomenti o atti concreti, ma con atteggiamenti offensivi e intimidatori "nel tentativo di smorzare le voci critiche. Riteniamo che il discredito personale, l’offesa e l’intimidazione non abbiano nulla a che vedere con la normale dialettica politica, per quanto aspra o accesa. Siamo piuttosto di fronte a una prassi purtroppo già sperimentata nella peggiore degenerazione della politica di questo Paese, per cui non si risponde nei contenuti a chi, con i contenuti, contesta e si oppone, ma si preferisce rispondere con la minaccia e l’attacco personale, additando a pubblico nemico non chi col suo operare getta discredito sulle istituzioni, ma chi osa contestare i responsabili di questo discredito".
"Al di là di ogni altra considerazione politica su quanto accaduto nell’ultimo Consiglio - conclude la nota - questa modalità è vergognosa e inaccettabile".