"Doveva essere una visita di lavoro, con un doppio obiettivo: fare il punto sull'andamento della ricostruzione e dar nuovo respiro al tavolo tecnico permanente con la classe dirigente che gestiche le problematiche connesse ad un processo così difficile. E invece, la giornata è stata stravolta da manifestazioni di dissenso caratterizzate dalla violenza e che nulla avevano a che fare con L'Aquila".
Parole del sindaco Massimo Cialente che, nel pomeriggio, ha convocato una conferenza stampa a Palazzo Fibbioni per un bilancio della lunga giornata che L'Aquila ha vissuto ieri, nel giorno dell'attesa visita del premier Matteo Renzi.
Accanto al primo cittadino, il vice sindaco Nicola Trifuoggi, il vice presidente della Giunta regionale Giovanni Lolli, il consigliere Pierpaolo Pietrucci, la senatrice Stefania Pezzopane, il presidente della Provincia Antonio de Crescentiis e l'assessora comunale Emanuela Di Giovambattista.
"Lanciare sampietrini - ha aggiunto Cialente - vuol dire andare alla ricerca dell'incidente".
Cialente ha voluto fare un distinguo tra i manifestanti scesi in piazza per protestare contro il Premier: "Per il 90%, gli attivisti arrivavano da fuori città. C'era anche il comitato aquilano '3e32' che, però, non ha nulla a che vedere con il lancio di pietre e uova".
In altre parole, la classe dirigente del Pd aquilano ha inteso stigmatizzare "l'atteggiamento di chi ha portato in città la protesta - con forme pure violente - su problematiche 'altre', pur serie ed importanti, ma che nulla avevano a che fare con gli argomenti al centro dell'incontro con il presidente Renzi". La ricostruzione, evidentemente. "Avrei preferito che i giornali, locali e nazionali, avessero parlato dell'incontro con Renzi e degli impegni, importanti, assunti dal Premier. Al contrario, sui media sono finite le immagini degli scontri. Sono venuti a casa nostra a distogliere l'attenzione dai problemi della ricostruzione".
Un attacco piuttosto duro a comitati e movimenti giunti da altre parti d'Abruzzo, a insegnanti e studenti, scesi in strada per manifestare, legittimamente, contro alcune scelte assunte, in questi mesi, dall'esecutivo guidato da Renzi. Attacco giusto un pò sfumato dalle parole del vice presidente della Giunta regionale, Giovanni Lolli: "E' dal gennaio 2010, dal giorno della 28esima visita post-sisma di Berlusconi, che aspettavamo l'arrivo in città di un Presidente del Consiglio, così che la ricostruzione tornasse al centro dell'agenda politica nazionale. Finalmente, i soldi ci sono. E abbiamo ottenuto anche l'inserimento di importanti norme, contenute nel disegno di legge presentato da Stefania Pezzopane, nel così detto decreto 'Enti locali'. Ci sono questioni ancora aperte, però: i problemi sul rinnovo del personale impegnato nella ricostruzione, la lentezza nei processi di erogazione dei fondi di competenza, le difficoltà economiche e sociali che vive la Provincia dell'Aquila, oltre al tema più spinoso delle ultime settimane, la restituzione delle tasse non versate nel post sisma dalle imprese del cratere e richiesta, ora, dall'Unione Europea. Erano questi, i temi che avremmo voluto trattare con il presidente del Consiglio".
E' andata diversamente. "Le proteste dei comitati e dei movimenti erano legittime e sacrosante. Era totalmente legittima la protesta del comitato 3e32 che, da anni, si batte contro il modello di ricostruzione imposto al territorio. Legittime anche le vertenze dei cittadini che si battono contro il progetto Ombrina mare, contro la centrale a biomasse di Bazzano o contro il metanodotto Snam. Talmente legittime che le condividiamo, e continueremo a farlo, battendoci con tutte le nostre forze sui tavoli istituzionali. Basti pensare che - come Giunta regionale - stiamo lavorando ad un referendum abrogativo degli articoli 32 e 35 contenuti nello 'Sblocca Italia'. Non possiamo accettare, però, la forma di protesta che si è scelta. Non possiamo accettare ci venga impedito di discutere con il Presidente del Consiglio dei problemi che ancora affliggono i processi di ricostruzione".
Lolli si è lanciato poi in una proposta 'conciliante', "chiedo ufficialmente al sindaco dell'Aquila di farsi promotore del referendum contro le trivellazioni in Adriatico", tentando di disinnescare le polemiche che la conferenza stampa di oggi pomeriggio scatenerà inevitabilmente.
Impossibile nascondere, però, l'irritazione del Pd locale. Il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci ha parlato di "errore politico" compiuto da "esponenti politici che pure hanno una lunga esperienza". Chiaro il riferimento a Maurizio Acerbo, già parlamentare e consigliere regionale di Rifondazione comunista, tra gli organizzatori della 'trasferta' degli attivisti 'No Ombrina'. "Non mi riferisco al comitato 3e32 che, da sempre, considero importante per la città dell'Aquila. Piuttosto, a chi ha organizzato una manifestazione in città contro 'la qualunque', sui problemi della scuola, del lavoro, della sanità, della cultura. La vita di partito mi ha insegnato che si sceglie un tema e si manifesta su quel tema. Ieri, avremmo voluto parlare dell'Aquila e della difficile ricostruzione. Ribadisco: si è trattato di un errore politico oltre che di un danno per la nostra comunità".
Addirittura, la senatrice Stefania Pezzopane ha lasciato intendere come ci fosse una regia precisa, tesa a distogliere l'attenzione dai problemi dell'Aquila. "Noi che siamo seduti al di là di questo tavolo - ha spiegato - abbiamo organizzato e partecipato a decine di manifestazioni di protesta. Siamo stati persino indagati e rinviati a giudizio per questo. Abbiamo preso le botte, le manganellate, senza mai essere violenti. Non mi è mai venuto in mente di lanciare un sampietrino. Non possiamo permettere che L'Aquila venga trasformata in una città violenta e non possiamo permettere a nessuno di agire violentemente. La protesta ci sta, ma deve sempre rimanere dentro i binari del dialogo. Siamo tutti contro le trivelle, ma ieri era la nostra giornata, la giornata in cui discutere dei problemi del cratere".
Pezzopane ha poi rivendicato i successi ottenuti in questi mesi, "con l'articolo 11 al Dl 'Enti locali' abbiamo conquistato risultati che inseguivamo da tempo", il cambio di passo registrato con il Governo Renzi "che ha messo nero su bianco 6miliardi di euro per la ricostruzione", parlando anche dei provvedimenti ancora attesi "e per cui, già da stamane, siamo al lavoro: la proroga dei precari, ulteriori interventi per assicurare legalità ai processi di ricostruzione e, in particolare, le white list delle imprese, gli albi reputazioni dei professionisti e le mini-gare, oltre ad una azione concreta per dare risposte agli orfani e ai parenti delle vittime del terremoto".
"Cosa avremmo dovuto dire al Presidente Renzi, vai via dall'Aquila, con te non vogliamo discutere? Volevate questo?", si è domandata poi, retoricamente, la senatrice democrat. "Noi rappresentiamo le istituzioni, abbiamo il dovere di confrontarci con il Governo per il bene della comunità, criticando se c'è da criticare, ringraziando se c'è da ringraziare, portando a casa dei risultati e combattendo per ottenerne altri".
Pezzopane ha infine aggiunto: "Ieri, si è mancato di rispetto alla città. Per alcuni, L'Aquila è terra di nessuno e il livello della discussione, qui, deve essere declassato ai minimi livelli. Non è affatto così".
Altra stilettata, a movimenti e comitati abruzzesi.
E, come accade troppo spesso, nessuna autocritica. Giusto qualche cenno alla 'sciagurata' gestione della piazza da parte delle Forze di Polizia, fin troppo decise nel 'caricare' i manifestanti che tentavano di avvicinarsi pacificamente al Presidente del Consiglio, ben prima l'inizio del lancio di uova e di qualche sampietrino - "le manganellate mi hanno fatto 'male', era meglio evitare, a L'Aquila non si erano mai viste", si è lasciato andare Giovanni Lolli -, e nessun cenno alla scelta 'sciagurata' di organizzare la visita del Premier in meno di 24 ore, tra Palazzo Fibbioni e il Gran Sasso Science Institute, in pieno centro storico, tra i puntellamenti e con le difficoltà nel controllare vicoli e vicoletti, tanto che i manifestanti hanno 'sorpreso' più volte i cordoni delle Forze di Polizia.
Nessuno ha voluto rispondere, se non vagamente, ad altre domande: se la volontà era discutere dei problemi della ricostruzione, sarebbe davvero bastata una visita di due ore, una breve passeggiata in centro storico del Premier che, a quanto pare, poco sapeva sullo stato dei lavori ed ha deciso di presentarsi a L'Aquila a 18 mesi dall'insediamento, in un tardo pomeriggio di agosto, a seguito di altri importanti appuntamenti?
E ancora: se la volontà era discutere dei problemi della ricostruzione, come mai la regia dell'incontro con Renzi è stata lasciata nelle mani del presidente della Giunta regionale, Luciano D'Alfonso, che ha allargato i temi sul tavolo con una lettera aperta al quotidiano 'Il Centro', dove - tra l'altro - faceva chiaramente cenno alla questione delle trivellazioni in Adriatico? Sarà un caso che più della metà del discorso di Renzi ha finito per concentrarsi sul masterplan per il mezzogiorno d'Italia?
Infine: al di là del lancio di qualche sampietrino, un gesto violento, evidentemente da condannare senza attenuanti e pure stigmatizzato dalla stragrande maggioranza dei manifestanti, come si può impedire a comitati e cittadini, studenti e insegnanti, di contestare, legittimamente, un Presidente del Consiglio che ha compiuto scelte condannate da tempo sui territori e contro cui si 'combattono' da mesi battaglie politiche e sociali? Come si può avocare a sé il diritto di protesta, su alcuni argomenti si e su altri no, in base a 'pretese' di ordine meramente territoriale? Forse che le trivellazioni dell'Adriatico non riguardino pure la città dell'Aquila, il capoluogo di Regione?
Se è assolutamente legittima la pretesa di poter invitare il Presidente del Consiglio per discutere degli argomenti inerenti la ricostruzione, è altrettanto legittima la protesta di cittadini che non ne condividono l'azione politica, e anche se si sta discutendo di altro. Anzi, la protesta andrebbe democraticamente consentita, con una maggiore attenzione alla gestione dell'ordine pubblico.
Intanto, a qualche ora dalla conferenza stampa del Pd locale, il comitato 3e32 ha inteso rispondere, con una nota pubblicata sul proprio sito internet, respingendo la distinzione tra contestatori buoni e contestatori cattivi. "Quella delle proteste contro Matteo Renzi in visita a L’Aquila è stata una giornata forse inaspettata e che valutiamo in maniera positiva", si legge nella nota. "L’Abruzzo, unito, si è sollevato contro il Primo Ministro. Una dimostrazione che i territori abruzzesi possono lottare insieme, perché non ci si salva da soli e le vertenze vanno unite perché riguardano l’intera regione e sono tutte collegate alla sua salvaguardia".
Dunque, "rispediamo al mittente (la classe politica aquilana, ormai preoccupata solo a mantenere la propria poltrona ossequiando il nuovo sovrano) qualsiasi distinzione tra aquilani e non. La sola distinzione è con chi ha scelto di stare dalla parte delle cricche, dei petrolieri, delle clientele, e di rinchiudersi a discutere in un palazzo mentre la cittadinanza veniva caricata dalla polizia in maniera totalmente ingiustificata (i lanci di oggetti sono cominciati solo dopo le prime cariche)".