Venerdì, 19 Dicembre 2014 17:09

Isolatori Case non a norma: la beffa eterna sulla pelle degli aquilani

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La questione riguardante gli isolatori sismici non a norma del Progetto Case dell'Aquila sembra essere diventata un cul de sac. Come questo giornale ha riportato più volte, sono quasi 5mila (4896, sui circa 7mila totali) gli isolatori sismici installati sulle basamenta delle aree Case privi di collaudo, né attualmente collaudabili.

La questione è tutt'altro che semplice: se ne è parlato oggi nel corso della Commissione garanzia e controllo del Comune dell'Aquila, che per l'occasione ha ascoltato Domenico de Nardis, dirigente dell'avvocatura comunale. L'incontro è stato chiesto da parte dell'opposizione di centrodestra in Comune.

I temi sono principalmente due: il primo riguarda la competenza per l'eventuale sostituzione degli isolatori, con un costo per le casse pubbliche stimato in ben 10 milioni di euro. Una cifra non alla portata dell'amministrazione comunale, proprietaria delle diciannove aree Case, né del Dipartimento nazionale di Protezione Civile (Dpc), che non sembra essere interessata alla vicenda. La seconda riguarda le attuali condizioni di sicurezza delle palazzine, dentro le quali trovano ospitalità più di 10mila aquilani sfollati a causa del terremoto del 2009.

"I 5mila isolatori senza collaudo (commissionati dal Dpc all'impresa Alga Spa, ndr) hanno portato a una condanna per Mauro Dolce - ha sottolineato de Nardis - perché la Protezione Civile avrebbe consentito l'installazione di isolatori difformi da quello che era il capitolato di gara. Il Comune dell'Aquila si è trovato proprietario del patrimonio Case, perché è stato trasferito per legge a causa della Legge 77 e da due Opcm (le ordinanze della presidenza del Consiglio dei ministri, ndr)".

A dir la verità, è stata solo parzialmente esaudiente l'audizione dell'avvocato del Comune, soprattutto perché, appunto, ha potuto relazionare solo in merito alle questioni giuridiche legate al pasticcio degli isolatori non a norma: "La sicurezza non è il nostro mestiere", ha evidenziato de Nardis, rivolgendosi ad alcuni consiglieri che gli chiedevano conto del grado di sicurezza delle aree Case. "Propongo allora che venga richiesto un parere al Consiglio superiore dei lavori pubblici, l'ente deputato a rilasciare pareri del genere", ha quindi detto Pierluigi Properzi, urbanista e consigliere di opposizione.

La questione dell'eventuale non sicurezza sismica del Progetto Case è quantomeno controversa. Anche in questo caso l'impressione è che ci si trovi di fronte a un vicolo cieco: non essendoci mai stati collaudi per i 5mila isolatori sismici, e non essendoci certezze da parte di enti di verifica, non si sa al momento quanto sono sicuri gli alloggi. Ma c'è di più: non ci è dato neanche sapere se effettivamente quel tipo di isolatori, a sostegno di quel tipo di edificazioni, possano apportare un plus di sicurezza alle costruzioni.

Un paradosso, per una popolazione già vessata da un terremoto devastante. Alcuni esperti, e persino l'avvocatura dello Stato (nella persona dell'avvocato Sica) nel corso della difesa di Dolce nel su citato processo, sostengono che gli isolatori sismici non aggiungano né tolgano nulla, in fatto di sicurezza, alle case, antisismiche di per sé. L'assurdo è che, ad oggi, questa affermazione non è stata verificata né certificata: "Se si dovesse appurare che sono stati spesi tutti quei milioni per isolatori sismici superflui - ha sbottato il consigliere Giorgio De Matteis - si aprirebbe un mondo, che andrebbe oltre la frode".

Le diciannove aree Case sono diventate patrimonio del Comune dell'Aquila con l'ormai famosa delibera di consiglio dell'autunno 2012, anche se due lettere, firmate dalla Protezione Civile e diffuse dal centrodestra due mesi fa, destinavano già due anni prima il patrimonio all'ente presieduto da Massimo Cialente: "A metà del marzo 2010 - ha evidenziato il consigliere di L'Aquila Città Aperta - il Dipartimento di Protezione Civile chiedeva al Comune di acquisire il Progetto Case. Nei due anni intercorsi tra le lettere del Dipartimento e l'acquisizione a patrimonio, perché il Comune non ha verificato le condizioni in cui era il patrimonio stesso, compresi i collaudi inesistenti della maggior parte degli isolatori?". "L'acquisizione è stata imposta per legge", ha difeso de Nardis.

La faccenda non è giuridica, bensì politica. Il patrimonio Case è stato trasferito per legge dal Dipartimento nazionale di Protezione Civile al Comune dell'Aquila, in fretta e furia, con procedure semplificate dovute al periodo emergenziale. Il Comune non ha verificato quanto potesse essere dannoso per le casse comunali, e anche per la sicurezza, visti i problemi continui delle aree Case, come il crollo del balcone a settembre. L'immenso patrimonio delle diciannove aree rappresenta da sempre, dunque, una sorta di patata bollente che le amministrazioni pubbliche si rimpallano, evitando ognuna le proprie responsabilità.

E ora? Non si sa se gli isolatori apportano maggiore sicurezza sismica, non è certificato quanto siano effettivamente utili, non ci sono somme disponibili alla costosa eventuale sostituzione. Un cul de sac, appunto.

Una situazione assurda e paradossale, che cade addosso alla popolazione aquilana la quale, dopo aver subito il trauma del terremoto, assiste narcotizzata a un post-terremoto ancora peggiore. Una beffa che, dopo quasi sei anni, non sembra avere fine.

Ultima modifica il Venerdì, 19 Dicembre 2014 18:51

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