Ricostruzione, la paralisi è totale e drammatica.
Non l'hanno denunciato le opposizioni alla giunta Cialente. L'hanno messo per iscritto i consiglieri di maggioranza Giustino Masciocco e Enrico Perilli, capigruppo nell'assise comunale di Sel e Rifondazione Comunista, forze di 'governo' che esprimono gli assessori Betty Leone e Fabio Pelini. Sono parole che hanno scatenato la rabbia del Partito Democratico e che, però, raccontano di una situazione che non può che definirsi drammatica. Infatti, sono bloccati i pagamenti dei Sal (gli Stati di avanzamento lavori) "con la conseguenza che le piccole ditte, già strozzate dalla voracità dei grandi gruppi di costruttori, che oramai si accaparrano tutti gli appalti, sono in estrema difficoltà e, spesso, sull'orlo del collasso". Non solo. L'Ufficio speciale per la ricostruzione è bloccato da dicembre e, se dovessero scadere i Durc, molte imprese non incasserebbero i Sal ad aprile. E ancora: "la ricostruzione delle frazioni, con buona pace delle chiacchiere sulla città territorio, non è mai partita".
La situazione è difficilissima e il grande assente - hanno sottolineato Masciocco e Perilli - "è il principale responsabile di questa situazione, ossia il Governo Renzi, che ha precipitato la città in un'atrofia amministrativa, limitandosi a emanare circolari che creano solo confusione".
In effetti, l'esecutivo pare aver dimenticato la ricostruzione dell'Aquila e dei comuni del cratere. Al di là della mancata visita del premier Matteo Renzi, che non ha mai trovato il tempo di venire a L'Aquila, la 'disattenzione' del Governo è oramai manifesta. A partire proprio dalla mancata 'gestione' dell'addio di Paolo Aielli all'Ufficio speciale per la Ricostruzione.
L'ex manager di Finmeccanica ha lasciato alla fine di settembre, un anno prima la scadenza del contratto, e l'esecutivo non ha ancora saputo trovare una soluzione. Risultato: quattro mesi e mezzo di impasse dell'ufficio. Almeno, fino ad oggi.
Un mese dopo l'addio di Aielli, l'allora sottosegretario all'economia con delega alla ricostruzione, Giovanni Legnini, è stato eletto alla vice presidenza del Consiglio superiore della Magistratura. La delega a Paola De Micheli è stata assegnata soltanto tre mesi dopo. A novembre, aveva dovuto lasciare anche il capo dipartimento del Diset, Aldo Mancurti, per sopraggiunti limiti d'età: a sostituirlo, Giampiero Marchesi, già dirigente generale del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica. Manco a dirlo, nominato settimane dopo l'addio di Mancurti.
L'Aquila e il cratere hanno vissuto mesi di incomprensibile vuoto 'governativo'. Le conseguenze sotto gli occhi di tutti. E mancano ancora dei pezzi: aspettiamo la nomina del successore di Aielli e la rivoluzione del Mibact, annunciata mesi fa dal ministro Dario Franceschini, con la strutturazione della soprintendenza unica per il cratere.
Aspettiamo da mesi.
"L'impasse è di natura più burocratica che politica e deriva dalla fase di transizione della governance", ha inteso sottolineare il segretario del Pd cittadino, Stefano Albano. "Noi che in passato non ci siamo risparmiati di batterci anche contro governi sostenuti dal Pd, e che abbiamo sempre anteposto il bene della città a qualsiasi altra considerazione anche di natura partitica, ci sentiamo in dovere di riconoscere all'esecutivo Renzi di avere risolto la madre di tutte le questioni, ovvero il reperimento dei fondi per la ricostruzione per un arco di tempo lungo anni, non mesi o settimane".
E' vero. Non si può negare. Con la Legge di Stabilità 2015, il Governo Renzi ha inteso assicurare 'respiro' lungo alla ricostruzione.
Niente di trascendentale, però, rispetto al passato. Di quanti soldi parliamo, in realtà? 200milioni per il 2015, 900milioni per il 2016, 1miliardo e 100milioni per il 2017, 2miliardi e 900milioni per il 2018 e gli anni successivi. Totale: 5.1miliardi che vanno ad aggiungersi al miliardo e 129milioni previsti in stanziamenti pregressi ancora da assegnare. E' giusto chiarire che la Legge finanziaria vincola gli stanziamenti, garantendone la competenza, per 3 anni: a meno di definanziamenti delle voci di spesa - in genere, non accade mai - sono assicurati i fondi per il 2015, il 2016 e il 2017. Dunque, per la ricostruzione sono disponibili 2miliardi e 200milioni.
E i restanti 2miliardi e 900milioni? Sono allocati al 2018 e per gli anni successivi. E' un impegno di spesa del governo. Fondi che possono essere altrimenti rimodulati, se l'economia del Paese dovesse subire ulteriori scossoni. Niente di certo, quindi.
In altre parole, c'è la certezza di avere 2miliardi e 200milioni per il prossimo triennio con la speranza che venga confermato l'impegno di assicurare al cratere altri 2miliardi e 900milioni dal 2018 in avanti. Come detto, ai fondi disponibili vanno aggiunti gli stanziamenti pregressi ancora da assegnare, per 1miliardo e 129milioni: 342milioni per il 2014, 184milioni per il 2015, 11milioni per il 2016, 197milioni per il 2017, 394milioni per il 2018 e per gli anni successivi. Quindi, ad oggi il cratere può contare su 342milioni per il 2014, 384milioni per il 2015, 911milioni per il 2016, 1miliardo e 297milioni euro per il 2017, 394milioni per il 2018 a cui si spera andranno ad aggiungersi i 2miliardi e 900milioni per ora allocati con Legge di stabilità.
A leggere i numeri, è evidente che i fondi per il 2015 sono assolutamente insufficienti. Paradossalmente, il cratere è 'coperto' per il 2016 e per il 2017 ma potrebbe scontare problemi di liquidità nel 2015. Se è vero che il tiraggio vale 800milioni l'anno, più o meno, mancherebbero almeno 400 milioni. La chiave sta nelle anticipazioni. Le competenze vincolate al 2016 e al 2017, infatti, possono essere anticipate al 2015 con specifiche deliberazioni del Cipe. Un 'giochino' già riuscito, in passato, all'amministrazione.
Nient'affatto scontato, però. Il Comitato interministeriale per la programmazione economica non è stato ancora convocato. E siamo già alla metà di febbraio. Bisogna fare in fretta: oltre agli stanziamenti necessari per il 2015, sarebbe importante programmare le anticipazioni sulle risorse 2016-2017 che dovranno necessariamente integrarli.
Ci sono altri problemi da risolvere. Ci sono altre domande che attendono risposta. Innanzitutto, che fine ha fatto l'attesa e necessaria Legge sulla ricostruzione che era stata approntata dall'allora sottosegretario Giovanni Legnini? "Il testo di legge è pronto da due mesi, da quando ho lasciato l'incarico di Governo", aveva sottolineato Legnini a NewsTown nel novembre scorso. Sono passati altri tre mesi, la bozza - mai discussa con la città - pare sia stata modificata, alcune questioni sono state nel frattempo approntate in Legge di Stabilità e altre necessità sono emerse, e non si sa quando arriverà all'approvazione del Parlamento. In ben altre questioni affaccendato: la riforma del Senato in discussione alla Camera. Che ha rallentato, come non bastasse, l'iter di approvazione del 'Decreto Milleproroghe' atteso a Montecitorio.
Il decreto potrebbe fornire risposte importanti alle necessità del Cratere. Occorre una norma salva bilanci per i comuni del cratere, e per il Comune dell'Aquila in particolare, e per la Provincia, come è stato fatto già lo scorso anno con un emendamento nel decreto 'Salva Roma', per assicurare la stabilità degli equilibri finanziari per il 2013 e 2014. Il problema è sempre lo stesso, i tagli imposti ai bilanci dei comuni sono stati di nuovo parametrati sulla base delle entrate del 2009, senza contare che quello è stato un anno particolare per gli enti locali del cratere, che hanno avuto bilanci con molti trasferimenti per fronteggiare l'emergenza.
Nel Milleproroghe, inoltre, si tenterà di risolvere la mancata copertura dell'esenzione della Tasi sugli edifici inagibili: il Governo, almeno fino ad ora, ha assicurato 500mila euro. Serve un altro milione e mezzo.
C'è da riconoscere all'esecutivo Renzi di aver almeno fatto di calcolo, per L'Aquila e i Comuni del cratere. Calcolo sempre al ribasso, però. Infatti, ha deciso di decurtare di 7.5milioni di euro il fondo straordinario garantito al Comune dell'Aquila, fino ad oggi, per i maggiori oneri e le minori entrate legate al post terremoto: si è passati da 24.5milioni a 17milioni. Anche il fondo di solidarietà è stato tagliato di 3.5milioni. E c'è da riconoscere al Governo almeno un'altra decisione: il taglio dei fondi assicurati, fino ad ora, per la manutenzione ordinaria e straordinaria degli alloggi del progetto Case. Che graveranno sulle casse del Comune dell'Aquila e, così, sulle tasche dei cittadini.