Giovedì, 28 Agosto 2014 14:24

Voci dalla Palestina / 4. Questa è la mia terra: continuare, e ancora continuare, a vivere

di 

Ultima puntata del reportage 'Voci dalla Palestina'. Un cooperante italiano, in missione in queste settimane in Palestina, ha scelto di raccontare la propria esperienza a NewsTown. Dopo le prime puntate, "Resistere e sperare nel futuro", "Oltre il muro" e "Vita e prigionia nelle strade", per l'ultimo appuntamento l'arrivederci alla Palestina.

 

Gerusalemme - Festa grande in Gerusalemme come in tutta la Cisgiordania dopo il raggiungimento di un accordo a Gaza e del cessate il fuoco. Quel che di certo si sa fino ad ora è che l’embargo marittimo è stato alleggerito aumentando lo spazio per la pesca da 3 a 6 miglia e che tra un mese si discuterà sulle condizioni non ancora accordate. Intanto, fuochi d’artificio nel quartiere arabo di Al Quds.

Le macchine sfrecciano sventolando bandiere palestinesi e della resistenza. L’esercito però ha tentato di reprimere la folla che nell’euforia generale si è riversata in strada. Nel quartiere di Al-Tur, sul Monte degli Ulivi, una donna di 50 anni è stata gravemente ferita alla testa da un candelotto lacrimogeno. Dopo 51 giorni dall’inizio dell’operazione “Protective Edge” nella Striscia di Gaza, il bilancio è disastroso. Sono 2141 le vittime. Ma il cessate il fuoco è instabile. Netanyahu avverte che un solo razzo su Israele porterebbe ad una reazione sette volte più violenta di quella a cui abbiamo assistito.

L’operazione rientra nel processo di “israelianizzazione” che da più di sessant’anni lo stato ebraico porta avanti. Amir è un giovane arabo che vive nei territori del ’48 {l’attuale Israele} e dice: “Siamo stati costretti ad accettare la cittadinanza israeliana. L’alternativa sarebbe stata abbandonare le nostre case ed andare via”. Questo intento si sente forte a Gerusalemme. Un taxista mi dice: “Dove sta la Palestina, tu la vedi? Non esiste una Palestina. Gerusalemme e’ militarizzata come tutta la Cisgiordania. Non esiste Palestina”. Ma esistono I palestinesi.

Quei palestinesi che quotidianamente resistono e trovano il coraggio di gridare che questa è la loro terra. L’altro giorno sono stato a Siluan, un quartiere arabo a Gerusalemme, famoso per le numerose demolizioni messe in atto dal 2002. Lo stato israeliano afferma che in quel quartiere secoli fa ci passò il re Davide, per questo va smantellato per costruirci un giardino con piscine e fontane. Un signore ironizza: “Se Davide è passato realmente di qui, come ha fatto ad attraversare il muro?”. Dove andranno gli abitanti nessuno lo sa. Il progetto prevede la demolizione di 88 abitazioni legittimata, da Israele, con la mancanza della carta catastale. Solo una decina di case ha il permesso e farne uno richiede per un palestinese il pagamento di 150.000 NIS, circa 30000 euro. Una somma assurda che, anche se pagata, non assicura niente.

Tra due mesi è previsa la sentenza che chiarirà se la demolizione del quartiere avverà in blocco o in modo graduale. C’è paura tra gli abitanti. Oltre alle demolizioni, molti sono i coloni che hanno occupato le abitazioni all’interno del quartiere arabo, scortati quotidianamente dall’esercito. Un palestinese di Siluan rischia l’arresto se viene scoperto a parlare con un internazionale. Un abitante, però, ci passa sopra, vinto dal desiderio di raccontare al mondo cosa sta succendendo. Ha tre figli, uno arrestato ben 16 volte, la prima a 9 anni. Il signore ci mostra le lettere che il carcere gli ha mandato per la scuola. Sono le giustificazioni per le assenze. Sua figlia è una dottoressa, picchiata e arrestata anche lei dall’esercito e ora in carcere con il marito. “Vogliono tutta Gersalemme ebraica” - dice - “ma io non odio gli ebrei, odio chi ci occupa e dobbiamo lottare tutti insieme contro l’occupazione e, nonostante quel che e’ successo a Gaza, continuare a vivere!”.

L’uomo abita in una casa di proprietà della sua famiglia da dieci generazioni e che ora rischia di perdere. “Questa è la mia terra e io non me ne vado!”. Con questo report chiudo la mie corrispondenze e incomincio a tirare le fila di questo mese. Tanto si impara da questa terra e da questo popolo, forse il più ospitale del mondo. La loro resistenza ci insegna a come mantere alta la nostra dignita’, nel rispetto del nostro essere umani. Se tornerò? Credo sia impossibile non farlo, per questo “Massalama Falestin”, arrivederci Palestina.

J.I.

Articoli correlati (da tag)

Chiudi