Giovedì, 18 Maggio 2017 18:31

L'Aquila, verso le elezioni: speciale NewsTown con le interviste ai sette candidati sindaco. Quinta puntata: Giancarlo Silveri

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Altro appuntamento con lo speciale di NewsTown dedicato alle elezioni comunali dell'11 giugno. Per una settimana, ogni giorno, un’intervista diversa, una ad ognuno dei sette candidati sindaco, seguendo il criterio dell’ordine alfabetico.

Dopo aver approfondito idee e programmi di Pierluigi Biondi, Carla Cimoroni, Americo Di Benedetto e Claudia Pagliariccio, incontriamo Giancarlo Silveri, candidato sindaco di Riscatto popolare.

Secondo l'alfabeto, a dire il vero, sarebbe dovuto venire prima Fabrizio Righetti. Il candidato dei Cinque Stelle, però, per una questione di tempi legati ai propri impegni personali ed elettorali, si è potuto rendere disponibile per l'intervista solo oggi. Di qui il sovvertimento.

L'intervista a Righetti sarà on-line domani.

 

Per mesi quello di Giancarlo Silveri è stato il nome sul quale il centrodestra aquilano sembrava voler puntare per riprendersi, dopo dieci anni, il gonfalone della città.

Le cose, com'è noto, sono andate diversamente: dopo un po' di melina, Forza Italia, FdI e Noi con Salvini hanno trovato l'accordo su Pierluigi Biondi.

A quel punto, però, l'ex direttore generale della Asl dell'Aquila, anziché rientrare nei ranghi e schierarsi a sostegno di Biondi, come molti, forse, si sarebbero aspettati, ha deciso di andare per la sua strada candidandosi a sindaco con una sua lista civica, Riscatto popolare.

Da candidato in pectore a corridore solitario: come è successo?

"In realtà" puntualizza Silveri "non è che il centrodestra volesse puntare su di me. Ci eravamo trovati su un comune obiettivo, quello di cambiare aria dopo la gestione a nostro avviso dannosa della città fatta dal centrosinistra. Si è provato a fare un ragionamento ma ben presto si è finiti a parlare solo di persone e nomi e non di programmi e scelte. Per cui alla fine ho preso la mia strada per rimanere coerente con la mia linea civica di non apprtenenenza a partiti politici".

"Tutti quelli che hanno fatto parte, negli ultimi 10 anni, della compagine amminisrativa" dice Silveri "sono tutti ricandidati. Ho l'impressione che il confronto politico tra maggioranza e opposizione e all'interno della stessa maggioranza sia una gara di lotta libera nella quale tutti si sono messi d'accordo prima per fare bella figura senza farsi male. Salvo che il male se l'è ritrovato la città sulla propria pelle".

Riscatto popolare, afferma Silveri, è una lista fatta da persone "che non hanno mai avuto esperienze amministrative. Io sono l'unico che ha fatto l'assessore: per quattro mesi fui assessore al Bilancio nell'ultimo scorcio dell'amministrazione Tempesta. Ognuno dei nostri candidati ha contribuito a formare il programma e su di esso ha accettato la candidatura".

"Un programma" spiega l'ex manager "che non è un libro dei sogni ma che mira invece a innescare una rivoluzione culturale che si basa su un principio, quello secondo il quale se un uomo è affamato non bisogna dargli un pesce ma insegnargli a pescare".

Secondo Silveri bisogna anzitutto "mettere a frutto, salvaguardandolo, quello che abbiamo: l'ambiente, la storia, la cultura. E qui basta copiare quello che hanno fatto altre regioni come il Trentino e la Toscana. Il secondo aspetto importante è far uscire L'Aquila dall'isolamento in cui è stata messa: se non farà squadra con gli altri centri del territorio, questa città non avrà mai la forza politica per trovare le soluzioni alle sue necessità".

Prima però, osserva Silveri, occorre capire di cosa L'Aquila vivrà nell'immediato futuro, quale vocazione vuole avere: "L'economia di questa città era già decadente prima del terremoto" afferma Silveri "Dopo, sono venuti meno alcuni presupposti importanti", come ad esempio l'università e l'indotto che ruotava intorno alla presenza degli studenti.

"Ci sarà ancora tutto questo?" si chiede il candidato di Riscatto popolare. "Io non credo. Così come non ci saranno più le caserme, l'Italtel e l'impiego pubblico inteso come ammortizzatore sociale. Bisogna reinventarsi un modello, la ricostruzione non può essere solo quella delle case: è anche quella sociale, economica, morale. Bisogna pensare alla vivibilità, L'Aquila oggi non è una città vivibile. Si è fatto l'errore di fare le 19 aree del Progetto Case senza pensare a realizzare punti di aggregazione".

La ricostruzione, da questo punto di vista, sconta un peccato originale: "La ricostruzione" dichiara Silveri "poteva essere trasformata in un'opportunità chiamando tutta una serie di professionalità importanti a livello nazionale e internazionale. Invece ci siamo limitati a fare scelte di piccolo cabotaggio basate su appartenenze politiche. Con tutto il rispetto per le persone, la dimensione concettuale delle scelte è stata molto limitata, non adeguata al dramma che stavamo vivendo. Questo è stato un errore fondamentale, al quale forse si potrà rimettere riparo visto che ci sono ancora cospicue risorse economiche non spese".

Silveri non ha programmi dei cento giorni da sbandierare: se eletto, dichiara, il suo primo atto sarà "rendersi conto di come stanno le cose all'interno del Comune" perché "questa amministrazione non è stata per niente trasparente. Il comune, in questi anni, ha avuto figli e figliastri ma se vogliamo far sì che la burocrazia non strangoli le persone dobbiamo fare in modo che abbia delle linee guida chiare in grado di dare uniformità di azione ai cittadini. Fare queste linee guida è compito della politica. Questo consentirebbe anche di controllare la correttezza dell'azione amministrativa. Bisogna creare in ogni frazione un punto di accesso al comune per non costringere i cittadini ad andare in giro da una parte all'altra e per dar loro la possibilità di dire la propria, di evidenziare le criticità che si registrano. L'amministrazione non può arroccarsi e far arrivare la propria voce a cittadini dispersi solo grazie agli amici degli amici".

Silveri, che è già stato sindaco di un comune, Santa Marinella, in provincia di Roma, si presenta con un biglietto da visita pesante: l'essere stato, per sei anni, dal 2009 al 2015, il direttore generale della Asl dell'Aquila. E' stato lui a gestire la delicata fase del post-terremoto, coincisa con quella del commissariamento di tutta la sanità regionale.

In virtù di alcune scelte e decisioni prese in qualità di manager dell'azienda sanitaria aquilana, Silveri è stato attaccato duramente dal centrosinistra e da Massimo Cialente in particolare, soprattutto in merito alla vicenda dei 47 milioni di euro intascati dal San Salvatore dall'assicurazione a titolo di risarcimento per i danni subiti dal sisma. Soldi che vennero usati, è stato più volte rinfacciato a Silveri, per ripianare il bilancio e non per la ricostruzione dell'ospedale.

"Sparare bugie è mestiere di alcuni e Cialente è uno di questi" risponde Silveri "E' chiaro che le bugie, specie tra chi non conosce la realtà delle cose, attecchiscono. Quando mi insediai, la Asl dell'Aquila perdeva 20 milioni di euro l'anno. Nel 2009 la perdita fu di 50 milioni di euro. Quando venne corrisposta l'assicurazione, io feci una delibera con la quale vincolavo quei soldi alla ricosrtruzione dell'ospedale. In una serie di incontri anche molto duri, avuti a livello regionale, con il tavolo tecnico del governo, i revisori dei conti e gli advisor del ministero, mi dissero che quello che avevo fatto era contro la legge e che correvo il rischio di essere dununciato per falso in bilancio, in quanto quella somma doveva andare nel bilancio e quindi andare ad abbattere la perdita che aveva avuto L'Aquila in quell'anno. Mi attenni alle disposizioni di legge ma, minacciando le dimissioni, subordinai la decisione alla garanzia che mi venissero assegnati i soldi per la ricostruzione dell'ospedale, cosa che poi avvenne. A quel punto revocai la delibera. Su questo ho letto che c'è stata anche un'inchiesta giudiziaria, attraverso un parere chiesto alla Corte dei conti, ma è stato archiviato tutto perché la cosa era lineare in termini sia giuridici che amminitrativi. Cialente poi si è svegliato tardi: come presidente del comitato ristretto dei sindaci diede sempre parere favorevole ai bilanci, anche quello con i 47 milioni, e all'organizzazione amministrativa. Invito a vedere qual era l'organizzazione amministraitva dell'ospedale dell'Aquila prima e dopo il terremoto. LA'aquila, dopo il sisma, ha avuto molto di più. Avezzano aveva un reparto di neurochirurgia, io l'ho chiuso, lasciando solo quello dell'Aquila. Sfido chiunque a citarmi un caso nel quale ho tolto all'Aquila per dare ad altri. Ho elevato la qualità dell'offerta sanitaria portandola da un limite insufficiente a un livello ben al di sopra della sufficienza, portando i bilanci in pareggio. Ho speso 40 milioni di euro per l'acquisto di macchinari e attrezzature, di cui 25 milioni solo per L'Aquila. L'ospedale è stato ricostruito: l'unica parte mancante è in costruzione. Quello che rimane da fare, ma bisognerà trovare altri fondi, sono i parcheggi e la viabilità interna".

Ultima modifica il Venerdì, 19 Maggio 2017 10:11

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